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Dopo il restauro, l’Agnello Mistico di Jan Van Eyck sembra un meme
Arte antica
Grande festa in Belgio per l’attesissimo restauro della Pala d’altare di Gand, realizzata nel 1432 da Jan e Hubert Van Eyck per la Cattedrale di San Bavone e considerata un’icona nazionale. Il popolo è in visibilio per le strade, il re Filippo e la regina Matilde lasciano trasparire il loro orgoglio nel presiedere a questo momento glorioso, raggianti i membri del Royal Institute for Cultural Heritage, che ha promosso l’iniziativa. Insomma, tutti hanno esultato con gioia per il termine degli scrupolosissimi lavori di restauro che hanno portato nuovo splendore al capolavoro, conosciuto anche con il nome di Polittico dell’Agnello Mistico, dal protagonista indiscusso della raffinatissima composizione, l’Agnus Dei, rappresentazione di Gesù Cristo nel suo ruolo di vittima sacrificale per la redenzione dei peccati dell’umanità.
Un momento, fermi tutti, c’è qualquadra che non cosa. Dove? Proprio lì: l’Agnello Mistico sembra diverso, troppo diverso dal solito. E poi ti guarda con quegli occhi. Sembra un essere umano. Sì, quel crack che avete sentito proviene dalla mappa del Belgio ed è il rumore che fa l’aspettativa quando viene clamorosamente infranta.
Ma non è un restauro fatto male, come quelli indimenticabili di cui vi abbiamo scritto (qui la nostra classifica, per non perderne nemmeno uno). Anzi, i lavori sono stati fatti fin troppo bene e hanno minuziosamente portato alla luce il vero volto dell’Agnello Mistico, come lo dipinse Jan Van Eyck che, molto probabilmente, secondo alcuni recenti studi, lavorò alla Pala d’altare insieme al fratello, Hubert. Insomma, l’espressione dell’agnello più che mistica sembra perfetta per un meme e potrebbe anche diventarlo. Il che sarebbe in linea con le tendenze del potente e attivissimo Ente del turismo delle Fiandre, che ha spinto molto sulla comunicazione del restauro della Pala d’Altare, promuovendo anche una campagna fotografica naked via social network.
Il fatto è che l’agnello fu ridipinto nel 1550 e noi siamo stati abituati a vederlo in questo modo, cioè come un agnello. Ma diverse erano le idee di Jan Van Eyck, che fu un maestro nella rappresentazione realistica dei corpi, basti pensare, sempre nella Pala, alla precisione con la quale tratteggiò le figure nude di Adamo ed Eva, le tensioni dell’epidermide rimarcate dalle sottili venature, i capelli e peluria ispida sul pube. Proprio questo realismo conturbante venne considerato fin troppo esplicito per essere messo in scena in un luogo sacro e nel 1781 i due pannelli furono smontati e portati in sagrestia.
Il volto dell’agnello mistico, che a noi, dopo il restauro, lascia interdetti, con quello sguardo intenso e molto umano, in effetti, dovrebbe rappresentare Gesù in croce, quindi i caratteri antropomorfi hanno un significato simbolico molto preciso. I lavori di restauro, iniziati nel 2012 e costati 2.2 milioni di euro, hanno solo mostrato l’idea originaria e geniale di Van Eyck, uomo completo del Medioevo: rappresentare una sorta di ibridazione mistica, spirituale ma anche fisica, tra uomo, divinità e animale, senza addentrarci in complesse questioni di terminologia religiosa. E in effetti ci riuscì alla grande. Solo che a noi fa un po’ ridere.

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“Solo che a noi (a Lei?) fa un po’ ridere.” !!! (sic) A me fa ridere e piangere il tono di questo articolo, compreso il ridicolo paragone fra la fotografia del gatto (non è colpa sua) e il particolare del capolavoro di Van Eyck.
Da un VERO studioso:
“L’insieme dell’Agnello mistico è trattato come una liturgia. Ogni elemento vi assume un valore di segno e può essere spiegato attraverso la teologia, dato che tutta la composizione è concepita per esprimere la felicità eterna «in una forma comprensibile ai sensi umani». È proprio la beatitudine infinita che emana da quest’opera rappresentante uno spazio ideale, di una bellezza soprannaturale, immersa nella luce serena di un mattino paradisiaco. L’umanità, riscattata e perdonata, ha infine raggiunto il giardino felice dove tutto è pace, luce e canto. La terra rinnovata produce i fiori più deliziosi. Nessuna veste è troppo sontuosa, nessun ricamo è troppo elaborato, nessun gioiello troppo ricco per gli eletti di Dio. In campo plastico, il polittico di Gand costituisce un’epopea paragonabile alla terza parte della Divina Commedia. In ogni caso rappresenta il punto d’arrivo di una lunga storia del paradiso, come mostrerà il seguito di questo libro.”
Jean Delumeau – Quel che resta del Paradiso.
Davvero incomprensibile la sintesi finale: perchè mai dovrebbe far ridere?
L’unione ipostatica (la doppia natura umana e divina del Cristo) e l’Incarnazione sono i fondamenti di una fede che ha plasmato l’occidente. modernità compresa:
“Per l’autocomprensione normativa della modernità il cristianesimo non rappresenta solo un precedente o un catalizzatore. L’universalismo egualitario – da cui sono derivate le idee di libertà e convivenza solidale, autonoma condotta di vita ed emancipazione, coscienza morale individuale, diritti dell’uomo e democrazia – è una diretta eredità dell’etica ebraica della giustizia e dell’etica cristiana dell’amore. Questa eredità è stata continuamente riassimilata, criticata e reinterpretata senza sostanziali trasformazioni. A tutt’oggi non disponiamo di opzioni alternative. Anche di fronte alle sfide attuali della costellazione postnazionale continuiamo ad alimentarci a questa sorgente. Tutto il resto sono chiacchiere postmoderne (Jürgen Habermas, Dialogo su Dio e il mondo. Intervista con Eduardo Mendieta, in Teoria politica, volume 15, fasc. 1-3, FrancoAngeli, 1999, p. 420.[1][2]).”