16 agosto 2025

Il “Giardino sulla lava” è il parco storico che non ti aspetti in Sicilia

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Dopo alcuni anni di fermo, riaprono i cancelli del vastissimo Parco Paternò del Toscano, giardino storico sorto sulle pendici dell’Etna e oggi rinnovato grazie ai fondi PNRR

Parco Paternò del Toscano
Parco Paternò del Toscano Visitor Center ph. Federica Aleo

Si racconta che nel 1444 una disastrosa colata lavica rilasciata dal vulcano più famoso d’Europa stesse rapidamente scivolando verso la città di Catania e le limitrofe zone abitate. Temendo il peggio, già si pensava di dover dire addio ai terreni, alle attività e alle costruzioni, quando avvenne quello che nella tradizione locale è noto come un prodigioso miracolo: la colata interruppe la sua corsa dopo che il velo di Sant’Agata, rimasto intonso e ancora oggi oggetto di devozione da parte dei Catanesi, si poggiò sulla lava arrestandone la discesa. Dopo quell’evento, altri movimenti dell’Etna hanno contribuito a modificare, insieme con l’intervento dell’uomo, il paesaggio circostante, rendendo il vulcano una delle microzone climatiche più ricche, interessanti e studiate di tutto il Mediterraneo. Ma è proprio al tempo del miracoloso intervento di Sant’Agata che risale il terreno frastagliato, assai fertile, e con ampi dislivelli, che ospita oggi uno dei parchi storici più preziosi della Regione, al centro di un imponente intervento di recupero finanziato grazie ai fondi PNRR che il Ministero della Cultura, unico in Europa, ha deciso di stanziare appositamente per il patrimonio botanico della penisola.

Parco Paternò del Toscano
Parco Paternò del Toscano

La visione di Ettore Paternò del Toscano e la sua eredita in un territorio che non ha eguali

Nei primi anni del Secondo Dopoguerra, Ettore, discendente da una delle dinastie più illustri della Sicilia, decise di creare all’interno di un vasto terreno sulle pendici dell’Etna un giardino che rispecchiasse il suo amore per la natura e i suoi interessi botanici. Il risultato di questa operazione è il prodigioso Parco Paternò del Toscano, tornato da pochi mesi fruibile dai visitatori, e che negli anni più recenti è stato protagonista di non poche contese e vicende travagliate. Infatti, poco dopo la fondazione del giardino e la sua apertura al pubblico – il primo nell’isola a proporre una formula simile di spazio privato accessibile a tutti! – si rese urgente proteggerlo dall’incontrollata espansione urbanistica che stava rapidamente logorando le fasce del vulcano sia mediterranee, cioè prossime alla costa, sia quelle di poco superiori e ricoperte dai boschi etnei cosiddetti termofili, rarissimi e quasi del tutto scomparsi a causa dell’azione dell’uomo.

Zona subtropicale ph. Massimo Siragusa

Per impedire che il prezioso giardino, che nel frattempo germogliava nei suoi oltre quattro ettari di estensione, precipitasse in una sorte simile, grazie all’aiuto delle istituzioni il parco fu oggetto di vincolo, e le innumerevoli specie che qui furono piantumate poterono crescere senza lo spauracchio dell’abbattimento (almeno per finalità edilizie). Nel giardino si possono ammirare due aree distinte: il bosco etneo, che restituisce tutta la complessità e l’infinita ricchezza delle piante che naturalmente crescono in prossimità del vulcano, e la vegetazione subtropicale, che accoglie le collezioni di palme, di succulente e il giardino roccioso. Il tutto è impreziosito da pannelli ed etichette che riportano i nomi degli esemplari e forniscono indicazioni su come muoversi all’interno del parco, che in effetti è un vero dedalo di vialetti, scale e angoli di verde in cui smarrirsi protetti dall’ombra delle fronde.

Parco Paternò del Toscano
Massimo Siragusa, collezione di palme

Parco Paternò del Toscano: un progetto articolato che celebra il patrimonio botanico e la storia della Sicilia

Un altro elemento che non potrete dimenticare dopo la visita al parco è la presenza ricorrente delle saie. Si tratta di canaline di scolo, recupero e distribuzione dell’acqua ispirate ai sofisticati sistemi di irrigazione della tradizione araba, realizzate con mattonelle in terracotta simile a delle tegole, e che percorrono tutto il complesso. Sebbene nei giardini islamici le saie fossero utilizzate per irrigare in maniera razionale e ponderata le aree piantumate, nel Parco Paternò del Toscano questi impianti hanno invece una funzione decorativa e di abbattimento sonoro contro i disturbi esterni: il rumore dello scorrimento dell’acqua favorisce così la distensione dei nostri sensi, aiutando la contemplazione della bellezza della natura circostante. Spuntano poi tra le fronde della vegetazione anche delle zone di sosta, dove è possibile accomodarsi su alcune panchine in muratura rivestite con colorate ceramiche di Caltagirone, anch’esse ispirate nelle loro forme ai giardini arabi.

Grotta lavica ph. Massimo Siragusa

Gli interventi di recupero del parco

Oggi, dopo un meticoloso intervento di recupero e rifunzionalizzazione sostenuto da un ambizioso progetto in cui pubblico e privato si sono uniti in maniera virtuosa per impiegare le risorse stanziate dal PNRR per la cura e la valorizzazione del patrimonio botanico, il Parco conserva intatti i suoi tratti distintivi. Il giardino roccioso, il bosco termofilo, le palme rare, le cactacee e l’inimitabile “collezione Paternò” sono centrali nella visita al sito, che è stato però arricchito da nuove aree verdi, quali un frutteto, un orto, una serra didattica, e anche un Teatro degli Aromi. In fase progettuale, una particolare attenzione è stata riservata alla sostenibilità ambientale e all’autosufficienza energetica: in tal senso i fiori all’occhiello sono per esempio la pergola fotovoltaica, che sodisfa il fabbisogno del parco, un campo di fiori melliferi, ideato per favorire l’impollinazione e accogliere farfalle e insetti benefici, nuovi spazi per le attività di accoglienza e divulgazione rivolte al pubblico, e anche un’elegante serra idroponica, che fa da quinta in un piccolo edificio immerso nel verde e utilizzato per eventi privati di alto profilo. In aggiunta, oltre alla manutenzione del patrimonio arboreo già esistente, sono state piantate quasi 3.000 essenze vegetali, tra alberi, arbusti ed erbacee, che con il tempo andranno ad impreziosire ulteriormente questo giardino sorto su un’antica colata lavica e che reca in ogni suo angolo tanto l’affetto della famiglia Paternò, che da sempre se ne occupa, quanto uno struggente legame con il territorio siciliano, a cui ogni pianta rende omaggio con la sua bellezza silenziosa.

Il Parco Paternò del Toscano è aperto al pubblico secondo gli orari e le modalità indicate sul sito ufficiale.

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