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Dopo il restauro, una nuova luce per i mosaici del Battistero di Firenze
Beni culturali
di redazione
Ad accompagnare le riaperture dei musei, un’altra buona notizia: saranno nuovamente fruibili i meravigliosi mosaici del Battistero di Firenze, sottoposti a un complesso e scrupoloso progetto di restauro, avviato nel 2017 e costato, fino a ora, più di un milione e mezzo di euro. I lavori termineranno entro la fine del 2021 ma lo smontaggio dei ponteggi sui lati già restaurati è iniziato da alcuni giorni. I ponteggi verranno poi riallestiti sui lati mancanti, per ultimare i restauri che, nonostante il periodo di difficoltà legato all’emergenza Covid-19, sono stati interamente finanziati dall’Opera di Santa Maria del Fiore, come ha specificato Vincenzo Vaccaro, consigliere in carica dell’istituto che gestisce il complesso sacro del Duomo, del Battistero e del Campanile di Giotto.

Il progetto ha riguardato le pareti interne del Battistero di Firenze, con la caratteristica bicromia di marmo bianco e verde di Prato, per un totale di oltre 1100 metri quadrati di superfici marmoree, 200 metri quadrati di mosaici e oltre 100 metri quadrati di dorature. Ma, in realtà, i lavori erano iniziati già nel 2015 e avevano interessato le facciate esterne e la copertura. L’intervento, che è stato sia strutturale che per le decorazioni a mosaico, è stato svolto dai restauratori delle imprese Cellini e Claudia Tedeschi, con la supervisione della Soprintendenza Architettura, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato. In questa occasione è stato ripulito anche il monumento funebre dell’antipapa Giovanni XXIII, opera di Donatello e Michelozzo, riportando in superficie la doratura originale.

E come spesso capita in casi simili, tante sono state le scoperte emerse nel corso della fase diagnostica, condotta in maniera approfondita e con l’utilizzo di tecnologie avanzate. Preziose informazioni sono state ricavate sulla tecnica utilizzata per i mosaici parietali, che rappresenta un unicum nel genere e un vero “colpo di ingegno”. Infatti, una volta terminata la stesura dei mosaici nella Cupola del Battistero, dominati dall’enorme figura di Cristo con scene del giudizio universale che occupano tre degli otto spicchi della struttura, si volle estendere la decorazione musiva anche sulle pareti, dove non era originariamente prevista. Per ovviare ai problemi di staticità e per poter permettere di sovrapporre le tessere ai rivestimenti marmorei, furono impiegate delle tavelle in terracotta realizzate su misura, scalfite e fissate al marmo delle pareti con perni centrali di ferro ribattuti e saldati a piombo.
«Sulle tavelle fu poi realizzata una sommaria sinopia e in seguito il mosaico col metodo diretto e a giornate, individuabili e leggibili ancora oggi», ha spiegato Beatrice Agostini, progettista e direttore dei lavori di restauro dell’Opera di Santa Maria del Fiore. «Anche l’impasto utilizzato per applicare le tessere del mosaico è un’assoluta particolarità, non fu impiegata una normale malta ma più un mastice, e proprio il degrado di questo composto ha rappresentato le problematiche più complesse affrontate da questo restauro», ha continuato Agostini.

E le scoperte non sono finite qui: su uno dei capitelli dei matronei, inoltre, sono state ritrovate delle tracce di foglia d’oro, il che potrebbe provare che in origine tutti i capitelli fossero dorati, per rendere ancora più stupefacente lo spettacolo dei riflessi luminosi.
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