01 ottobre 2025

Sono state sequestrate 21 opere attribuite a Salvador Dalí in mostra a Parma

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La mostra di Salvador Dalí appena aperta a Palazzo Tarasconi di Parma finisce sotto indagine: i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale sequestrano 21 opere che potrebbero essere false

L’estro visionario di Salvador Dalí continua ad attirare pubblico e collezionisti e a generare mostre. Tra le più recenti, Dalí tra arte e mito, aperta il 27 settembre e visitabile fino all’1 febbraio 2026 al Palazzo Tarasconi di Parma. Ma proprio dietro l’aura del maestro surrealista potrebbe nascondersi una sofisticata operazione di contraffazione: i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Roma hanno infatti sequestrato 21 opere sospettate di essere false, tra arazzi, disegni, incisioni e oggettistica, tra quelle in esposizione.

Le indagini e la posizione degli organizzatori

Il sequestro è scattato a seguito delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo, dopo che la Fundación Gala-Salvador Dalí, custode ufficiale dell’eredità dell’artista, aveva segnalato gravi incongruenze di autenticità. Le verifiche hanno portato all’ipotesi che almeno 21 lavori potrebbero non essere originali.

In una nota ufficiale, la società Navigare srl, produttrice della mostra insieme ad Art Book Web Sg Group e con la curatela di Vincenzo Sanfo, ha dichiarato «Piena collaborazione con le forze dell’ordine», garantendo la consegna di tutta la documentazione necessaria e riservandosi «Ogni facoltà di legge successiva». Navigare ha inoltre ribadito il proprio impegno pluriennale nell’organizzazione di eventi culturali e mostre di rilievo.

Dopo il sequestro, sarà necessario «Procedere a verifiche scientifiche più accurate per stabilire se effettivamente le opere sono attribuibili al famoso pittore spagnolo o se invece presentano dei caratteri di non autenticità», ha spiegato Diego Polio, comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma.

Già nei mesi scorsi erano emersi dubbi, quando i Carabinieri avevano rilevato alcune anomalie durante un’altra tappa della mostra Dalí tra arte e mito, allestita al Museo della Fanteria di Roma tra gennaio e luglio 2025. Gli accertamenti successivi hanno poi confermato criticità legate all’autenticità delle opere attribuite al maestro spagnolo.

La mostra

Dalí tra arte e mito conta oltre 200 opere provenienti da collezioni private, realizzate tra il 1960 e il 1980, periodo in cui l’artista catalano, nato a Figueras nel 1904 e scomparso nel 1989, esplorava linguaggi diversi, dalla pittura alla grafica, dal design alla ceramica. Tra i lavori di maggiore richiamo, figurano le illustrazioni per la Divina Commedia di Dante, incisioni dedicate al Tristano e Isotta, litografie su Romeo e Giulietta e oggetti di design, insieme a contributi di autori legati all’universo daliniano come Federico García Lorca, Man Ray, Marc Chagall e Joan Miró.

L’artista più contraffatto del Novecento

Il sequestro avvenuto a Parma si inserisce in una scia di operazioni che confermano quanto il mercato di Dalí, prolifico e attraversato da una produzione grafica sterminata, sia terreno fertile per falsari e speculatori. La vastità delle edizioni, spesso poco controllate, rende infatti difficile distinguere con immediatezza un originale da una copia.

Già dagli anni Settanta e Ottanta, quando Dalí iniziò a firmare in quantità enormi fogli bianchi destinati poi a essere usati per stampe e incisioni, il suo mercato si è popolato di opere dubbie o apocrife. Episodi di sequestri e denunce hanno attraversato più volte l’Europa e gli Stati Uniti, trasformando Dalí in uno degli artisti più contraffatti del Novecento. Nel corso degli anni, sono state sequestrate migliaia di stampe afferenti a Dalí, spesso in lotti consistenti. Secondo fonti del settore, in un’unica operazione furono confiscate circa 12mila stampe false attribuite al maestro surrealista.

Una delle operazioni più conosciute negli Stati Uniti riguarda la Center Art Galleries e il suo fondatore William Mett, accusati di vendere litografie contraffatte attribuite a Dalí tramite truffe postali e telecomunicazioni. Secondo la documentazione giudiziaria, la galleria acquistava opere false a basso costo e le rivendeva con firme “autenticate”, con margini di guadagno molto elevati.

Un altro episodio degno di nota riguarda il prestito di opere attribuite a Dalí al principe Carlo d’Inghilterra. Nel 2015 emerse che alcune di quste concesse in prestito alla residenza Dumfries House, presentate come autentiche, erano dubbi falsi.

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