07 settembre 2025

Tessere senza tempo: perché il mosaico è nel DNA di Ravenna

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Dal patrimonio bizantino al linguaggio del contemporaneo. Ravenna come proposta di viaggio per una meta che attraversa l’arte musiva, dall’antichità alle espressioni contemporanee

Mosaico Ravenna
Marc Chagall in mosaico. Courtesy of MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna

«Ravenna, glauca notte rutilante d’oro». Siamo nell’Elettra, ne Le città del silenzio. D’Annunzio apostrofa così Ravenna, che si riveste in quest’opera di un’intrinseca promessa di rinascita. Capitale del mosaico, capitale dell’Impero, capitale dell’oro. Capitale di dualismi, di buio e luce, di cieli e stelle. L’angusto spazio del Mausoleo di Galla Placidia, il cui cielo viene descritto da Ungaretti come di un «azzurro intenso fino alla disperazione», squarcia i limiti dei suoi confini in mattoni per aprirsi in altezza, emblematicamente intessuto di stelle dorate che ormai sono entrate a far parte dell’immaginario dell’arte ravennate. Il mosaico di Ravenna, però, non si àncora a una memoria meramente contemplativa, ma diventa materia duttile, linguaggio vivo, soggetto da reinterpretare in chiave contemporanea. Il MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna – ne custodisce le tracce più recenti ed emblematiche, ma un po’ tutto il tessuto cittadino è urbanisticamente imbevuto di una traccia che avvolge e accompagna il visitatore in un viaggio che attraversa i secoli.

Basilica di San Vitale. Crediti: Paola Pulvirenti

La storia di una tradizione millenaria

Sono due gli avvenimenti cruciali per la storia della città: il primo coincide con il momento in cui l’imperatore romano Ottaviano Augusto decide di costruire un grandissimo porto militare nella sottile spiaggia ravennate, Classis; il secondo avviene nel 402, quando l’imperatore romano Onorio decide di rendere la città capitale dell’impero romano d’Occidente. A partire da questo momento, ha inizio un periodo di circa due secoli che segnerà sensibilmente la città dal punto di vista storico artistico, il più celebre e – giustamente – celebrato. La città, patrimonio UNESCO, ha assorbito e fatto propria l’eredità dell’Impero Romano d’Oriente e la sua tradizione musiva, diventando scrigno di mosaici che costellano il centro storico e si celano dietro edifici apparentemente modesti, con un iconico mattone – frutto di restauri guidati da un’estetica più tarda, che rimanda a un’immagine idealizzata di Medioevo – ma ormai canonicamente entrato anch’esso nell’immaginario collettivo.

Ravenna Mosaico
Cappella di Sant’Andrea. Crediti: Paola Pulvirenti

Dalle celebri absidi di San Vitale e Sant’Apollinare in Classe, la lunga processione lungo Sant’Apollinare Nuovo, il Mausoleo di Galla Placidia, il Battistero degli Ortodossi e quello degli Ariani, la cappella Arcivescovile, La Domus dei Tappeti di Pietra. Monumenti che, disseminati per la città, sembrano trasportare chi attraversa le sue strade indietro di secoli, in una dimensione distantissima e allo stesso tempo magneticamente solenne.

Mosaici Ravenna
Basilica di San Vitale. Crediti: Paola Pulvirenti

Verso una reinterpretazione contemporanea

Il mosaico ravennate, però, è così imponente – sia a livello monumentale, che nel suo primigenio stato di participio – perché non rimane confinato entro il perimetro dei siti sopra citati. Si impone, sì, ma con una delicatezza che non entra in conflitto con la tenacia della sua presenza. Tutto, a Ravenna, conduce in qualche modo lo sguardo al mosaico. Questa tecnica, che con così tanta fatica si è emancipata dall’essere una delle arti “minori”, una modalità decorativa, investe ogni strada segnando in maniera incontrovertibile la scena artistica contemporanea, attingendo dalla tradizione ma reinventandola con un’originalità squisita, a tratti sorprendente.

Il passaggio dal mosaico storico a un utilizzo di questa tecnica per un’espressione attuale avviene a partire dal 1924, anno di nascita della Scuola di Mosaico dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna, seguita nel 1948 dalla nascita del Gruppo Mosaicisti e dal proliferare di botteghe e laboratori specializzati che hanno generato un ambiente in cui la tecnica tradizionale poteva essere appresa, ma anche reinterpretata.

Ravenna Mosaico
Collezione dei mosaici contemporanei del MAR. Credits: Chiara Ravina

Il mosaico oggi a Ravenna

Nel corso del Novecento, la tecnica musiva inizia a dialogare con le altre arti; non si tratta più soltanto di replicare motivi figurativi o religiosi, ma di esplorare le possibilità plastiche e concettuali della materia stessa. Il mosaico si fa opera di design, di arredo urbano, scultura e installazione.

Ravenna Mosaico
Collezione dei mosaici contemporanei del MAR. Credits: Chiara Ravina

La città continua a popolarsi, ancora oggi, di opere in mosaico che restituiscono uno sguardo sempre innovativo sulla tecnica ma anche sull’identità della stessa Ravenna. In occasione della VIII edizione della Biennale del Mosaico contemporaneo, ad esempio, è stato inaugurato il mosaico Gironi Danteschi all’interno del parco della Rocca Brancaleone, un’opera collettiva della mosaicista Anna Agati in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Ravenna che reinterpreta alcune delle più famose illustrazioni di William Blake della Divina Commedia. O ancora, La fontana dell’Ardea Purpurea di Marco Bravura in Piazza della Resistenza, o La Gerusalemme Celeste, una colonna in mosaico presso i Giardini Speyer progettata da Enzo Pezzi e realizzata dagli allievi del Consorzio Provinciale per la Formazione Professionale di Ravenna. Per le strade, capita poi spesso di scorgere opere di Invader, artista francese che fonde insieme street art e mosaico, ispirandosi agli alieni pixellati del celebre gioco Space Invaders; a Ravenna ha compiuto due incursioni per “seminare” le sue opere, nel 2014 e nel 2015.

Ravenna Mosaico
Collezione dei mosaici contemporanei del MAR. Credits: Chiara Ravina
Ravenna Mosaico
Collezione dei mosaici contemporanei del MAR. Credits: Chiara Ravina

Le numerose mostre – che coinvolgono realtà come Palazzo Rasponi delle Teste, la Biblioteca Classense, la Fondazione Sabe per l’arte, Pallavicini22 Art Gallery – generano una discussione estremamente stimolante e si uniscono coralmente al MAR, il principale luogo istituzionale in cui la dimensione contemporanea del mosaico trova legittimazione e visibilità. Fondato nel 2002, il Museo ospita una collezione permanente di mosaico contemporaneo che raccoglie opere realizzate da artisti italiani e stranieri, con l’obiettivo di testimoniare l’evoluzione del linguaggio musivo dal secondo dopoguerra a oggi. Accanto ai nomi storici del panorama ravennate, la collezione include anche chi ha utilizzato il mosaico in modo non convenzionale: si va da sperimentazioni materiche fino a incursioni di noti artisti che generalmente operano in campi diversi. Il MAR è inoltre promotore e partner della Biennale del Mosaico Contemporaneo, rassegna nata nel 2009 per mappare la produzione musiva internazionale e stimolare il confronto tra artisti, curatori, scuole e centri di ricerca.

Ravenna rappresenta un crocevia di stimoli e un laboratorio vivente di sperimentazione. «Glauca notte rutilante d’oro», un oro che ha incantato per secoli e che continua ad ispirare gli artisti ravennati a tessere nuove visioni capaci di riflettere l’oggi, non sovrapponendosi al passato, ma lasciandosi guidare dalla sua eredità per reinterpretare il presente.

Ravenna Mosaico
A PORTES OUVERTES, Pallavicini 22. Credits: Claudia Agrioli

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