09 maggio 2015

Fuori dalla Biennale

 

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Buona annata questa, una Biennale di maggio che ricorderemo per la bella mostra, i padiglioni interessanti e per le mostre in giro per la città dal sapore internazionale. L’arte, quando è bella, fa bene all’anima. Alla Fondazione Prada intanto una stupefacente mostra curata da Salvatore Settis, dal titolo Portable Classic, che fa il paio alla mostra inaugurata nella nuova sede a Milano, Serial Classic. La mostra gioca ed ironizza sul tema dell’unicità del classico, idea banalmente sfatata nelle decine di riproduzioni che possiamo vedere in moltissimi musei del mondo. Oltre 80 sculture che raccontano come le opere di prestigio volevano essere appannaggio dei tanti ricchi che quindi si facevano fare delle copie, nel tempo arrivate fino a noi, proprio grazie alle importanti storie  di collezionismo. 
L’impianto curatoriale è di grande effetto estetico. 
Fondazione Prada, Portable Classic, foto altrospazio
Fondazione Prada, Portable Classic, foto altrospazio
Fondazione Prada, Portable Classic, foto altrospazio
Non paga di tanta bellezza, rimango a bocca aperta davanti ai lavori di palazzo Fortuny. Di per se la palazzina è già una chicca, ed ogni anno viene poi arricchita da eventi  sempre tanto interessanti e di livello. 
Questa volta la mostra, che si intitola Proportio, ha dalla sua dei veri e propri capolavori, da Anish Kapoor, ad uno splendido Anselm Kiefer. Un video commovente ed esteticamente perfetto di Hans op de beeck dal titolo Night time, regala agli spettatori otto minuti di stupore. Mentre lo vedo mi viene da pensare a quelli che dicono che i video non sono arte, che sono un’arte minore. Gli farei vedere questi pochi minuti, basterebbero a tutti per innamorarsi dell’arte contemporanea. 
Mi dirigo poi a vedere una mostra consigliatami da una amica. Aveva ragione. L’artista, Byoung-Choon Park, Sud coreano, lentamente prepara lo spettatore al proprio lavoro. Nelle prime sale infatti sembrano semplici dipinti, ma nel cambio del medium l’artista trova la sua massima libertà espressiva, giocando con installazioni interessanti e ben allestite all’interno dell’università di cà Foscari. 
Ca' Foscari, Collected Landscapes, foto altrospazio
Ca' Foscari, Collected Landscapes, foto altrospazio

Infine raggiungo quella che per molti è la mostra di questa biennale, Jimmie Durham alla Fondazione Querini Stampalia. L’artista ha creato pensato e realizzato oggetti per questo spazio, per questa città, per le architetture di Scarpa. Mostra perfetta, gli oggetti disseminati  in solitudine e poi nella collezione, regalano agli spettatori informazioni poetiche sulla città di Venezia. 
Fondazione Querini Stampalia, Venice: Objects, Work and Tourism, foto altrospazio
Fondazione Querini Stampalia, Venice: Objects, Work and Tourism, foto altrospazio
Fondazione Querini Stampalia, Venice: Objects, Work and Tourism, foto altrospazio
Mi fermo sulle scale delle Fondazione, ripenso alle mostre, e mi rendo conto che tutte sono state realizzate in luoghi intrisi di loro storia, spesso pieni di oggetti preesistenti. Eppure i dialoghi non sono mai eccessivi ma anzi i lavori sembrano avere respiro ed aria, niente sovrasta. Sara perche ci troviamo di fronte ad artisti, a lavori, potenti?
s.v.
foto altrospazio

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