25 gennaio 2000

Il Padiglione Olandese 7a Mostra Internazionale di Architettura Venezia: Giardini di Castello

 
Please take off your shoes, per favore toglietevi le scarpe” è l’invito registrato che ti accoglie all’ingresso del padiglione olandese dell’ultima biennale del millennio. Un invito al riposo, necessario a chi visita questa grande e dispersa esposizione, che, in quest’oasi ricoperta di moquette blu e in cui regna una luce soffusa, non può che tirare un sospiro di sollievo.

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E’ un’installazione spaziale che si pone l’obiettivo dichiarato di differenziarsi dal resto della mostra: non presenta architetture in senso stretto, non prende in considerazione direttamente il tema della città, forse non si pone neppure il problema dell’eticità o meno della pratica progettuale. Se si supera la prima fase di rilassamento e di rappacificamento con sé e con l’ambiente in cui ci si trova, infatti, ci si rende conto, progressivamente, che quest’allestimento ha un forte e profondo spessore critico e prefigurativo: il tentativo è quello di rappresentare la contaminazione tra pubblico e privato reso possibile dall’uso dei computer e di mezzi di comunicazione digitali. Si può stare comodamente seduti, su una delle tante poltrone mobili incassate nel morbido pavimento del padiglione, e con un telecomando essere contemporaneamente al centro del mondo e all’interno dei più moderni flussi di comunicazione. Il suggerimento che viene dato a bassa voce al visitatore è quello che una nuova eticità, non solo architettonica, deve partire dall’individuo, dal singolo, ed informare lo spazio in cui vive, lavora, si relaziona al mondo. Ciò che non è chiaro è se gli allestitori del padiglione belga abbiano fiducia nei nuovi media, credano nell’intermediazione dello schermo, nella virtualità delle immagini, nei flussi incorporei della comunicazione. Il dubbio maggiore riguarda però proprio il soggetto, colui che entra in questo spazio e che è invitato a fruirne liberamente, senza percorsi prefissati, senza oggetti, opere, nulla che possa distrarre il visitatore da sé stesso e dallo spazio in cui entra. Dopo essersi tolti le scarpe si può prendere la documentazione riguardante il padiglione, che non si limita a spiegarne i criteri di realizzazione, ma che si rivela essere una specie di grillo parlante, un susseguirsi di domande, questionari, riflessioni che vogliono mettere a disagio, fare in modo che ci si interroghi su cosa realmente ci ha portato a visitare la Biennale.
Se nell’edizione del 1996 il padiglione belga si distingueva fortemente dal panorama e dal carattere generale della Biennale proponendosi come spazio dedicato al gioco in cui lo sguardo ironico sui problemi urbani la riduceva in tante mini casette di legno con cui ognuno poteva comporre la sua città ideale, la stessa ironia pare caratterizzare il padiglione di quest’anno che congeda il suo visitatore con la frase “You want to go home now” come se questo dovesse essere l’ultimo spazio da visitare prima di lasciare definitivamente i Giardini e Venezia.
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Francesca Pagnoncelli


Toglietevi le scarpe e fate come se foste a casa vostra!
L’altro aspetto caratterizzante i nostri modi di vivere oggi la quotidianità è l’uso frequente di tecnologie che ci portano a confondere l’essenzialità del rapporto interno-esterno, privato-pubblico. Al padiglione olandese si entra, una voce invita a togliersi le scarpe e ad accomodarsi “dentro”. È possibile godersi un bel film, navigare in internet, guardarsi delle fotografie o leggersi un libro o compilare il De-Fence Manual, distribuito ai visitatori per fissare alcuni aspetti importanti di caratterizzazione privato-pubblico. È questo modo di condividere spazi e comportamenti ad essere valutato e discusso come ipotesi di nuova prefigurazione del sociale, del vivere comune, presentando tratti di forte attrazione ma anche di vago imbarazzo.
NL Architects, installazione
L’ambiente, messo a nudo dallo scambio continuo delle postazioni e delle relative prestazioni, nel continuo via vai di “visitors”, si mostra in tutta la sua attualità: un salotto pubblico dove sdraiarsi su comode chaise-longue regolabili a piedi scalzi – ognuna dotata di un televisore – bere acqua, cambiare postazione e collegarsi al World Wide Web, tutto in tutta intimità. Un servizio pubblico che offre privacy, rende l’abitare quel luogo oggi ambiguo che sta formalizzandosi nuovamente, trovando altre dimensioni ai suoi elementi chiave: sdraiarsi, leggere un libro, accovacciarsi in poltrona, ecc. «NL Architects hanno creato un’installazione che è alienante e confortevole allo stesso tempo. I visitatori ed i proprietari del salotto sono gli attori di questo progetto interattivo. Durante l’orario di apertura i proprietari si occupano del benessere fisico ed intellettuale degli ospiti.
NL Architects, installazione
Si tratta di artisti della Rijksacademie di Amsterdam che organizzano varie attività e comunicano con ospiti reali e virtuali godendosi lo spettacolo. Essi trasformeranno l’installazione in un processo di crescita lungo quattro mesi» (NL Architects, Città privata/Casa pubblica, commissario Kristin Feireiss, commissari aggiunti Herman van Dongen, Angela van der Haijden, design del padiglione NL Architects.)

Patrizia Mello

[exibart]

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