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Ancora fino a sabato 16 aprile, presso lo Spazio Arte del Centro Unipol Bologna (CUBO), sarà aperto al pubblico il progetto espositivo FLUX-US.
Inaugurato lo scorso 27 gennaio, in concomitanza con la quarantesima edizione di ARTEFIERA e in relazione al programma istituzionale ART-CITY, l’evento, a cura di Angela Memola e Pasual Jordan, non costituisce solo una mostra nell’accezione consueta del termine, ma rappresenta un vero e proprio percorso artistico interattivo, in cui anche il fruitore è chiamato a rivestire un ruolo determinante. Come già immediatamente deducibile dalla titolazione della manifestazione, il richiamo e il legame che le opere in mostra istituiscono con il celebre movimento Fluxus, in particolare sul piano comunicativo e relazionale, è quantomai significativo per comprendere la natura dei singoli lavori presentati e dell’iniziativa nel suo complesso che, come accennato, si configura al pari di un’esperienza sensoriale, emotiva e partecipativa. Assecondando quindi questa linea speculativa, le artiste Mary Bauermeister, Francesca Pasquali e il collettivo Fuse*, propongono delle opere sperimentali e interdisciplinari.
Mary Bauermeister, che – negli anni Sessanta – invitando al suo studio nella Lintgasse di Colonia personalità quali John Cage, Wolf Vostell, Nam June Paik e Christo, conobbe in prima persona le istanze del gruppo Praefluxus, delinea con Steinbild (1982), ottenuta tramite l’accostamento ragionato di centinaia di pietre levigate dal mare raccolte sulle spiagge siciliane e in altre località mediterranee dal 1962, una composizione geometrica che scandisce la superficie creando una propria trama materica e che, per regolarità, purezza e euritmìa, è paragonabile alla traduzione visiva di un concetto sonoro o musicale. Francesca Pasquali, artista molto attenta a valorizzare le proprietà estetiche di materiali nuovi e inconsueti, trasforma un comunissimo bicchiere di polipropilene, nell’unità fondamentale di Glasswall (2015), un’operazione artistica interattiva e stimolante. Difatti, con l’assemblaggio di centocinquantamila bicchieri disposti in file verticali, dimostrando così anche una propria regola costitutiva, l’opera appare come una parete ascensionale di materia sensibile che, in base alla posizione e ai movimenti dell’osservatore, muta le sue sembianze palpitando di colori e animandosi di suoni.
Un’installazione, quella di Francesca Pasquali, multisensoriale, cinetica, site-specific e audio/video reattiva che ha visto anche l’intervento dei video artists Andrea Familari e Carlotta Piccinini, oltre a quello dei sound designers Luigi Mastandrea e Bernardo Lo Sterzo. Sempre sul piano della sperimentazione e della interattività si muove l’opera mediale dello studio Fuse*, allestita fra le colonne del Media Garden dove sono stati collocati 125.952 LED e i display della Mediateca, l’installazione, dal titolo .amygdala (2015), grazie a un apposito algoritmo analizza in tempo reale i messaggi e le comunicazoni che i milioni di utenti della rete e dei social network pubblicano in ogni istante e, estrapolandone il contenuto emotivo, traduce quest’ultimo in suoni e colori. Dunque la formazione dell’immagine è determinata dalla natura e dalla cronologia delle condivisioni fatte in rete e, pertanto, sarà definitiva solo al cessare dell’attività di .amygdala che, nel frattempo, continua a nutrirsi dei pensieri di milioni di vite. Ciò a conferma di quanto oggi – come all’epoca di Fluxus – il binomio fra arte e vita sia oggetto di ricerche espressive che, come attestano le tre opere di FLUX-US, vengono condotte con i moderni mezzi dell’interdisciplinarità.
Davide Silvioli
mostra visitata il 10 marzo
Dal 27 gennaio al 16 aprile 2016
FLUX – US
Spazio Arte del Centro Unipol,
Porta Europa, Bologna
Info: http://www.cubounipol.it/
Semplicemente complimenti per il sito. Davvero le “cose” d’arte – se autentiche e ben fatte – possono aiutare a vivere.