24 novembre 2008

fino al 20.XII.2008 James Casebere Bologna, Galleria Marabini

 
Arrotolarsi i pantaloni prima di entrare, intimano le immagini allagate di Casebere. L’elemento simbolo del movimento e della vita è rinchiuso in cupi antri. Tra parete e parete, tra denuncia e reminiscenza...

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Acqua, acqua e ancora acqua. La nuova serie di scatti di James Casebere (Lansing, 1953; vive a Fort Greene, Brooklyn) presentata da Marabini è letteralmente allagata. La fluidità dei pavimenti è decisamente il punto focale nelle grandi stampe in mostra. E questo almeno per tre ragioni.
Sicuramente perché l’utilizzo di un piano specchiante, com’è quello creato da una superficie liquida, permette riverberi luminosi e cromatici altrimenti impossibili. Le fotografie, infatti, sono ricche di riflessi, di varia forma seppur di un’unica natura, che contribuiscono a creare un impatto estetico di notevole intensità.
In seconda istanza, il moto ondoso del suolo è il pretesto per un riferimento incrociato. Da una parte si colloca l’esperienza personale dell’artista, che racconta di passeggiate nell’umido e scuro sottosuolo bolognese (che darà luogo a uno degli scatti e influenzerà tutta la serie). Dall’altra si colloca una riflessione personale sulle brutture della politica estera americana che suona come: “Non riuscivo a togliermi dalla mente il Rendition Program e così ho trasformato questa particolare stanza in una generica cella da interrogatorio, semplicemente aggiungendo una sedia e la terrificante presenza di un sottile strato di acqua nera sul pavimento”, come dichiara lo stesso Casebere nella presentazione.
James Casebere - veduta della mostra presso la Galleria Marabini, Bologna 2008
Terza ragione per cui la presenza acquosa appare come chiave di lettura: il rapporto che intercorre con il lavoro passato dell’artista americano. Nei cicli precedenti, l’acqua alternava il suo (anti)protagonismo o in veste di “grande assente”, o, in altri panni, come se fosse evaporata, o ancora, come accade per Flooded Cell, nel caso in cui l’“alluvione” è drammaticamente avvenuta.
Gli spazi rappresentati sono carichi di una compenente claustrofobica, stretti, bui o male illuminati. Costretti da tre pareti e da un soffitto non particolarmente arioso, gli antri incorniciati sono, inoltre, facilmente assimilabili a prigioni, a camere di tortura. Nasce così Interrogation Room, la più inquietante, quella a cui riferisce Casebere parlando di una trasformazione che da tugurio del sottosuolo felsineo la rende luogo di supplizio.
James Casebere - Interrogation Room - 2008 - c-print digitale su plexiglas - cm 182,9x228,6 - ed. di 5 - courtesy l’artista & Galleria Marabini, Bologna-Milano & Sean Kelly Gallery, New York
Queste celle diventano ancora più terrificanti quando vediamo, attraverso una piccola porta di uscita, la luce che penetra attraverso le sbarre di ferro, lasciando intravedere l’immagine e lo scroscio del mare dove le navi ormeggiavano, aspettando il carico degli uomini. Così la selvaticità marina e l’inaccessibile isolamento dei muri si uniscono in perfetta armonia”: è quanto scrive il Premio Nobel Toni Morrison per l’imminente catalogo dell’artista.

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dal 28 ottobre al 20 dicembre 2008
James Casebere
Galleria Marabini
Vicolo della Neve, 5 (zona Saragozza) – 40123 Bologna
Orario: da martedì a sabato ore 10.30-13 e 15-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 0516447482; fax +39 0516440029; desk@galleriamarabini.it; www.galleriamarabini.it

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