11 novembre 2002

fino al 26.XI.2002 Entr’acte Bologna, Palazzo Albiroli

 
Cosa accade quando più di cinquanta artisti sono invitati ad abitare un condominio di 5 piani? Una grande esposizione d’arte contemporanea internazionale che, dopo il successo di pubblico all’inaugurazione, ha protratto la chiusura fino alla fine di novembre. E dopo?

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Quando a Bologna l’arte contemporanea sembra essere messa in seria difficoltà da un’amministrazione pubblica indifferente e si affida alla politica culturale dell’Assessore Marina Deserti (il cognome dice tutto) che taglia fondi -in maniera più o meno trasparente- a spazi, associazioni culturali e istituzioni pubbliche come la GAM. Ebbene, in tutto questa melmosa, a Bologna, città storicamente considerata avamposto delle nuove avanguardie creative, c’è ancora qualche personaggio irriducibile, motivato da passione e sensibilità per l’arte contemporanea, in grado di trasformare l’occasionale possibilità di avere a disposizione temporaneamente uno spazio per mettere in piedi una grande mostra.
Dalla sinergia di due associazioni culturali, quella del Circolo Palazzo Giovine di Alba nella persona di Piercarlo Borgogno e la storica Galleria Neon di Gino Gianuizzi, ha preso il via in pieno centro storico Entr’acte : ben 52 artisti invitati ad abitare le numerose stanze sui cinque piani del Palazzo Albiroli. Mostra che esula dal Cuoghi e Corsello semplice meccanismo espositivo, per proporre soprattutto un modello altro di effettiva possibilità di messa in relazione di artisti, non solo tra loro e con il tessuto sociale, ma anche con un edificio destinato ad uso abitativo . Di qui il titolo Entr’acte (ispirato ad un film di Rene Clair del 1924) che indica uno stato di sospensione rispetto al reale uso cui sarà destinato l’edificio; un punto di domanda, forse, per interrogarsi sulla possibilità di utilizzare strutture del centro storico come spazi espositivi, e perché no, anche studi d’artista, atelier. Dar vita, insomma, alla gestione di spazi creativi, funzionali e autonomi.
Percorrendo, allora, i labirintici corridoi attraverso rampe di scale e stanze ci troviamo a visitare un condomino abitato da artisti, i cui lavori esposti, pur non presentando alcun legame concettuale e formale, compongono un percorso ricco di suggestioni, proponendo al grande pubblico un ampio ventaglio di formule. Certo è però che operazioni di questo tipo corrono anche il rischio, ad un’attenta analisi, di porre in luce alcune differenze tra le selezioni curatoriali. Inevitabile per una mostra dall’ampio respiro. Ma Entr’acte, se paragonata ad altri eventi simili, ne viene fuori a testa alta stemperando e diluendo queste differenze nella qualità complessiva dell’operazione.
Curioso è l’allestimento, in alcuni casi decisamente azzeccato, come per la  reception del piano terra dietro la cui vetrina il lavoro di Maurizio Mercuri (un registratore collegato ad un alto parlante e ad un oscilloscopio) riproduce ripetutamente la voce di una persona che sbaglia numero di telefono. L’installazione video sonora di Sandrine Nicoletta -il primo lavoro della nuova serie intitolata Surplace– indaga il concetto d’equilibrio distinguendosi inoltre, non solo nell’inedita formula allestiva (monitor e proiezione a parete), ma soprattutto per la Marco Samorè trasformazione spaziale attuata grazie all’affascinante lavoro sonoro. Marco Samorè, invece, conduce da sempre una ricerca ostinatamente coerente, mai statica e pronta ad evolversi stilisticamente, dove la finzione, lo stereotipo ed il kitsch diventano un costante elemento di analisi: dai colori accesi dei materiali artificiali (i noti close-up di qualche anno fa) fino al recente recupero di un immaginario vintage. In mostra, allora, la camera di Samorè sembra una sala d’attesa traslocata da uno studio medico anni ’70 le cui pareti accolgono scatti fotografici che hanno come soggetto ancora una volta lo stereotipo: cartoline paesaggistiche anch’esse rigorosamente seventies, sfocate, fortemente spaesanti sulla cui superficie sono realizzati con meticolosa manualità piccoli interventi pittorici di loghi di locali, di pub o di radio privati, però, di alcuni elementi che ne alterano l’immediata riconoscibilità.
La freddezza progettuale è la cifra stilistica di Massimo Uberti che realizza un’esile ma visivamente coinvolgente struttura geometrica fatta di neon; e poi, il malinconico video a camera fissa sulla battigia di una spiaggia di Riccione di Alessandra Andrini o la meticolosa e articolata ricerca pittorica di Paolo Parisi; la grande installazione fotografica di Dörte Meyer e i brani di ordinaria quotidianità fotografati da Cristina Zamagni e la veduta di Bologna ricreata, ai piani alti del Palazzo, da Andrea Aquilanti il cui intervento cortocircuita la staticità dell’intervento manuale con la temporalitàMassimo Uberti dello scorrere del video. Questi ovviamente solo alcuni dei lavori tra i tanti presenti in mostra e una menzione finale va rivolta ai suggestivi sotterranei che oltre ad ospitare alcuni lavori (Luca Gemma, Patrizia Giambi) permettono la visione di una selezione video, The Basement Tapes curata dallo stesso Gino Gianuizzi, Elena Volpato e Mario Gorni.

Gli artisti in mostra: Thom Puckey, Bea Stienstra, Mariette Linders, Isabelle Simmons (Amsterdam). Andreas Kopp (Colonia). Martha Coburn (Baltimora). Cosimo di Leo Ricatto, Carlo Ferraris (New York). David Tremlett, Peter Smith (Londra). Athos Ongaro (Venezia). Andrea Massaioli, Bruno Sacchetto, Maurizio Vetrugno, Salvatore Astore, Sergio Ragalzi, Stefano Bruna (Torino). Andrea Aquilanti, Giacinto Cerone, Gianni Dessì, Felice Levini, Alberto Zanazzo (Roma). Nevin Haladag (Istanbul/Berlino), Dörte Meyer (Berlino). Piero Cattani (Ravenna). Massimo Uberti (Brescia). Chioko Miura (Tokio/Milano). Luca Gemma (Mantova). Cesare Viel (Genova). Cristina Zamagni, Fabrizio Corneli, Paolo Parisi (Firenze). Marco Samoré (Faenza). Maurizio Mercuri (Fabriano). Patrizia Giambi (Forlì). Enrico Morsiani (Imola). Alessandra Andrini, Mili Romano, Francesco Bernardi, Anna Valeria Borsari, Cuoghi Corsello, Emilio Fantin, Sandrine Nicoletta, Daniela Comani, Sergia Avveduti (Bologna). Barbara Fässler (Zurigo/Milano), Horatio Goni (Buenos Aires/Milano). Angelo Armentano (Padova). Steve DeGroodt (Los Angeles).
Rassegna Video:Nei sotterranei dell’edificio, inoltre, è in corso una rassegna video dal titolo The Basement Tapes curata da Gino Gianuizzi insieme con Elena Volpato (GAM Torino) e Mario Gorni (CARE/OF Milano).

marco altavilla

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Entr’acte ‘Mostra internazionale di ’arte contemporanea’
Bologna, Palazzo Albiroli, Piazza Sant’Alò, Via Albiroli n°4-6 (a pochi passi da Piazza Maggiore, parallela di Via Indipendenza)
A cura di Associazione Culturale Circolo Palazzo Giovine (Alba) e Associazione Culturale Neon (Bologna)
Periodo: 26 ottobre – 26 novembre 2002
Orari: Giorni feriali dalle 15:00 alle 19:00. Sabato, Domenica e festivi dalle 11:00 alle 18:00
Ingresso: libero
Info: Piercarlo Borgogno +39 02 89423535 e Gino Gianuizzi +39 051 264008 335 8158777, E-mail: entr_acte@libero.it
Catalogo: Sarà presentato durante Arte Fiera 2003 un catalogo con i contributi critici di Raffaele Gavarro e Guido Molinari insieme con le riproduzioni delle opere in situ


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