21 settembre 2007

fino al 30.X.2007 Chaplin e l’immagine Bologna, Sala Borsa

 
Un percorso nella storia di Charlie Chaplin, tra video, fotografie e testimonianze. Una mimica di lacrime e sorrisi che ha sconvolto il mondo del cinema. E una gestualità buffa e ricca di sentimento profondo. In rassegna a Bologna...

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Immagini che riflettono un cambiamento sociale epocale: la rivoluzione industriale e la modernizzazione, con le sue innovazioni sconvolgenti per l’uomo. Un mutamento ripercorso attraverso la vita e le opere di Charlie Chaplin (Londra, 1889 – Vevey, 1977). Fin dalle sue origini, l’introduzione del “meccanico” ha creato un forte senso di vertigine, modificando irreversibilmente i meccanismi sociali, dal concetto di famiglia ai semplici gesti quotidiani. Dalla vita di un artista che ha fatto la storia del cinema non poteva che emergere una mostra ricca di evocazioni delle nostre stesse radici novecentesche. L’immagine che emerge dal “primo Chaplin”, la cui attività è legata alla Keystone Company dal 1914, è quella di una figura goffa, dinamica, libera da condizionamenti sociali, che attira il pubblico impersonando piccoli furfanti. In un’alternanza di video e fotografie curata da Sam Stourdzé, Charlot “ruba” la donna del vicino, inganna buffamente i suoi compagni, sgomita maldestro. Il tutto enfatizzato da una mimica che passerà alla storia, una gestualità che incrementa l’espressività delle movenze. In queste gag comiche si delineano le principali caratteristiche di un personaggio rivoluzionario, dotato d’un umorismo unico, accompagnato da una “crudeltà” e da una “volgarità” all’epoca inesplorate. I baffetti, il bastone da passeggio, la bombetta e gli inconfondibili scarponi contribuiscono a dar vita a un’icona che incarna il proprio tempo, e talora ne anticipa valori e tendenze. Il pubblico apprezza Charlot e il suo aspetto grossolano, il rifiuto delle autorità; e al contempo si affeziona ai personaggi femminili che lo affiancano: che siano mogli isteriche o simpatiche megere, permettono a Charlot di esaltare la gestualità.
In mostra sono anche esposti oltre 120 articoli che testimoniano il suo successo e la sua celebrità. Con la fama, giungono però le prime critiche. I conservatori attaccano l’immoralità di Charlot e la sua messa in scena di valori considerati inaccettabili. Ma il personaggio evolve, scopre nuovi linguaggi e tipologie di Chaplin Studios, © Roy Export Company Establishmentcomportamento, per esprimere messaggi profondamente radicati nel suo tempo. Si costruisce gradualmente un “nuovo Charlot”, intriso di romanticismo e malinconia. Il piccolo vagabondo gioca ora tra burle e sentimentalismo, una nuova emotività è enfatizzata dalla rinnovata presenza femminile. Il trucco cambia, dissimula ancor più lo stato interiore del personaggio grazie a una spessa patina di cerone. L’incarnazione di ruoli differenti -operaio, pompiere, curato, soldato- dà vita sulla scena a un teatro popolare, prossimo alla Commedia dell’Arte. L’aspetto straordinario è l’introduzione di un linguaggio totalmente nuovo, incentrato sul corpo, sulla continua metamorfosi basata sul gioco del travestimento.
La mostra è suddivisa in aree tematiche che conducono lo spettatore dalla Nascita di Charlot, al Chaplin cineasta, Dalla fame all’esilio, fino alla Voce di Chaplin, che evidenzia il rapporto di Chaplin con il sonoro. Grazie al rapporto costante tra immagini fotografiche e frammenti video dei film, sono illustrate le fasi del montaggio e allo stesso tempo la vitalità di pellicole come City Lights, The Kids, The Circus. Emerge in modo preponderante la critica sociale che progressivamente s’insinua fra le immagini di Charlot, facendosi sempre più esplicita e rendendo l’attore vittima del Maccartismo. In Modern Times, Charlot si trova a diretto contatto con le macchine e viene travolto dal ritmo della catena di montaggio.
Film fondamentale nella sua produzione artistica per l’avvento del sonoro, anche se sotto forma di parole prive di senso pronunciate da un cantante. Il dialogo vero e proprio sopraggiunge con Il grande dittatore, in cui un discorso ricco di speranza e vitalismo è pronunciato da Chaplin, a indicare l’inevitabilità del parlato, ma anche l’incapacità di conferire maggior significato all’essenza del mondo. Risulta intaccato il valore del silenzio, contro una parola che non aggiunge nulla all’essenza delle cose.
La mostra e il pregevole catalogo trasmettono un profondo desiderio di conoscere più a fondo Chaplin, ma allo stesso tempo conducono in profondità nel suo universo, attraverso dirette testimonianze del suo vissuto personale e opinioni illustri sulla sua arte (le interviste a Sophia Loren, Giulio Andreotti e Roberto Benigni). Una ricca raccolta di immagini, come un immenso raccoglitore di flashback che porta indietro nel tempo, ricordandoci che il vero cinema e la vera arte sono nati da quest’universo silenzioso.

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giulia cavallaro
mostra visitata il 23 giugno 2007


dal 1° giugno al 30 ottobre 2007 – Chaplin e l’immagine – a cura di Sam Stourdzé
Sala Borsa, Piazza Nettuno, 3 – 40124 Bologna – Orari: lunedì ore 14,30–20; da martedì a domenica ore 10–20 – Ingresso: intero € 8, ridotto € 6/4,5, cumulativo (Chaplin e l’immagine + Vertigo) € 10 – Catalogo Le Mani – Info: chapliniana@comune.bologna.it; www.chapliniana.com

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