02 novembre 2016

Fino al 5.XI.2016 Helene Appel, Washing Up Galleria p420, Bologna

 

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Quando la pittura si fa più vera del vero. Nella sua ricerca, Helene Appel (Karlsruhe, 1976), nuova scommessa della galleria bolognese p420, riscopre l’antica tecnica del trompe-l’oeil e ci presenta una pittura fatta di inganni, in cui oggetti di uso comune confondono i nostri sensi in un continuo gioco di rimandi tra il vero e il verosimile. Un effetto che l’artista tedesca riesce a ottenere con una disinvoltura tecnica indubitabile, sia nel piccolo che nel grande formato. Come enuncia il titolo della mostra, “Washing up”, l’elemento principale su cui si fonda la ricerca di Appel è l’acqua, indagata nella sua trasparenza e nei suoi giochi di luce. 
Gli spazi della p420 si aprono così ad accogliere il mare, dipinto lì dove l’acqua incontra la terra, le tracce effimere della spuma che le onde lasciano nel loro passaggio sul bagnasciuga. Le reti da pesca completano questa riflessione sul mondo marino; e mentre brillano e si confondono sulla tela di lino lasciata grezza dall’artista, richiamano alla mente la confusione visiva dei giochi optical della pittura di Bridget Riley, semplificati nel dato reale della trama di cotone. Ma non solo mare. L’acqua è anche quella sporca che si raccoglie nei lavelli intasati. I rimasugli di cibo e detriti che ostruiscono le tubature ci preannunciano le nature morte, che insieme alle trasparenze di acqua e vetro risultano il punto più alto della pittura di Appel. 
Helene Appel, Shards (3), 2016, acquerello e olio su lino, cm.88,5x60,8
Pezzi di carne, fette di pane o della pasta (che ci piace interpretare quasi come un omaggio di Helene all’Italia, nella sua prima mostra personale nel Bel Paese), che risaltano nel contrasto con la tela grezza e nella sensualità dell’encausto, che rende la pittura di Appel calda e fortemente materica. Quei pezzi di carne cruda, piccoli e preziosi nella loro fattura, rimandano nel loro stato di putrefazione alla scarnificazione dei corpi di Bacon e di Freud, a una visione della corporeità fisica investita di valori intimi e spirituali, sui quali si fonda tutta l’arte della pittrice tedesca. «Una pittura come preghiera laica», come viene definita l’arte di Helene nel testo che accompagna la mostra. Ma anche un’arte di denuncia: scarti di cibo, pezzi di vetro e rifiuti plastici abbandonati in giro senza alcuna cura al loro riciclo, sono le tracce di un’umanità che è sempre più votata all’idea di un consumo indistinto e vorace, in cui si perde la nozione di “bisogno” e di “necessità” per assecondare uno stimolo indotto al possesso convulso di cibo e oggetti, di cui disfarsi appena trovato un nuovo desiderio. E allora il gesto di Appel di tornare, con la sua pittura paziente e minuziosa, a porre l’attenzione sull’elemento scartato ci costringe all’assunzione di un tempo lento, dilatato nella riflessione e nell’analisi del contesto in cui viviamo, rispetto alla velocità che ci impone il capitalismo, che ci abbaglia e ci seduce privandoci della cosa più importante che ci è stata data: la possibilità di scelta. 
Leonardo Regano
mostra visitata il 24 settembre
Dal 24 settembre al 5 novembre 2016
Helene Appel, Washing Up
Galleria p420
via Azzo Gardino 9, 40122 Bologna
Orari: da martedì a sabato 10.30–13.30 e 15–19.30 – Altri giorni solo su appuntamento 
Info: tel. – fax 051 4847957; info@p420.it; www.p420.it

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