12 maggio 2000

Non senza inciampi la strada del Bargellini Pieve di Cento (bo), Museo d’arte delle Generazioni italiane del ‘900 G. Bargellini

 
Alcune considerazioni critiche sull'allestimento del Museo d'arte delle Generazioni italiane del'900:un archivio piuttosto che una esposizione di quadri...

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A visitare il nuovo museo d’arte Bargellini di Pieve di Cento, di fronte all’originale allestimento si ha la sensazione di avere a che fare con un archivio piuttosto che con una esposizione di quadri. Un archivio di artisti ordinato secondo il principio alfabetico. Proprio come un archivio abbiamo perciò opere che formano una sorta di “archivio storico” e quelle che si accingono a formare nuove sezioni, con i connotati di un “archivio corrente”.
Mi piace pensare che questa scelta strategica abbia il suo fine nell’immaginare la collezione secondo la duplice prospettiva di “mostra per i visitatori” e “archivio d’arte del ‘900”, il tutto ordinato secondo il principio cronologico e quindi svuotato di ogni interpretazione critica, ma freddamente a disposizione per essere continuamente fonte di ricerca, ordinato e pratico strumento di ricerca visiva. Sarebbe bene però che il pool che ha costruito e gestisce il museo facesse chiarezza sul proprio modus operandi e sulle intenzioni che sottendono alla realizzazione del progetto, e cioè: l’idea da me sopraindicata dell’archivio d’arte è pura congettura, in realtà il pubblico non è messo nelle condizioni di sapere quali scelte sono alla base dell’attuale allestimento. In altre parole la divisione per generazioni, se da un lato propone una sorta di innovazione nel campo museale, dall’altra suscita non poche perplessità nel visitatore che si trova a percorrere sale nelle quali sono esposte opere che, pur avendo origine da artisti nati nello stesso decennio, sono invece spesso appartenenti a periodi cronologici del tutto divergenti; ora, se è pur vero che artisti della medesima generazione hanno, con una certa forzatura, condiviso le stesse vicende, almeno storiche se non artistiche, tuttavia è anche logico supporre che i risultati della giovinezza di un artista non possono essere in alcun modo messi a confronto con opere assai tarde di un suo coetaneo.
Nessun pannello è esposto per spiegare l’allestimento e vana è la speranza di trovare risposte nel catalogo, dove la questione è liquidata più o meno così: “molteplici sono le motivazioni che hanno guidato la nostra mano” (grazie tante).
Il rischio è che le opere di eccezionale valore (e ve ne sono) siano impoverite e violentate da opere che non sono proprio capolavori (e ve ne sono), suscitando lo sconcerto nel visitatore.
Barilli,"Incendio alle cinque terre"
Altra questione è l’impostazione “in progress” del museo che mira ad accrescere il suo patrimonio con regolarità, con l’aggiunta delle sale delle generazioni successive a quelle esposte (è in previsione la sala degli anni ’30).
Ebbene è da ritenere assolutamente positivo il progetto di accrescimento, con l’auspicio però che il discorso sulle sale già costituite non sia considerato chiuso in quanto, allo stato attuale, quelle sezioni si segnalano anche per la loro lacunosità; è scontato che ogni museo non può essere, per sua natura, esaustivo, tuttavia ciò non dev’essere mai considerato l’alibi per giustificare ogni manchevolezza, specie quando i progetti sono così ambiziosi.
Terza questione è rappresentata dalla scelta di esporre un’opera sola per artista e ciò è molto pericoloso in quanto vi sono, evidentemente, artisti che hanno, nella loro carriera, attraversato momenti e tappe fondamentali e diversissime tra di loro. Tanto per fare un esempio amerei sapere se Music può essere considerato ben rappresentato dalla tela oggi presente.
Da ultimo è bene segnalare un fatto solo all’apparenza trascurabile: allo scrivente non pare che tormentare il visitatore con la diffusione, ad alto volume, di musiche commerciali da “alta top 10” sia una politica di accoglienza museale di cui andare molto fieri: se un artista non mi piace passo oltre ma vedere una fanciulla sinuosa di Modigliani cantare “Barbie girl” è, francamente, avvilente.

Alfredo Sigolo



Museo d’arte delle Generazioni del ‘900 G. Bargellini, Pieve di Cento (BO), vias Rusticana, 1.
Orario: 10.00-18.00. Tutti i giorni (escluso il lunedì). Tel. 051/6861545. E-mail museo.bargellini@ova.it. Catalogo Bora (introduzioni di G. Bargellini e G. Di Genova)


[exibart]

2 Commenti

  1. Condivido le critiche espresse nell’articolo “non senza inciampi….” e….rincaro la dose!
    Ho trovato il museo poco “leggibile”.
    Ho sentito la mancanza di più spiegazioni, sia sul piano artistico che storico.
    A mio avviso sarebbe utile partire da un autore (o dall’opera esposta) per illustrare movimenti e discorsi pittorici del secolo passato, mettendo a confronto gli artisti tra di loro, sottolineando i punti in comune o le opposizioni, centrando le riflessioni nel contesto storico che le ha occasionate.
    O viceversa: partire da un preciso contesto storico per illustrare la produzione artistica che ha originato.
    I quadri nelle sale sono troppi ed appesi troppo vicini gli uni agli altri, e – poiché la scelta non si basa sul dialogo tra le opere – queste finiscono per “disturbarsi” l’un l’altra.

    Cordiali saluti

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