09 dicembre 2021

Addio a Lina Wertmuller: i film più belli della grandissima regista

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Da "Mimì Metallurgico ferito nell'onore" a "Io speriamo che me la cavo", alcuni spezzoni tratti dai film più belli di Lina Wertmuller, per ricordare la grande regista nel giorno della sua morte

Lina Wertmüller è morta nella notte del 9 novembre 2021, a 93 anni. Nata a Roma, il 14 agosto 1928, il suo sguardo ha segnato la storia del cinema, attraverso film indimenticabili, apprezzati in tutto il mondo, vere pietre miliari nel genere della commedia italiana, come “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto”, “Mimì metallurgico” e “Pasqualino settebellezze”, che le valse la candidatura a tre Premi Oscar nel 1977, come migliore regia, miglior film straniero, migliore sceneggiatura, prima donna a ricevere la nomination. Ma fu autrice di successo anche per la tv, con il Giornalino di Gian Burrasca, seguitissimo sceneggiato Rai. Nel 2020 l’Academy of Motion Picture Arts & Sciences le ha tributato l’Oscar alla Carriera. La ricordiamo con quattro spezzoni tratti dai suoi film più belli.

Mimì metallurgico ferito nell’onore, 1973

Il manovale catanese Carmelo Mardocheo, soprannominato Mimì, vicino agli ideali di sinistra e insofferente alla mafia che spadroneggia incontrastata nella sua terra, perde il proprio posto di lavoro alla locale cava di zolfo per aver dato il proprio voto al candidato sindaco del PCI, anziché a quello colluso e spalleggiato dalla locale cosca mafiosa.

Pasqualino Settebellezze, 1977

Sullo sfondo dell’ascesa e della caduta nel fascismo, a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, seguiamo le vicende del guappo Pasqualino Frafuso, unico maschio di una famiglia composta da sette donne, che tenta di farsi largo nella società italiana.

Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici, 1978

Il titolo completo è: “Un fatto di sangue nel comune di Siculiana fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici. Amore-Morte-Shimmy. Lugano belle. Tarantelle. Tarallucci e vino”. Guinnes dei primati come titolo più lungo nella storia del cinema. Anno 1922. In un omertoso paesino della Sicilia tutti sanno che uccidere Angelo Paternò è stato Vito Acicatena. Ma al processo nessuno parla. L’avvocato Spallone, fervente socialista, vorrebbe indurre la vedova a far riaprire il processo. Mentre il fascismo prende definitivamente il sopravvento, con la Marcia su Roma, tra i due nasce una relazione che però si complica alla venuta di un cugino del defunto al quale la donna non nega le proprie grazie.

Io speriamo che me la cavo, 1992

Tratta dall’omonimo libro di Marcello D’Orta, la pellicola racconta le vicende del maestro elementare Marco Tullio Sperelli, trasferito per errore alla scuola De Amicis di Corzano, comune dell’hinterland napoletano, anziché a Corsano, nella sua Liguria.

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