25 luglio 2025

Cinecittà, Antonio Saccone è il nuovo presidente. Approvato il bilancio

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L’assemblea dei Soci di Cinecittà approva il bilancio 2024 e rilancia con un nuovo piano industriale e con la nomina di Antonio Saccone a nuovo presidente. Ma tra l'audiovisivo e il Ministero rimane la frattura

Cinecitta

Antonio Saccone è stato nominato nuovo presidente di Cinecittà. La decisione è stata formalizzata dall’Assemblea dei Soci, che ha approvato anche il bilancio 2024 e il nuovo Piano Industriale 2025-2029. La nomina arriva in una fase complessa per la società, impegnata in un processo di risanamento economico e rilancio industriale.

Il profilo di Antonio Saccone, nuovo presidente di Cinecittà

Il nuovo presidente, già attivo nel mondo della comunicazione e dell’audiovisivo, ha esperienze professionali in Europa TV e in Rai, dove ha collaborato con format come Misteri e Sfide. Un profilo che, secondo il Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, «Saprà cogliere le sfide che attendono questa società strategica per l’audiovisivo nazionale e internazionale».

La nomina di Saccone tuttavia è più politica che di curriculum. Nato nel 1969 ad Haifa, in Israele, da padre italiano, console presso il consolato italiano, e madre francese di origini libanesi, si trasferì a Roma nel 1976. Dopo la Laurea in Scienze Politiche presso l’Università La Sapienza di Roma ha iniziato il suo percorso nel centrodestra, diventando Presidente del Municipio Roma II dal 2001 al 2006. Successivamente è consigliere comunale a Roma dal 2006 al 2008. Dopo aver aderito all’Unione di Centro – UDC nel 2012, ne diventa coordinatore nel Lazio.

Nel 2018 è eletto senatore della Repubblica nel collegio uninominale di Velletri, come esponente UDC nella coalizione di centrodestra. Durante la legislatura aderisce al gruppo parlamentare di Forza Italia. Nel 2022 si candida alla Camera con Noi Moderati, ma non viene rieletto.

Antonio Saccone

Scenari futuri per Cinecittà

Le difficoltà, tuttavia, non sono marginali. Lo ha evidenziato con chiarezza l’Amministratrice Delegata Manuela Cacciamani, in carica dal luglio 2024, che ha ereditato una situazione finanziaria compromessa: «Abbiamo trovato 8 milioni di rettifiche negative sul 2023 e 13,6 milioni di euro di perdite a luglio 2024, per un totale superiore ai 21,5 milioni lasciati in eredità dalla precedente governance, con cassa negativa e patrimonio netto eroso». La condizione patrimoniale, secondo quanto riferito dalla stessa AD, avrebbe richiesto l’applicazione degli articoli 2446 e 2447 del codice civile, con rischio concreto di liquidazione.

Nonostante le difficoltà iniziali, il bilancio 2024, secondo quanto dichiarato, si chiude con segnali positivi: la perdita, pur attestandosi a 11,6 milioni di euro, è inferiore alle previsioni iniziali e il patrimonio netto torna positivo, a 4,2 milioni. Inoltre, in sei mesi, la nuova governance ha approvato un Piano Industriale che mira al raddoppio dei ricavi entro il 2029 (da 26,7 a 51,9 milioni), un EBITDA positivo della gestione ordinaria di 6,3 milioni e un incremento della capacità produttiva del 60% grazie alla costruzione di cinque nuovi teatri di posa e alla ristrutturazione di altri quattro.

Il piano prevede anche un rafforzamento dei servizi tecnologici, l’ampliamento dell’Archivio Luce e del MIAC – Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema, pratiche orientate alla sostenibilità ambientale e un forte investimento sul capitale umano, attraverso assunzioni e formazione.

Il ritorno a una condizione di sostanziale equilibrio economico e la ripresa delle commesse commerciali – in precedenza quasi azzerate – segnano una fase nuova per Cinecittà. In questo contesto, la nomina di Antonio Saccone assume una valenza non solo istituzionale, ma anche strategica: si inserisce in un disegno complesso, volto a restituire centralità a Cinecittà nel panorama della produzione audiovisiva italiana e internazionale, puntando su servizi di qualità e su una governance capace di tenere insieme rigore gestionale e visione culturale.

Saccone, come presidente neoeletto ,dovrà ora affiancare l’Amministratore Delegato in un percorso ancora impegnativo, «Oggi Cinecittà ha le basi per guardare avanti con fiducia», ha sottolineato Cacciamani.

Manuela Cacciamani, © Ansa, Fabio Frustaci

I rapporti tesi tra audiovisivo e Ministero

Tuttavia, i rapporti tra il settore audiovisivo e il Ministero della Cultura –  che gestisce Cinecittà attraverso la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo – rimangono tesi, soprattutto dopo le manovre di Alessandro Giuli, che ha inteso rivedere il sistema del Tax Credit Cinema, introdotto con la “Legge Franceschini” del 2016. A giugno, infatti, il Ministro ha varato due decreti direttoriali per rafforzare la trasparenza nell’erogazione di fondi: obbligo di conto corrente dedicato, tracciabilità, consegna dell’opera finita per ottenere il beneficio e controlli retroattivi sulle spese. Il Ministro ha affermato che «nessun film fantasma potrà più approfittare delle risorse pubbliche».

Ma queste novità non sono state salutate con favore dagli addetti ai lavori: oltre 200 firme autorevoli del cinema italiano, tra cui Elio Germano e Paola Cortellesi, hanno firmato una lettera aperta al MiC denunciando ritardi normativi, incertezza e scarsa tutela per le produzioni indipendenti. Il ministro Giuli ha risposto definendo i firmatari una «minoranza rumorosa», parola che ha suscitato ulteriori tensioni e richieste di confronto, finora disattese.

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