18 novembre 2021

È stata la mano di Dio: presentato a Napoli il film di Paolo Sorrentino

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“È Stata la mano di Dio”, l’ultimo film di Paolo Sorrentino, è una autobiografia che racconta la Napoli degli anni ’80: presentato in anteprima, il film arriverà nelle sale il 24 novembre

«A tèni quaccòsa ‘a dicere? ‘O scè, a tèni? E dimmella!!», così il personaggio del regista Antonio Capuano esorta Fabietto, giovane protagonista del nuovo film di Paolo Sorrentino È stata la mano di Dio, presentato in anteprima nazionale a Napoli lo scorso 16 novembre e che ora attende l’uscita ufficiale in tutte le sale italiane, il 24 novembre 2021. L’esortazione in realtà è rivolta proprio al regista, in questa storia assolutamente autobiografica che racconta di come un giovane uomo piuttosto introverso, senza amici e che non sa cosa fare da grande, affronta il dramma della perdita di entrambi genitori e di come, attingendo forza proprio da tale esperienza, trova il modo di affrontare la sua vita da adulto.

«Questo è un film che dice la verità – racconta Paolo Sorrentino in conferenza stampa – ho tentato di essere il più fedele possibile ai miei ricordi. I luoghi, gli oggetti, i personaggi che ritraggo nel film sono assolutamente fedeli alla mio biografia». Ma nel film di Sorrentino, già candidato agli Oscar dopo il successo alla Mostra del Cinema di Venezia, il protagonista (interpretato da Filippo Scotti) non prevale. Divide i riflettori con i membri della sua colorita famiglia, con Diego Armando Maradona e i suoi gol miracolosi e, infine, con la città che non resta relegata al ruolo di sfondo, emergendo prepotente soprattutto nel lungo piano sequenza iniziale che il regista le dedica. «Ho piegato alcune mie coordinate estetiche alla necessità che tutto arrivasse al pubblico nel modo più realistico possibile. Ho quindi lasciato molta libertà agli attori per sentirsi a proprio agio nei panni che vestivano. Una cosa inusuale per il modo in cui lavoro perché generalmente calcolo nel dettaglio tutto, anche il semplice movimento di un braccio».

Anche i riferimenti culturali, dai miti della musica pop degli anni ’80 ai grandi maestri del cinema fra cui Rossellini e Fellini, cedono il passo a una narrazione più scarna. «L’unico riferimento cinematografico in questo film è Massimo Troisi nei panni di regista – conclude Sorrentino – Se a qualcuno devo questo film, quel qualcuno è lui».

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