31 agosto 2022

Faccia a faccia, al St. Moritz Art Film Festival

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"La riappropriazione dei nostri volti dopo un periodo in cui i erano coperti da maschere, e anche la scoperta dell'altro in tempi di populismo": ecco, secondo il direttore Stefano Rabolli Pansera, i motivi di "Face to Face", la prima edizione del St. Moritz Art Film Festival

Douglas Sirk, Hope as in Despair by Roman Huben

Sono molteplici i volti e le biografie presentate a “Face to Face”, prima edizione del St. Moritz Art Film Festival. “Il volto è la convergenza di tanti temi fondamentali e attuali” ha dichiarato il direttore artistico Stefano Rabolli Pansera in apertura del Festival, e ha aggiunto “indica la riappropriazione dei nostri volti dopo un periodo in cui i erano coperti da maschere, la scoperta dell’altro in tempi di populismo, e le sfide della biopolitica in una società in cui il controllo sta diventando più rigoroso”.
Nei 4 giorni del festival, svoltosi dal 25 al 28 agosto, si sono alternati film e video di formati, lunghezze e contesti geografici diversi, opere in cui il volto restituisce e testimonia il contesto urbano e la storia sociale e culturale. Dalle animazioni di Jordan Wolfson, ai video di Sonia Boyce, a video saggi di Johannes Binotto, a film fuori concorso come The Human Voice di Pedro Almodóvar, a Le Livre d’Image di Jean-Luc Godard, a Before Night Falls di Julian Schnabel, biopic basato sulla vita del poeta e scrittore cubano Reinaldo Arenas. Proiezione seguita da un talk tra Schnabel, che è di casa a St. Moritz, visto che il figlio Vito ha una galleria d’arte, e lo sceneggiatore e drammaturgo Anthony McCarten.

Eva & Franco Mattes, screenshot from The Bots, 2021 © Eva & Franco Mattes

Se i volti presenti ne La ricotta di Pier Paolo Pasolini, film di apertura del festival, erano una denuncia della decadenza morale dell’Italia dei primi anni ’60, i video della serie The Bots di Eva & Franco Mattes mettono in scena i lavoratori di oggi, i moderatori dei contenuti di Facebook, reinterpretate da attori professionisti. Per aggirare la censura, visto che devono rimanere anonimi e non parlare del loro lavoro, come ha mostrato anche il documentario The Cleaners, gli artisti hanno scelto di fare parlare al loro posto alcuni attori, che con i loro smartphone si riprendevano in un finto tutorial di make up. La scelta dei tutorial aggiunge un ulteriore livello di complessità a The Bots, da visibilità alla presunta immaterialità della rete e un volto a coloro che “puliscono” gli orrori e le immagini che non devono essere pubblicate.

Johannes Binotto, ReproInterdite

Anche Oliver Hirschbiegel con The Painter ha creato un interessante gioco di specchi. Nel film il famoso pittore tedesco Albert Oehlen ci accoglie nel suo studio per condividere il suo processo creativo. Lo vediamo alle prese con la tela bianca, interrogarsi sull’intensità del colore, ma poi si scopre alla fine del film che quella composizione pittorica non è stata dipinta dall’artista, ma dall’attore Ben Becker, che interpreta Oehlen. Anche Stephanie Comilang si è occupata di biografie eccentriche con Children of the King. Il film narra le storie di individui che imitano Elvis Presley, e tra questi vi è il padre della regista stessa. Non si tratta però di un racconto intimista, la Comilang si reca a Manila, Tokyo e Bangkok, città che hanno il maggior numero pro capite di imitatori di Elvis, per indagare il potere seduttivo del musicista, icona dell’immaginario americano del dopoguerra.

The Parents Room by Diego Marcon

Ancora frammentazioni e proiezioni esistenziali nel video Sleigh Ride Chill, di Kim Heecheon, video composto da una sessione in live streaming di un videogioco, da messaggi pubblicati in un club suicida online e immagini da un sex tape hackerato. Frammentazioni che mostrano il soggetto decentrato, disincarnato e disarticolato attivo online e nella Seoul contemporanea.
Significativi e seducenti sono i film vincitori delle tre sezioni: The Parents’ Room di Diego Marcon, La Prova di Adrian Paci e il documentario Douglas Sirk: Hope as in Despair di Roman Hübenm, omaggio al grande Douglas Sirk, a cura è stata dedicata una retrospettiva all’ultima edizione del festival del cinema di Locarno. Opere che “contribuiscono ad arricchire la nozione di volto umano, in linea con il tema annuale del Festival”, come ha dichiarato la giuria del Festival. La premiazione, cosi come alcune proiezioni si sono tenute nell’Embassy Room del Badrutt’s Palace Hotel. Inaugurato nel 1896, l’hotel è stato molto amato da star del cinema come Marlene Dietrich, Gregory Peck, Audrey Hepburn, oltre ad aver ispirato Alfred Hitchcock per il film Gli uccelli. Nel corso della premiazione è stato annunciato il tema del festival del prossimo anno, che sarà Becoming Landscape. Titolo che fa pensare a Jean-Luc Godard, quando scrive: “un paysage, c’est comme un visage”, frase che crea un cortocircuito semantico ricco di suggestioni visive e iconografiche.

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