31 agosto 2019

Polanski e Martone, applausi nel terzo giorno del Festival del Cinema di Venezia

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Caldo tropicale, red carpet affollato, pubblico in delirio e biglietti esauriti: il successo per il cinema e per Venezia

Jean Dujardin in J'accuse

Il film J’accuse di Roman Polanski, uno degli ultimi registi significativi del Novecento, ora ottantaseienne, ha fatto centro, ottenendo applausi convinti in tutte le proiezioni e ottimi commenti del pubblico in sala. La pellicola, tratta dal romanzo di Robert Harris L’ufficiale e la spia, narra della storia, vera, del celebre “caso giudiziario Dreyfus”, uno dei più discussi nella Francia di fine Ottocento.

Interpretato da Jean Dujardin, Louis Garrel ed Emmanuelle Seigner, presenti al Lido insieme ai produttori, ma, come abbiamo già scritto, non seguiti qui dal regista per i suoi noti problemi giudiziari, J’accuse, prende il titolo da quello della lettera scritta al Presidente della Repubblica francese dallo scrittore Émile Zola e affida il racconto al colonnello Picquart (Louis Garrel) il quale, durante delle indagini come nuovo capo dei servizi segreti militari, scopre che il capitano Alfred Dreyfus, di religione ebraica, accusato di alto tradimento per essere una spia e condannato all’infamia e all’esilio in una singola prigione sull’Isola del Diavolo, al largo della costa della Guyana francese, nel gennaio del 1895, è probabilmente innocente. Picquart, imbevuto di valori nazionalisti, è un antisemita per inerzia e per preconcetti in uso nella borghesia francese dell’epoca, più che per idee sue, ma, scoprendo la probabile innocenza di Dreyfus, sceglie di seguire la rettitudine della buona coscienza e decide di indagare e denunciare le false prove che l’esercito aveva creato contro il militare.

Il film storico diventa un film decisamente politico, che riflette sui temi importanti in tutte le epoche compresa la nostra: razzismo, abuso di potere, corruzione, silenzi sugli errori di stato, omertà che copre la verità degli uffici segreti, manipolazione dell’informazione. La ricostruzione degli ambienti interni ed esterni nel film e l’uso della luce sono impeccabili, dal punto di vista estetico è quasi troppo perfetto e potrebbe diventare lezioso, ma in un film storico, questa esagerata perfezione formale è generalmente consentita.

The Perfect Candidate
Un altro film in concorso è The Perfect Candidate, diretto da Haifaa Al Mansour, regista e sceneggiatrice saudita, prima regista donna dell’Arabia Saudita, interpretato da ottime professioniste: Mila Alzahrani, Dhay, Nourah Al Awad eKhalid Abdulrhim.

Attraverso la storia di una giovane donna medico, che si candida come consigliere comunale, la regista mette in risalto alcuni aspetti della difficile condizione delle donne nel suo Paese, un ottimo tema, sempre utile alla causa, ma il film risulta un po’ debole, anche se, comunque, un buon film.

Questa terza giornata presenta anche il primo dei tre film italiani in concorso Il Sindaco del Rione Sanità, con il quale il regista Mario Martone torna a presentare una sua opera a Venezia.

Il film è interpretato da Francesco Di Leva e dalla maggior parte dei giovani attori di teatro del Nest, importante realtà teatrale contemporanea, nata come progetto sociale in una palestra dismessa di San Giovanni a Teduccio,

Martone è rimasto fedele al testo di Eduardo, però attualizzandolo e perciò cambiando le caratteristiche “temporali” dei protagonisti, che diventano più giovani (oggi la camorra brucia presto i suoi protagonisti) e così l’età indicata da Eduardo nel 1960 per il protagonista, da 75 anni è portata a 38, le fattezze e i modi dei protagonisti, sono diversi e per un bel po’ il film stenta a partire, sembra una puntata di Gomorra ed è troppo a lungo claustrofobico, ma Martone, nel complesso, non delude e ottiene 8 minuti di applausi in sala.

Una giovanissima diva di Hollywood, Kristen Stewart, interpreta, una storia dimenticata, quella della tormentata Jean Seberg, suicida a 40 anni, perseguitata dall’Fbi di Hoover per le sue simpatie nei confronti delle Pantere Nere, nel film fuori concorso, ma interessante Seberg di Benedict Andrews.

Il caldo tropicale continua, il red carpet in questo clima è un momento difficile da affrontare, ma lo percorrono un sacco di attori e registi, i critici sono tanti e autorevoli, il pubblico affolla le sale che sono strapiene a tutte le ore, i biglietti esauriti per molti film, insomma un bel successo per il cinema e per Venezia.

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