21 giugno 2023

Il senso straniante dell’attesa nell’ultimo film di Marco Chiarini

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Lo sguardo lucido e amorevole di Roger…arriva il Presidente!, lungometraggio di Marco Chiarini, vince il Premio Innovazione cinematografica del Concorso Gabbiano al Bellaria Film Festival

Una Piazza. Piazza Garibaldi, Teramo. Una coppia. Marco (Chiarini, regista) e Roger (animale, bassotto). Uno sguardo doppio, fatto di numerosi sapienti tagli, che plana su ciò che è semplice e ordinario con rispetto e arguzia. La carezza dell’essere umano all’animale è la metafora, molto utilizzata dal regista, della relazione umana che si costruisce paziente nel tempo, nel susseguirsi delle stagioni e degli anni, nei silenzi, negli sguardi tersi, contrariamente alla velocità, intesa a partire dal senso futurista, e alla nevrosi di un mondo che ci vuole sempre pronti, performanti, competenti. E sempre più soli.

Roger…arriva il Presidente! è un lungometraggio, prodotto da Cineforum Teramo e Fondazione Cingoli, il terzo realizzato da Chiarini, di straordinaria forza e pulizia che indaga sulla solitudine, raccontata in un non-luogo che per antonomasia è la piazza e che, lentamente, con fiducia e umiltà, diventa presenza e contatto. E se la piazza, come spazio di transito e passaggio, corrisponde alla definizione di non-luogo coniata per la prima volta in un saggio del 1992 dal filosofo e antropologo francese Marc Augé, il concetto è superato dal regista nella creazione di architetture spaziali, relazionali e sociali, di contro ai luoghi che negano i rapporti tra le persone e tra le persone e le cose.

 

Non è un caso che il progetto nasca da un’idea geniale del regista Marco Chiarini negli anni del Covid, restituita oggi come opera cinematografica intensa e poetica. Vincitore del Premio Innovazione cinematografica al Bellaria Film Festival, importante vetrina del cinema italiano sperimentale e indipendente, il film, in collaborazione per il soggetto con Pietro Albino Di Pasquale, è impreziosito dalle musiche del pianista, musicologo, compositore, Lorenzo Materazzo che, nel cimentarsi al suo esordio con una personalissima colonna sonora, che parte dalle variazioni Goldberg di Bach, compie quasi un miracolo e tesse trame fittissime e delicate che si sposano perfettamente con l’occhio del regista. L’originale opera per clavicembalo si compone di trenta variazioni che diventano infinite sul grande schermo nei suoni rivisitati, nella ripetitività dei gesti e nelle incalcolabili sfumature.

Così la piazza si trasforma in palcoscenico, un teatro dell’assurdo che, come avviene in Samuel Beckett o Harold Pinter, abbandona la composizione tradizionale, che vorrebbe un racconto convulso e drammatico dei fatti degli ultimi anni, e lascia il posto a una successione non logica degli eventi, nella quale può accadere di tutto, qualunque tipo di incontro, dialogo, avvenimento, attesa. Sì, perché Roger… arriva il Presidente! è anche un film sull’attesa, l’arrivo del presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella a Teramo. Aspettativa composta e rispettosa, di uomini e donne dignitosi che, sotto lo sguardo oggettivo e distaccato di Roger e del regista, quasi dis-umano, nel senso più umano del termine, si muovono perfettamente a loro agio, mostrando personaggi semplici come Andrea, Luciano, “Mimmo il baffo” o “il signore dei piccioni”, protagonisti e non protagonisti di una realtà restituita al contatto umano, al dialogo, alla speranza.

Il film, girato interamente con lo smartphone nell’arco di tre anni, pratica oggi sperimentata da registi di levatura internazionale quali Steven Soderbergh, Michel Gondry, Park Chan-wook, per citarne alcuni, si svolge nell’avvicendarsi di stagioni, in differenti condizioni metereologiche, in diversi orari del giorno. Chiarini, come il più moderno Claude Monet nella serie dei 31 dipinti ad olio delle Cattedrali di Rouen, oltrepassa il maestro impressionista raffigurando plurime angolature della piazza che variano al cambiamento delle luci, dei suoni, dei pieni e dei vuoti, dei passanti, dei colori.

Perché tutto muta e si trasforma nel momento esatto in cui un passaggio avviene, nell’apparente immobilità e monotonia di una piazza di una città di provincia che nasconde storie, caratteri, dolori, umanità, empatia, malattia, lavoro, attese, gioie, ossessioni, magistralmente riportate sul grande schermo in un film che è una preziosa testimonianza corale e contemporanea del nostro tempo.

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