01 aprile 2020

The Lighthouse: l’ultimo film di Robert Eggers, tra Hopper e Platone

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Dal mito della caverna di Platone alle atmosfere solitarie di Edward Hopper: la fuga allucinata verso la conoscenza in The Lighthouse, l’ultimo film di Robert Eggers

In questi giorni in cui l’accidia non è un peccato, vi consiglio di aggiungere alla lista di film da guardare The Lighthouse. The Lighthouse è una pellicola girata nel 2019, scritta e diretta da Robert Eggers, regista dell’acclamato horror psicologico The VVitch, ha come protagonisti Robert Pattinson e Willem Dafoe. Il lungometraggio è stato presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del 72mo Festival di Cannes ed è stato prodotto dalla casa di produzione A24.

La trama vede Dafoe (Thomas Wake) nei panni del burbero padrone di un faro desolato e il giovane Pattinson (Ephraim Winslow), suo garzone, sfidarsi in una lotta al massacro inebriata dall’alcol e magistralmente interpretata dai due attori.

Ambientato nel 1890, tra rocce, mare e cielo minaccioso del New England, il film si presenta, sin dalle prime scene, denso di citazioni letterarie, cinematografiche, pittoriche e filosofiche. La luce è elemento chiave del film, enfatizzata dall’utilizzo della pellicola 35mm bianco e nero e dal formato desueto, l’1.19:1, un omaggio ad autori del cinema espressionista come Fritz Lang e Georg Wilhelm Pabst che ne fecero un ampio utilizzo.

La luce del faro rappresenta l’idea della conoscenza, come nel mito della caverna di Platone, inarrivabile per il protagonista a causa del divieto del guardiano del faro. I tentativi del giovane Winslow di accedere al faro, che si manifesta in enigmatici riflessi, sono intervallati da visioni di mostri marittimi e del folklore del New England, tra sirene, kraken e violenti gabbiani.

Colpiscono all’interno del film puntualissime citazioni artistiche: dal dipinto Hypnosis del pittore e scrittore tedesco Sasha Schneider, ai Two Sailors del pittore realista finlandese Albert Edelfelt, fino agli spazi attorno al faro che richiamano l’assordante silenzio delle composizioni di Edward Hopper (nello specifico The Light House Hill) e Winslow Homer, in particolare Watching the Breakers.

Nonostante l’attenta costruzione del dato visivo, è la parola a creare l’azione e a rappresentare gli stessi personaggi. Innumerevoli i rimandi alla letteratura americana e inglese Ottocentesca e del primo Novecento, da Herman Melville a Edgar Allan Poe, da Robert Louis Stevenson a Howard Phillips Lovecraft, fino alle leggende marinare dell’East Coast.

Seppur non abbia un fine altruistico come Prometeo, che rubò il fuoco divino agli dei per donarlo all’umanità, il protagonista condivide la fine dell’eroe greco. Nella scena finale del film, infatti, alle aquile si sostituiscono i gabbiani, che dilaniano il corpo esamine di Ephraim Winslow alla stessa maniera in cui Salvator Rosa raccontò il martirio di Prometeo nella tela conservata in Galleria Corsini, attingendo ancora una volta al mondo dell’arte. The Lighthouse di Eggers è un’allucinata evasione in questi giorni di quarantena altrettanto surreale.

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