22 ottobre 2009

design_fiere 100% Design Fair

 
In una Londra ancora malconcia per i postumi della crisi, si presenta la seconda fiera europea di design con discrezione ed eleganza. Senza eccessi ma con un’interessante selezione di designer e marchi inglesi...

di

Numeri a parte, l’edizione 2009 di 100% Design London si distingue per l’impeccabile
linea di condotta e una selezione di designer locali o quasi, con protagonisti
i “vicini” paesi nordici. La grande coerenza e pulizia formale della fiera
porta a chiedersi se il mercato non offra altro o se le selezioni si siano
basate su un principio di uniformità, di altissimo livello e senza dubbio
piacevole se non addirittura piacente.
È da escludere, a dire il vero, la parentesi deludente di Designersblock
London 2009
,
progetto annesso alla manifestazione ma indipendente, che oltre alle pur sempre
belle ma ormai scontate creazioni eco – notevole il lavoro di Mary Ann
Attard
e Craig
Macpherson

presenta una sola idea veramente accattivante: Poor Little Fish di Yan Lu. Un dispensatore d’acqua
contenente un pesciolino che, quando si apre il rubinetto, rischia di rimanere
all’asciutto, singolare installazione che mostra la preziosità di una singola
goccia d’acqua.
Decisamente brillante il progetto vincitore di The Box Project, premio organizzato dal gruppo di
Manchester NoChintz, assegnato alla giovanissima Karen Smart. Thomas Egset & Peter Natedal - Diva floorSi tratta di uno spazio
letteralmente “inscatolabile” composto da pezzi modulari e versatili, precisi e umili,
che fuggono ogni tipo di patina glamour ed evitano di cadere nell’eccesso
opposto di esacerbata trasandatezza.
Tornando agli stand guadagnati per diritto e denaro
sonante, si sono distinti, agli occhi della stampa e della critica britannica,
le collezioni neutre e minimal di Benjamin Hubert e Pinch, che hanno anche il pregio di
essere prodotte artigianalmente (da notare in particolare le lampade).
Collezioni prive di sorprese mozzafiato, ma capaci di giocare con garbo con il
concetto di retrò
sia nelle forme che nei materiali, senza rimanere intrappolate.
Della stessa pasta, ma con un tocco di inaspettata ironia
da parte di un paese nordico noto per la sua seria riservatezza, 100% Norway offre pezzi di una discrezione
quasi maniacale, in fondo auto-ironica. I divani muraglia di LK Hjelle, dove si riposa come in una
fortezza, e le lampade di Northern Lighting (di Thomas Egset e Peter Natedal), chiaramente create da chi non è
abituato alla luce, sono interessanti variazioni di un design scandinavo in
altre occasioni sempre più uguale a se stesso.
Twist sofisticato della fiera la porcellana. Da Singapore,
la collezione di Undergrowthdesign fa trionfare cucchiaini a forma di gambe accavallate,
giocando su un formulario visivo settecentesco per nulla fuori moda. Ancora più
raffinate, e forse i pezzi più geniali dell’intera manifestazione, le
porcellane di The New English, capaci di rivisitare una gloriosa tradizione doppiandone
la finitura tecnica ed esaltando una decorazione ineguagliabile per
intelligenza.
The Box Project Build
Infine, lo show-room della Lingua d’Oca, degno di nota
solo per aver presentato qualche artista insieme al mobilio. Pascal
Furminieux
osa
addirittura sculture impressioniste su piedistalli fuksia. Kitsch o audace?

silvia colaiacomo

la rubrica design è diretta da valia barriello

[exibart]


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