22 aprile 2024

MIMESIS, dialoghi tra arte e design, da Milano a Martina Franca

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MIMESIS Forma Immagine: HoperAperta presenta una mostra in cui arte, architettura e design entrano in dialogo, da un appartamento di Milano al Palazzo Ducale di Martina Franca

MIMESIS Forma Immagine. ©Stefano Anzini
MIMESIS Forma Immagine. ©Stefano Anzini

All’interno di un elegante appartamento milanese, nel cuore del quadrilatero della moda, al civico 8 di via Sant’Andrea, prende vita la mostra MIMESIS Forma Immagine, progetto curato da Patrizia Catalano e Maurizio Barberis in collaborazione con il prestigioso New York Institute of Technology e la Fondazione Paolo Grassi di Martina Franca. Gli artisti e gli architetti invitati a esporre riflettono sul concetto di mimesis, termine greco dagli echi platonici che descrive il processo di connessione tra due forme-immagini di natura differente che si interconnettono e si riflettono reciprocamente. Questo si manifesta, ad esempio, nel rapporto tra spazio e tempo, tra luce e movimento e nell’interazione tra l’immagine e la sua messa in scena, tutti aspetti che costituiscono le tematiche centrali dell’intero percorso espositivo.

MIMESIS Forma Immagine. ©Stefano Anzini
MIMESIS Forma Immagine. ©Stefano Anzini

Una volta varcato l’ingresso ci troviamo immersi in un intimo ambiente borghese caratterizzato da pavimenti d’epoca, suggestive decorazioni murali e da una splendida vista sugli imponenti palazzi che costituiscono lo skyline cittadino. Un luogo suggestivo che diventa una cornice ideale in grado di promuovere al meglio il dialogo tra le diverse discipline artistiche qui raccolte. Iridescenti Approssimazioni. Le gabbie di Bacon è la prima opera che cattura lo sguardo dei visitatori. L’installazione di Armando Bruno riflette sulle tensioni che caratterizzano la società odierna sottolineando i conflitti interiori di ognuno di noi. La struttura metallica che compone l’installazione è una vera e propria gabbia, metafora di quelle catene invisibili che imprigionano l’individuo moderno rendendolo schiavo delle proprie paure e delle proprie angosce. Inoltre, le luci LED che decorano la struttura evocano la finta illusione, l’abbaglio, di poter comprendere le verità umane.

Armando Bruno, Iridescenti approssimazioni. Le gabbie di Bacon,
installazione luminosa con luci Led e metallo. Realizzata in collaborazione con iGuzzini

Elena Salmistraro, dall’altro lato della stanza, presenta iMiti, un’installazione composta da due totem specchianti che interagiscono con l’intero ambiente. Queste imponenti opere mirano a esplorare il concetto di mimesi sfruttando la capacità di riflettere in modo distorto lo spazio circostante, compresi gli spettatori, grazie alla curvatura della loro superficie. Si crea un coinvolgente gioco visivo che invita gli osservatori a riflettere sulla propria figura e sul rapporto con ciò che gli sta intorno. Di fronte, Trame e Tempo. Tra Teatro e Tempio, scultura realizzata da Alfonso Femia in cui l’artista indaga il dualismo tra sacro e profano attraverso la combinazione di due elementi: il tempio, mimesi del sacro, e il teatro, mimesi del reale.

Elena Salmistraro, iMiti, specchi totem con diverse finiture metalliche, h 170 cm e diametro 60 cm, h 180 cm e diametro 70 cm. Realizzato in collaborazione con De Castelli

Sulle pareti trovano posto le opere di Maurizio Barberis, Alberto Vannetti e di Dorian X, pseudonimo di Doriano Modenini, quest’ultimo presente con un trittico: Il Teatro della Memoria di Giulio Delminio Camillo. L’opera nasce da una riflessione personale sul testo Idea del Theatro di Giulio Camillo Delminio (1480 – 1544) che l’artista milanese traduce in immagini pittoriche. Il risultato è la rappresentazione di una realtà mimetica della natura divina riprodotta mediante simboli arcani e immagini irriverenti che riempiono le superfici delle tele. Di notevole interesse anche i lavori di Duccio Grassi, Daniele Menichini, Nicolas Turchi, Federica Marangoni, Odilia Prisco, Steve Piccolo, Carmelo Zappulla, Studio Spagnuolo e Partners che costituiscono il gruppo di artisti chiamati a presenziare a questo progetto. Da sottolineare anche il ruolo di numerose imprese che hanno collaborato con gli artisti per la realizzazione concreta delle opere in mostra: aziende italiane attive nell’ambito dell’illuminotecnica, della lavorazione del marmo e delle pietre e nel trattamento dei metalli.

Dorian X, Il Teatro della Memoria di Giulio Delminio Camillo, acrilico su tela, tre tele 100×130 cm. ©Stefano Anzini

Concludono la mostra, riuniti in una sala apposita, sette progetti realizzati da un gruppo di studenti, sotto la supervisione di Fadhil Fadhil e Alessandro Melis, del dipartimento di architettura e design del New York Institute of Technology. I progetti qui collocati esaminano il concetto di mimesi partendo dalla robotica e dell’intelligenza artificiale, in un processo che vede fondersi l’artigianato con le più avanzate tecnologie.

Odilia Prisco, Shadow Armchair, tessuto dipinto a mano (cotone, velluto, seta, lana); radici in stampa 3D in materiale riciclato smaltate con finitura metallica. Prodotto da RHNH

Al termine dell’esposizione milanese, il 21 aprile, MIMESIS Forma Immagine si sposterà a Martina Franca dove a partire dal 21 giugno sarà nuovamente visitabile presso le sale del Palazzo Ducale fino al mese di agosto, in occasione del cinquecentenario del Festival Operistico della Valle d’Itria.

MIMESIS Forma Immagine. ©Stefano Anzini

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