L’arte, come sistema di regole che presiedono l’espressione e l’esecuzione creativa, è un forza vitale che da oltre un secolo ha rotto gli argini del metodo e del canone, mostrandosi un fenomeno difficile da addomesticare all’interno di definizioni aprioristiche. Meglio allora assumere l’esperienza, il gigantesco e corale laboratorio dell’arte vissuta, quale terreno di indagine privilegiato in cui osservare e interrogare un evolversi che non ha direzioni di senso certe né tantomeno necessarie.
Così come la lingua vivente, pulsante di gergalismi, neologie e nuovi idiomi, non si trova nei dizionari (se non tardivamente) ma è un processo costantemente in fieri di cui cogliamo l’attualità solo parlandola con la gente ogni giorno e vivendo la cultura che in essa si esprime, allo stesso modo l’arte è assai più una questione di visibilità “di base”, collettiva e condivisa nelle situazioni di interscambio e frequentazione, che una vetrina al vertice del sistema di musei e istituzioni ufficiali. Anzi, come appunto per altri codici di segni, più è alto il valore di istituzionalità e ufficialità, minore pare la sua autenticità e verosimiglianza.
Questa esposizione al Quartiere Savena di Bologna di opere di moltissimi autori provenienti dal Veneto, dalla Germania, dalla Città e altre parti d’Italia, autorganizzati mediante una rete intelligente, è un’occasione eccezionale per guardare alle varietà e alla complessità dei fermenti artistici più attuali, come testimonianza di evoluzione, crescita e temperamento dell’arte vivente.