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A thousand plots. Intrecci ad arte
L’apertura della nuova sede pratese è pretesto per inaugurare una stagione espositiva volta al perseguimento di una rinnovata riflessione sullo scenario artistico contemporaneo…
Comunicato stampa
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Eleonora D'Andrea Contemporanea
Con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura di Prato
ed in collaborazione con il Museo del Tessuto di Prato
INAUGURA SABATO 17 APRILE
DALLE ORE 17.30 ALLE ORE 20.30
A THOUSAND PLOTS - INTRECCI AD ARTE
Ciascuno dei sei artisti, invitati in occasione dell'apertura della nuova sede della galleria Eleonora D'Andrea a Prato, si identifica attraverso un modus operandi piuttosto varie¬gato, che si ispira liberamente alla tecnica della tessitura a mano, ma gioca con essa, per mezzo della sperimentazione e della ricerca di linguaggi alternativi.
A legarli, il recupero della dimensione temporale, di un tempo fisico e metafisico insieme, lento e riflessivo, che si ritrova in ciascuno dei lavori presenti, non solo da un pun¬to di vista esecutivo, ma anche comunicativo, favorendo un'attenzione alla lettura meditativa e focalizzante del con¬testo. Li lega ancor più la fragilità dei materiali usati: l'ago e il filo, la carta, la cera, la garza, la tela, il cartone, il legno, il tessuto; li lega il senso del gioco fiabesco, eppur disincanta¬to dei soggetti proposti. Ma soprattutto il legame più auten¬tico si manifesta in quel "filo" sottile che racconta l'universo femminile, naturale, intimistico che corre nella medesima direzione: quella di una narrazione diaristica, alcune vol¬te esplicita, altre, invece, solo percepita: tra le pieghe di un materasso a righe sdrucito, nella cruna di un ago, in mezzo ai petali filati su trame di velluto, tra i merletti cerati di una calza da bambina, sulla punta di enormi ferri da maglia, tra i massicci intrecci di carta di giornale stropicciata, o tra i car¬tellini penzolanti dalle borsette intessute, appartenenti ad un viaggio ancora in cerca della sua meta finale, infine, na¬scosta tra le tele garzate che custodiscono astratti paesaggi dell'anima. A ciascuno il suo racconto. E ciascuno, a modo suo, narratore.
Così voci sussurrate di vite marginali prendono corpo deli¬catamente dalle opere di Silvia Manazza: una serie di mo¬derni ex-voto appesi alle pareti rievocano attese, speranze, sacrifici, scelte di anonime e fragili figure femminili, sottoli¬neate dall'uso della cera fusa su morbide trame di tessuto e oggetti comuni, evocativi di un'infanzia perduta, rinnegata, sofferta o disperatamente bramata. Un'infanzia che è tutta concentrata nel tenerissimo materasso a righe "Fuori Serie" che simula la forma di una macchina giocattolo, abbando¬nata all'usura del tempo.
Le rose trapuntate o ricamate ad ago su velluti di ampie dimensioni, ad opera di Ketty Tagliatti, ci accompagnano, invece, tra i sentieri di un giardino che è, in primo luogo, uno spaccato della vita privata dell'artista, territorio dell'in¬timità, della memoria, del raccoglimento, ma, in potenza, un giardino universalmente condivisibile.
Anche le suggestive tele ricamate di Erika Latini potrebbero incastrarsi perfettamente tra le maglie di un diario affidato ai ricordi dell'adolescenza, quelli in cui il gioco infantile perde a poco a poco, il candore dell'innocenza e si traduce in malizia ap¬pena accennata, in racconti fiabeschi dal retrogusto amaro, seguendo il filo coloratissimo che scorre veloce e sicuro sui soggetti complementari alla composizione principale.
I vestiti e le "tapestries", ricavati dai gomitoli pazientemente costruiti da Ivano Vitali mediante l'attorcigliamento di stralci di giornale e di riviste colorate, poi accuratamente intrecciati con speciali ferri lignei, narrano, sulla scia del gioco, una storia genuina fatta di attenzione e amore per la natura, di riabilitazione dell'oggetto di scarto come la carta, nobilitata a nuovo splen¬dore, addirittura da indossare o da tessere a maglia. Una narrazione squisitamente poetica ricorre invece nell'installazione a parete dello scultore Gaetano Fracassio che, per l'occasione, ha rivisitato il tema tanto caro del viaggio attraverso una scac¬chiera di borsette intelate, occhieggianti la moda anni Settanta, culminante in un grande ago di legno, dalla cui cima pende il grosso filo cordato avvolto sulla rocca. "I viaggi di Penelope" è il titolo suggestivo che ancora una volta omaggia il ricordo di una donna, qui rivelata, ma che in realtà potrebbe essere l'alter ego di ciascuno di noi.
E quel filo, che mai ha smesso di legare un'opera all'altra, sembra infine trovare il suo riposo nell'insolita installazione di Fernanda Morganti, che, per la prima volta, lavora "site specific", creando segrete tele mignon impunturate da sottilissimi fili che sembrano esplodere come lingue pennellate nell'informe tavolozza materica, custodite in cofanetti lignei che invitano lo spettatore a profanarne avidamente il contenuto.
Qui la storia ormai compie il suo cammino, ogni trama è stata minutamente tessuta.
Non resta, quindi, che il godimento di una buona lettura.
Con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura di Prato
ed in collaborazione con il Museo del Tessuto di Prato
INAUGURA SABATO 17 APRILE
DALLE ORE 17.30 ALLE ORE 20.30
A THOUSAND PLOTS - INTRECCI AD ARTE
Ciascuno dei sei artisti, invitati in occasione dell'apertura della nuova sede della galleria Eleonora D'Andrea a Prato, si identifica attraverso un modus operandi piuttosto varie¬gato, che si ispira liberamente alla tecnica della tessitura a mano, ma gioca con essa, per mezzo della sperimentazione e della ricerca di linguaggi alternativi.
A legarli, il recupero della dimensione temporale, di un tempo fisico e metafisico insieme, lento e riflessivo, che si ritrova in ciascuno dei lavori presenti, non solo da un pun¬to di vista esecutivo, ma anche comunicativo, favorendo un'attenzione alla lettura meditativa e focalizzante del con¬testo. Li lega ancor più la fragilità dei materiali usati: l'ago e il filo, la carta, la cera, la garza, la tela, il cartone, il legno, il tessuto; li lega il senso del gioco fiabesco, eppur disincanta¬to dei soggetti proposti. Ma soprattutto il legame più auten¬tico si manifesta in quel "filo" sottile che racconta l'universo femminile, naturale, intimistico che corre nella medesima direzione: quella di una narrazione diaristica, alcune vol¬te esplicita, altre, invece, solo percepita: tra le pieghe di un materasso a righe sdrucito, nella cruna di un ago, in mezzo ai petali filati su trame di velluto, tra i merletti cerati di una calza da bambina, sulla punta di enormi ferri da maglia, tra i massicci intrecci di carta di giornale stropicciata, o tra i car¬tellini penzolanti dalle borsette intessute, appartenenti ad un viaggio ancora in cerca della sua meta finale, infine, na¬scosta tra le tele garzate che custodiscono astratti paesaggi dell'anima. A ciascuno il suo racconto. E ciascuno, a modo suo, narratore.
Così voci sussurrate di vite marginali prendono corpo deli¬catamente dalle opere di Silvia Manazza: una serie di mo¬derni ex-voto appesi alle pareti rievocano attese, speranze, sacrifici, scelte di anonime e fragili figure femminili, sottoli¬neate dall'uso della cera fusa su morbide trame di tessuto e oggetti comuni, evocativi di un'infanzia perduta, rinnegata, sofferta o disperatamente bramata. Un'infanzia che è tutta concentrata nel tenerissimo materasso a righe "Fuori Serie" che simula la forma di una macchina giocattolo, abbando¬nata all'usura del tempo.
Le rose trapuntate o ricamate ad ago su velluti di ampie dimensioni, ad opera di Ketty Tagliatti, ci accompagnano, invece, tra i sentieri di un giardino che è, in primo luogo, uno spaccato della vita privata dell'artista, territorio dell'in¬timità, della memoria, del raccoglimento, ma, in potenza, un giardino universalmente condivisibile.
Anche le suggestive tele ricamate di Erika Latini potrebbero incastrarsi perfettamente tra le maglie di un diario affidato ai ricordi dell'adolescenza, quelli in cui il gioco infantile perde a poco a poco, il candore dell'innocenza e si traduce in malizia ap¬pena accennata, in racconti fiabeschi dal retrogusto amaro, seguendo il filo coloratissimo che scorre veloce e sicuro sui soggetti complementari alla composizione principale.
I vestiti e le "tapestries", ricavati dai gomitoli pazientemente costruiti da Ivano Vitali mediante l'attorcigliamento di stralci di giornale e di riviste colorate, poi accuratamente intrecciati con speciali ferri lignei, narrano, sulla scia del gioco, una storia genuina fatta di attenzione e amore per la natura, di riabilitazione dell'oggetto di scarto come la carta, nobilitata a nuovo splen¬dore, addirittura da indossare o da tessere a maglia. Una narrazione squisitamente poetica ricorre invece nell'installazione a parete dello scultore Gaetano Fracassio che, per l'occasione, ha rivisitato il tema tanto caro del viaggio attraverso una scac¬chiera di borsette intelate, occhieggianti la moda anni Settanta, culminante in un grande ago di legno, dalla cui cima pende il grosso filo cordato avvolto sulla rocca. "I viaggi di Penelope" è il titolo suggestivo che ancora una volta omaggia il ricordo di una donna, qui rivelata, ma che in realtà potrebbe essere l'alter ego di ciascuno di noi.
E quel filo, che mai ha smesso di legare un'opera all'altra, sembra infine trovare il suo riposo nell'insolita installazione di Fernanda Morganti, che, per la prima volta, lavora "site specific", creando segrete tele mignon impunturate da sottilissimi fili che sembrano esplodere come lingue pennellate nell'informe tavolozza materica, custodite in cofanetti lignei che invitano lo spettatore a profanarne avidamente il contenuto.
Qui la storia ormai compie il suo cammino, ogni trama è stata minutamente tessuta.
Non resta, quindi, che il godimento di una buona lettura.
17
aprile 2010
A thousand plots. Intrecci ad arte
Dal 17 aprile al 23 maggio 2010
arte contemporanea
Location
ELEONORA D’ANDREA CONTEMPORANEA
Prato, Via Delle Badie, 108, (Prato)
Prato, Via Delle Badie, 108, (Prato)
Orario di apertura
da Martedi a Giovedi 16.00 - 19.00
da Venerdi a Sabato 10.00 - 13.00 / 16.00 - 20.00
Vernissage
17 Aprile 2010, dalle 17.30 alle 20.30
Autore
Curatore