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Achille Pace – Sul filo del discorso
La mostra propone pezzi unici e di varia datazione, su tela, su cartoncino e alcune prove di stampa o colore per
la preparazione di serigrafie, evidenziando la raffinatezza non solo della tecnica di Achille Pace, ma anche di
alcune modalità di riproduzione, arti quasi in estinzione
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La 'stanza degli ospiti' di settimopiano - atelier di Michele Porsia – ospiterà la sua seconda mostra dedicata ad
uno dei maestri dell'arte contemporanea: Achille Pace (Termoli, 1923).
Il calendario prevede una conferenza stampa il 3 novembre 2017 alle ore 11.00 presso settimopiano – Via
Cannarsa 23 – 86039 Termoli (CB).
Il vernissage avverrà alle ore 18.00 del 4 novembre con musica dal vivo dei Lonely Arts (S. Casolino e M.
Pace) e aperitivo offerto da cantine Angelo D'Uva e dal caseificio Barone.
Non c'è bisogno di presentazioni per un artista dal respiro europeo e così noto e presente sulla scena dell'arte
internazionale dal secondo novecento ad oggi.
La mostra propone pezzi unici e di varia datazione, su tela, su cartoncino e alcune prove di stampa o colore per
la preparazione di serigrafie, evidenziando la raffinatezza non solo della tecnica di Achille Pace, ma anche di
alcune modalità di riproduzione, arti quasi in estinzione. L'intento è di mettere in evidenza la costanza di un
discorso esistenziale condotto con una rigorosa onestà intellettuale che dal 1958, di ritorno dalla lunga
permanenza in Svizzera che gli permise di apprezzare gli espressionisti tedeschi della Brücke e di Paul Klee, ad
oggi avvalora l'importanza dell'artista nella ricerca post-informale come è stato ben evidenziato già nel 1975 da
Filiberto Menna e da Giuseppe Gatt. Superando la caduta della pittura, di cui il dripping ne è simbolo e traccia,
l'artista parte da uno sfondo monocromo, da palpebre chiuse, un tono spesso cupo e neutro, che ricorda uno
spazio cosmico. In questo spazio 'spaziale', vuoto, appaiono i tentativi cosmogonici di Achille Pace, spesso
immagini splenetiche e minimali. Sono esperimenti, esperimenti irripetibili e rischiosi perchè partono da una
continua e incessante messa in discussione dei risultati. Un orizzonte, un punto rosso, la ricostruzione
esistenziale e astratta di quel paesaggio reale che è vita. Secondo Giulio Carlo Argan l'opera di Pace è anche
méta-arte, infatti“...Pace non setaccia entità imprecisate come lo spazio o la materia o il segno, ma queste ed altre
entità in quanto storicamente acquisite al linguaggio artistico moderno. I suoi “materiali” non sono soltanto la
tela e il filo, né lo spazio, la superficie, il colore, il segno; sono anche, e in primo luogo, Klee, Miro, Picasso,
Malevic, Burri, Fontana...”. Se questo è vero, se l'operazione di Pace è cólta e intrisa di rimandi artistici e
simbolici che attingono alla storia dell'arte, credo che abbia nel contempo l'autonomia di una ricerca
personalissima e che parte dal un 'grado zero' della storia della costriuzione del pensiero occidentale e incarnato
nella ricerca informale.
La cifra dell'opera del maestro Pace è di certo l'uso del filo di cotone, l'esistenza che diviene, citando Giuseppe
Ungaretti, “una docile fibra/dell'universo” che solo in rari casi cuce. È invece, come ha evidenziato Palma
Bucarelli, “una guida meditata”, un “gesto volontario” ma non gratuito. Spesso è scucitura del nesso logico, una
traccia attenta e rischiosa di un itinerario iprevisto che talvolta, come fosse il filo di Arianna, serve poi come
indizio per un percorso inverso, per ricordare un tragitto e ad evitare un inesorabile smarrimento nei cul-de-sac
del pensiero. In questo senso il filo è una strategia per una possibile salvezza. Altre volte divide lo spazio
irraggiandosi, incontrando altre esistenze fatte di macchie, fili, materiali. Si divarica, converge, crea tensioni, a
volte si dispera; si aggroviglia, e vagando e disperdendosi costruisce a propria volta i propri labirinti. L'artista pur
avendo anticipato, con questa sua ricerca della semplicità, un carattere evidenziato già nei primi anni '70 da Nello
Ponente e da Cesare Vivaldi, il minimalismo e l'arte povera, resta ineguagliabile per l'eleganza e la delicatezza
del suo agire artistico che lo portano ad un esito estetico senza tempo e in questo senso classico.
L'aderenza tra vita e arte credo lo avvicini inoltre a pratiche performative di cui le opere sono solo un resto, un
reperto al margine della vita. Il capolavoro di Achille Pace è infatti la scelta di essere artista fino in fondo: alla
domanda di Hölderlin nell'elegia Pane e vino “perchè poeti in tempo di carestia?” Achille Pace risponde come
laicissimo monaco con una presa dei voti. L'istinto al fare, alla poiesis, resiste nell'umana specie e si rinnova,
sempre, e nonostante tutto.
Il maestro è legato alla città di Termoli in cui ha operato per molti anni determinando la nascita e la crescita del
prestigioso Premio Termoli. Fino a qualche decennio fa questo Premio ha costituito una pietra miliare per il
dialogo e la collaborazione tra artisti contemporanei internazionali e ha determinato una collezione di centinaia di
capolavori (purtroppo attualmente non esposti).
Massimo Palumbo, artista di rilievo internazionale, padre di Kalenarte e Direttore del MAACK di
Casacalenda (CB) afferma, in una nota critica scitta per questa occasione, che il 'lavoro' di Achille Pace, “...una
delle pagine più interessanti dell’Arte Contemporanea Italiana del Novecento, è già storia ed insegnamento per
generazioni diverse e sicuramente troverà quanto prima il degno riscontro nella città che hai amato alla quale hai
dedicato tempo, energie ed intelligenza. (...)'settimopiano' ci riporta sul filo del discorso ed il tuo è un argomentare
che da lontano si evolve all’infinito toccando e coinvolgendo le nuove generazioni: il meglio che si possa fare in
un momento storico particolare e pieno di insidie come quello che stiamo vivendo.”
È dunque un onore ospitare Achille Pace nello spazio settimopiano, che ha definito lui stesso un luogo speciale “...a
Termoli, con affaccio sulla piazza del Monumento dove sono nato e dove nasce questa iniziativa d'arte. È
un'eredità spirituale alla quale auguro un percorso aperto alle vie dell'arte e, come è stato per la mia esperienza,
un percorso garantito dalla continuità della ricerca e dalla condivisione appassionata del territorio.”
Michele Porsia e Maxim Gostyuzhev
uno dei maestri dell'arte contemporanea: Achille Pace (Termoli, 1923).
Il calendario prevede una conferenza stampa il 3 novembre 2017 alle ore 11.00 presso settimopiano – Via
Cannarsa 23 – 86039 Termoli (CB).
Il vernissage avverrà alle ore 18.00 del 4 novembre con musica dal vivo dei Lonely Arts (S. Casolino e M.
Pace) e aperitivo offerto da cantine Angelo D'Uva e dal caseificio Barone.
Non c'è bisogno di presentazioni per un artista dal respiro europeo e così noto e presente sulla scena dell'arte
internazionale dal secondo novecento ad oggi.
La mostra propone pezzi unici e di varia datazione, su tela, su cartoncino e alcune prove di stampa o colore per
la preparazione di serigrafie, evidenziando la raffinatezza non solo della tecnica di Achille Pace, ma anche di
alcune modalità di riproduzione, arti quasi in estinzione. L'intento è di mettere in evidenza la costanza di un
discorso esistenziale condotto con una rigorosa onestà intellettuale che dal 1958, di ritorno dalla lunga
permanenza in Svizzera che gli permise di apprezzare gli espressionisti tedeschi della Brücke e di Paul Klee, ad
oggi avvalora l'importanza dell'artista nella ricerca post-informale come è stato ben evidenziato già nel 1975 da
Filiberto Menna e da Giuseppe Gatt. Superando la caduta della pittura, di cui il dripping ne è simbolo e traccia,
l'artista parte da uno sfondo monocromo, da palpebre chiuse, un tono spesso cupo e neutro, che ricorda uno
spazio cosmico. In questo spazio 'spaziale', vuoto, appaiono i tentativi cosmogonici di Achille Pace, spesso
immagini splenetiche e minimali. Sono esperimenti, esperimenti irripetibili e rischiosi perchè partono da una
continua e incessante messa in discussione dei risultati. Un orizzonte, un punto rosso, la ricostruzione
esistenziale e astratta di quel paesaggio reale che è vita. Secondo Giulio Carlo Argan l'opera di Pace è anche
méta-arte, infatti“...Pace non setaccia entità imprecisate come lo spazio o la materia o il segno, ma queste ed altre
entità in quanto storicamente acquisite al linguaggio artistico moderno. I suoi “materiali” non sono soltanto la
tela e il filo, né lo spazio, la superficie, il colore, il segno; sono anche, e in primo luogo, Klee, Miro, Picasso,
Malevic, Burri, Fontana...”. Se questo è vero, se l'operazione di Pace è cólta e intrisa di rimandi artistici e
simbolici che attingono alla storia dell'arte, credo che abbia nel contempo l'autonomia di una ricerca
personalissima e che parte dal un 'grado zero' della storia della costriuzione del pensiero occidentale e incarnato
nella ricerca informale.
La cifra dell'opera del maestro Pace è di certo l'uso del filo di cotone, l'esistenza che diviene, citando Giuseppe
Ungaretti, “una docile fibra/dell'universo” che solo in rari casi cuce. È invece, come ha evidenziato Palma
Bucarelli, “una guida meditata”, un “gesto volontario” ma non gratuito. Spesso è scucitura del nesso logico, una
traccia attenta e rischiosa di un itinerario iprevisto che talvolta, come fosse il filo di Arianna, serve poi come
indizio per un percorso inverso, per ricordare un tragitto e ad evitare un inesorabile smarrimento nei cul-de-sac
del pensiero. In questo senso il filo è una strategia per una possibile salvezza. Altre volte divide lo spazio
irraggiandosi, incontrando altre esistenze fatte di macchie, fili, materiali. Si divarica, converge, crea tensioni, a
volte si dispera; si aggroviglia, e vagando e disperdendosi costruisce a propria volta i propri labirinti. L'artista pur
avendo anticipato, con questa sua ricerca della semplicità, un carattere evidenziato già nei primi anni '70 da Nello
Ponente e da Cesare Vivaldi, il minimalismo e l'arte povera, resta ineguagliabile per l'eleganza e la delicatezza
del suo agire artistico che lo portano ad un esito estetico senza tempo e in questo senso classico.
L'aderenza tra vita e arte credo lo avvicini inoltre a pratiche performative di cui le opere sono solo un resto, un
reperto al margine della vita. Il capolavoro di Achille Pace è infatti la scelta di essere artista fino in fondo: alla
domanda di Hölderlin nell'elegia Pane e vino “perchè poeti in tempo di carestia?” Achille Pace risponde come
laicissimo monaco con una presa dei voti. L'istinto al fare, alla poiesis, resiste nell'umana specie e si rinnova,
sempre, e nonostante tutto.
Il maestro è legato alla città di Termoli in cui ha operato per molti anni determinando la nascita e la crescita del
prestigioso Premio Termoli. Fino a qualche decennio fa questo Premio ha costituito una pietra miliare per il
dialogo e la collaborazione tra artisti contemporanei internazionali e ha determinato una collezione di centinaia di
capolavori (purtroppo attualmente non esposti).
Massimo Palumbo, artista di rilievo internazionale, padre di Kalenarte e Direttore del MAACK di
Casacalenda (CB) afferma, in una nota critica scitta per questa occasione, che il 'lavoro' di Achille Pace, “...una
delle pagine più interessanti dell’Arte Contemporanea Italiana del Novecento, è già storia ed insegnamento per
generazioni diverse e sicuramente troverà quanto prima il degno riscontro nella città che hai amato alla quale hai
dedicato tempo, energie ed intelligenza. (...)'settimopiano' ci riporta sul filo del discorso ed il tuo è un argomentare
che da lontano si evolve all’infinito toccando e coinvolgendo le nuove generazioni: il meglio che si possa fare in
un momento storico particolare e pieno di insidie come quello che stiamo vivendo.”
È dunque un onore ospitare Achille Pace nello spazio settimopiano, che ha definito lui stesso un luogo speciale “...a
Termoli, con affaccio sulla piazza del Monumento dove sono nato e dove nasce questa iniziativa d'arte. È
un'eredità spirituale alla quale auguro un percorso aperto alle vie dell'arte e, come è stato per la mia esperienza,
un percorso garantito dalla continuità della ricerca e dalla condivisione appassionata del territorio.”
Michele Porsia e Maxim Gostyuzhev
04
novembre 2017
Achille Pace – Sul filo del discorso
Dal 04 novembre al 04 dicembre 2017
arte contemporanea
Location
ART GALLERY SETTIMOPIANO
Termoli, Via Saverio Cannarsa, 23, (Campobasso)
Termoli, Via Saverio Cannarsa, 23, (Campobasso)
Vernissage
4 Novembre 2017, h 18
Autore