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Adele Ceraudo – Guardami
Adele Ceraudo inventa uno spazio per il suo sguardo e per lo sguardo di chi osserva, compone
una scenografia traboccante in cui gli elementi posti davanti agli occhi sono articolazione di un
processo creativo, l’esposizione si perde nella rappresentazione
Comunicato stampa
Segnala l'evento
ADELE CERAUDO “GUARDAMI”
a cura di Takeawaygallery
Guardami. Il corpo nudo, dettagli di pose esposte, e lo sguardo richiamato, invocato, desiderato. È
un tutt’uno, ed è gioco di scomposizione e ricombinazione, è immagine e significato ed espressione,
è tutto quanto ciò da cui parte Adele Ceraudo per quest’opera unica che è propriamente unica e
sola, intera e completa, compiuta, ma che ugualmente si compone e si distribuisce attraverso lo
spazio, assegnandosi prospettive discontinue. Guardami, l’innesco del disegno apre e si espande al
dinamismo delle sovrapposizioni, le immagini si fondono al fondo di una lontananza, ingigantite e
come scrutate dentro l’anima del loro movimento; per trasferirsi il tutto, e collegarsi e ritrovarsi sul
letto di un fiume fra scrittura e segni, intendimenti e decifrazioni, un tappeto di parole che ancor più
estende il senso e l’attesa dello sguardo. Guardami, perché è dallo sguardo che bisogna partire, e
allo sguardo bisogna arrivare.
Oggi Adele Ceraudo inventa uno spazio per il suo sguardo e per lo sguardo di chi osserva, compone
una scenografia traboccante in cui gli elementi posti davanti agli occhi sono articolazione di un
processo creativo, l’esposizione si perde nella rappresentazione.
Il disegno innanzitutto. Tre riprese di un corpo femminile, tre nudi in sequenza che il disegno
fa scaturire da profondità di toni carnali. Questa donna, questa nudità disarmata e sensuale, è
primaditutto forma per un ideale primigenio di bellezza e armonia, essa è la proporzione visibile
che racchiude e interpreta le fisionomie dell’anima. La “grazia” esteriore è l’involucro smagliante,
simbolo, figura ed essenza di interiorità e presenza. Ma poi, e al tempo stesso, la donna di Ceraudo,
la pelle e gli aspetti, i portamenti e le pose, sono i modi con cui la vita stessa si rappresenta, questa
donna è ombelico del mondo perché in lei è la forza creatrice, rigeneratrice, altrice, in lei la bellezza
si fa energia in grado di ornare ed educare, lei è il fulcro armonico su cui giace l’esistenza, su cui
incentrare una riconosciuta accezione del mondo.
Il disegno – raffinato, prezioso, denso di chiaro-scuri e sbalzi plastici, condotto su un andamento
sincopato di linee guizzanti e arabeschi interrotti, segnato di altri tratti grafici e con successivi
interventi di colore e materia – misura accuratamente le cadenze dell’immagine e ne attinge la
dimensione poetica. L’arte riproduce una fisicità perfettamente appagata, e pure al postutto ne lascia
percepire tutto il furore e il suo demonismo. La sua sacra mondanità.
Ecco dunque, emerse da questo alveo vitale, l’immagine e le tre pose si trasferiscono nella
sistemazione fantastica e drammatica della elaborazione digitale su pellicola microforata. Adele
Ceraudo così estende, alimenta il dato visivo, gli fa abitare il fondale scenico dell’appariscenza
da cui traspare il retrostante, superficie lucida e baluginio corrusco ad ammantare di luce la nudità
dell’immagine. Il corpo si fa modificazione d’ombre, snodo di gesti e posture, nebbia d’apparenza
che invece rivela un apparire, l’apparizione della bellezza. E il tormento della sua vaghezza.
E poi, la parola. Un pavimento di scrittura – su cui l’artista ora denuda anima e psiche, su cui dà
corpo e visibilità ad un’intimità di sogni, esperienze, conoscenze – si tende come complemento e
completamento di scambio e partecipazione. Il senso intelligibile e logico dello scritto si sbalza da
e su un altro senso comunicativo, che è quello incantatorio del suo esser segno, dell’aver anch’esso
un corpo fisico esibito a produrre emanazioni sensibili.
L’opera, adesso, vive dello sguardo di chi l’osserva, attiva le interpretazioni e i momenti e l’arte di
Adele Ceraudo sta in fondo in questa capacità di tenere sulla scena di ogni sguardo la simultaneità
e la forza individuale, quel mistero di bellezza e sofferenza che da un corpo femminile, e da una
visione tutta femminile, ci afferma la nostra comune umanità. Ebbene, Guardami.
Francesco Giulio Farachi
Adele Ceraudo, “Guardami”
Inaugurazione: giovedì 19 gennaio ore 18.30
Dal 19 al 25 gennaio 2012
Orario: l’opera è visibile 24 ore su 24
Galleria Opera Unica
Via della Reginella 26, Roma
Contatti: 06.68809645 info@takeawaygallery.it
a cura di Takeawaygallery
Guardami. Il corpo nudo, dettagli di pose esposte, e lo sguardo richiamato, invocato, desiderato. È
un tutt’uno, ed è gioco di scomposizione e ricombinazione, è immagine e significato ed espressione,
è tutto quanto ciò da cui parte Adele Ceraudo per quest’opera unica che è propriamente unica e
sola, intera e completa, compiuta, ma che ugualmente si compone e si distribuisce attraverso lo
spazio, assegnandosi prospettive discontinue. Guardami, l’innesco del disegno apre e si espande al
dinamismo delle sovrapposizioni, le immagini si fondono al fondo di una lontananza, ingigantite e
come scrutate dentro l’anima del loro movimento; per trasferirsi il tutto, e collegarsi e ritrovarsi sul
letto di un fiume fra scrittura e segni, intendimenti e decifrazioni, un tappeto di parole che ancor più
estende il senso e l’attesa dello sguardo. Guardami, perché è dallo sguardo che bisogna partire, e
allo sguardo bisogna arrivare.
Oggi Adele Ceraudo inventa uno spazio per il suo sguardo e per lo sguardo di chi osserva, compone
una scenografia traboccante in cui gli elementi posti davanti agli occhi sono articolazione di un
processo creativo, l’esposizione si perde nella rappresentazione.
Il disegno innanzitutto. Tre riprese di un corpo femminile, tre nudi in sequenza che il disegno
fa scaturire da profondità di toni carnali. Questa donna, questa nudità disarmata e sensuale, è
primaditutto forma per un ideale primigenio di bellezza e armonia, essa è la proporzione visibile
che racchiude e interpreta le fisionomie dell’anima. La “grazia” esteriore è l’involucro smagliante,
simbolo, figura ed essenza di interiorità e presenza. Ma poi, e al tempo stesso, la donna di Ceraudo,
la pelle e gli aspetti, i portamenti e le pose, sono i modi con cui la vita stessa si rappresenta, questa
donna è ombelico del mondo perché in lei è la forza creatrice, rigeneratrice, altrice, in lei la bellezza
si fa energia in grado di ornare ed educare, lei è il fulcro armonico su cui giace l’esistenza, su cui
incentrare una riconosciuta accezione del mondo.
Il disegno – raffinato, prezioso, denso di chiaro-scuri e sbalzi plastici, condotto su un andamento
sincopato di linee guizzanti e arabeschi interrotti, segnato di altri tratti grafici e con successivi
interventi di colore e materia – misura accuratamente le cadenze dell’immagine e ne attinge la
dimensione poetica. L’arte riproduce una fisicità perfettamente appagata, e pure al postutto ne lascia
percepire tutto il furore e il suo demonismo. La sua sacra mondanità.
Ecco dunque, emerse da questo alveo vitale, l’immagine e le tre pose si trasferiscono nella
sistemazione fantastica e drammatica della elaborazione digitale su pellicola microforata. Adele
Ceraudo così estende, alimenta il dato visivo, gli fa abitare il fondale scenico dell’appariscenza
da cui traspare il retrostante, superficie lucida e baluginio corrusco ad ammantare di luce la nudità
dell’immagine. Il corpo si fa modificazione d’ombre, snodo di gesti e posture, nebbia d’apparenza
che invece rivela un apparire, l’apparizione della bellezza. E il tormento della sua vaghezza.
E poi, la parola. Un pavimento di scrittura – su cui l’artista ora denuda anima e psiche, su cui dà
corpo e visibilità ad un’intimità di sogni, esperienze, conoscenze – si tende come complemento e
completamento di scambio e partecipazione. Il senso intelligibile e logico dello scritto si sbalza da
e su un altro senso comunicativo, che è quello incantatorio del suo esser segno, dell’aver anch’esso
un corpo fisico esibito a produrre emanazioni sensibili.
L’opera, adesso, vive dello sguardo di chi l’osserva, attiva le interpretazioni e i momenti e l’arte di
Adele Ceraudo sta in fondo in questa capacità di tenere sulla scena di ogni sguardo la simultaneità
e la forza individuale, quel mistero di bellezza e sofferenza che da un corpo femminile, e da una
visione tutta femminile, ci afferma la nostra comune umanità. Ebbene, Guardami.
Francesco Giulio Farachi
Adele Ceraudo, “Guardami”
Inaugurazione: giovedì 19 gennaio ore 18.30
Dal 19 al 25 gennaio 2012
Orario: l’opera è visibile 24 ore su 24
Galleria Opera Unica
Via della Reginella 26, Roma
Contatti: 06.68809645 info@takeawaygallery.it
19
gennaio 2012
Adele Ceraudo – Guardami
Dal 19 al 25 gennaio 2012
arte contemporanea
Location
OPERA UNICA
Roma, Via Della Reginella, 26, (Roma)
Roma, Via Della Reginella, 26, (Roma)
Orario di apertura
24 ore su 24
Vernissage
19 Gennaio 2012, ore 18.30
Autore