“Bencini cerca di capire il mondo, lentamente immaginando che sia finita l’euforia, e sorprendere così dove la finta vita finisce e dove inizi la realtà e certi abissi nascosti.
D’altronde i sogni sono nelle mani degli angeli, mentre il bestiario umano che egli traduce a colori stordisce e disincanta. Il disegno non manca e si fa tronfio e arabescato, ricucito da maschera su maschera, tragica e provvisoria.
Sorrisi falsi, difese per vendetta, perdoni, chimeriche violenze, il respiro resiste al ludo nevrotico, così il giovane artista veste il suo luna park con l’intelligenza della pittura.
Ecco un estratto di passioni perché ne resti almeno un’eco.
Ma la favola di vita è ormai dipinta tra uno stile conflittuale e l’ingenuità della deriva. Bencini ha esplorato il nostro mondo dell’oggi carpendone il ridicolo. La sua è stata un’invasione mentale affidata all’avanguardia, con la curiosità del turista. Ne emerge uno scenario di gesti e moine, una mitomania”.
CARLO FRANZA