“…Li ho chiamati “PORT-RATS” perché, come i topi, vivevano di notte ed è di notte che li ho fotografati; dopo le loro performance, le loro serate, dopo tutto quello che in un modo o in un altro riuscivano ad esprimere, protagonisti di una Firenze diversa da quella che di giorno si manifestava attraverso stereotipi troppo vincolati alla cultura classica e, spesso, turistica. Mi seguivano in studio quasi all’alba e mi concedevano un fermo immagine della loro personalità, spoglia da quella apparente aggressività esteriore, quasi timida, desiderosi di farsi notare e di conquistare uno spazio in quella città per loro poco ricettiva, pronta ad emarginare “l’altra cultura” alle periferie ed a privilegiare l’apparire all’essere.
Molti di loro ce l’hanno fatta, alcuni si sono fermati, altri sono scomparsi in silenzio, come in silenzio la notte scompare in ogni mattina… ma tutti mi hanno dato qualcosa e tutti hanno lasciato una traccia.
Gli anni ’80 a Firenze erano tutto questo, tanta voglia di esprimersi e di fare, tanta voglia di uscire dagli schemi, di comunicare e di confrontarsi con il mondo. Un fermento positivo, continuativo e sincero, e la semplicità dei loro sguardi nei miei ritratti ne è testimonianza.

Alberto Petra