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Aldo Spoldi / Wal – L’arte mascherata
In mostra opere di Aldo Spoldi e Wal di fine anni settanta inizi ottanta dedicati al carnevale, alla maschera e al simulacro.
Comunicato stampa
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Sabato 30 gennaio , alle 17.30 a Reggio Emilia, l’ Officina delle Arti , in via Brigata Reggio n.29, ospita la mostra Aldo Spoldi e Wal L’arte Mascherata promossa dai Musei Civici di Reggio Emilia per la cura di Loredana Parmesani.
In mostra opere di Aldo Spoldi e Wal di fine anni settanta inizi ottanta dedicati al carnevale, alla maschera e al simulacro. Temi questi che i ricollegano i lavori di Spoldi e Wal al postmoderno, a quel clima che li ha visti, ai loro esordi artistici, impegnati in una ricerca volta a sottolineare il legame fra la pittura e gli altri linguaggi: dalla letteratura al disegno, dalla musica al teatro.
Aldo Spoldi e Wal nel 1979 si erano già incontrati in occasione della mostra dal titolo “Pittura Teatrica” che li vedeva impegnati a precisare quanto la pittura fosse aperta alla molteplicità delle ipotesi compositive, alla commistione dei generi, all’intreccio dei linguaggi. Fra gli anni settanta e ottanta infatti il clima sociale e culturale mutava radicalmente: ciò che accadeva in ambito socio-filosofico e politico aveva un corrispondente molto preciso nell’arte. Dunque mentre crollavano le filosofie e le pratiche marxiste, si facevano avanti, con tutta la loro potenza, le maschere senza volto, i simulacri senza referente. Arte concettuale, body art e atteggiamenti intellettualistici sembravano svanire di fronte a una mascherata pittorica esuberante e policroma. Il disegno, la pittura, le pratiche materiche dell’arte si riaffermavano come piacere dell’immagine liberata dal suo peso ideologico e interessata, invece, al suo potere seduttivo. In Italia, mentre prolifica la Transavanguardia , nasceva dunque il gruppo dei Nuovi Nuovi lanciato da Renato Barilli che, proprio perché più carnevaleschi e multiformi, teoricamente sono più coerenti con il clima di quegli anni.
Dopo un trentennio , e nel momento stesso in cui i principi efficientisti che muovevano le maschere postmoderne vacillano, Spoldi e Wal mostrano oggi i loro lavori dedicati al carnevale, alla maschera e al simulacro in crisi. Il “ Carnevalotto ” di Spoldi sembra un corteo di maschere che ruotano verso un mondo nuovo, le maschere di Wal desiderano la mezzanotte in cui poter rivelare il loro volto carnoso e palpitante.
Entrambi a distanza di anni lanciano segnali di grande attualità d’allarme al mondo nella finzione e sembrano indicarci la ricerca di un referente molto più concreto dello spettacolo postmoderno e delle bolle speculative. E il carnevale costituisce un addio ad una intera società consumistica e spettacolare.
Per info tel 0522 456477
La mezzanotte della maschera
Loredana Parmesani
La mostra che Aldo Spoldi e Wal hanno realizzato in questa occasione è dedicata al carnevale, alla maschera e al simulacro.
Temi questi che immediatamente ricollegano i lavori di Spoldi e Wal al postmoderno, a quel clima che li hanno visti, ai loro esordi artistici, impegnati in una ricerca tesa a mettere in evidenza il legame fra la pittura e la molteplicità dei generi e dei linguaggi: dalla letteratura al disegno, dalla musica al teatro.
In una mostra del 1979, che li ha per la prima volta accomunati, dal titolo “Pittura Teatrica”, i loro lavori erano impegnati a precisare quanto il piano pittorico si ponesse come piano aperto alla molteplicità delle ipotesi compositive, alla commistione dei generi, all’intreccio dei linguaggi.
E’ a cavallo fra gli anni settanta e ottanta che il clima sociale e culturale muta radicalmente, ed è questo il clima che indica le linee della ricerca artistica: mentre crollano le filosofie e le pratiche marxiste si fanno avanti, con tutta la loro potenza, le maschere senza volto, i simulacri senza referente, le legittimazioni senza i grandi racconti della modernità.
Ciò che succede in ambito socio-filosofico e politico ha un corrispondente molto preciso nell’arte.
Arte concettuale, body art e atteggiamenti intellettualistici sembrano venire allontanati davanti al fiorire di una mascherata pittorica esuberante e policroma.
E’ in questo tempo che il disegno, la pittura, le pratiche materiche dell’arte sono rientrate nello spazio che è stato loro. E questo loro rientro si è caratterizzato non più attraverso forme teoretiche, ma come piacere dell’immagine liberata dal suo peso ideologico e interessata, invece, al suo potere seduttivo. L’immagine che si è presentata sulla scena artistica in quegli anni ha rappresentato un’arte felice, un’arte capace di reagire al rigore del decennio precedente attraverso una forza immaginifica aperte ad infinite possibilità, capaci di costruire una miriade di storie offerte allo spettatore.
In Italia, mentre prolifica “selvaggia” la Transavanguardia, nascono i Nuovi Nuovi che, proprio perché più carnevaleschi e multiformi, teoricamente sono più coerenti con il clima di quegli anni.
Spoldi e Wal, dopo trent’anni, e nel momento stesso in cui i principi efficientisti che muovevano le maschere postmoderne vacillano, ci mostrano oggi i loro lavori dedicati al carnevale, alla maschera e al simulacro in crisi.
Il “Carnevalotto” di Spoldi sembra un corteo di maschere che ruotano verso un mondo nuovo, le maschere di Wal desiderano la mezzanotte in cui poter rivelare il loro volto carnoso e palpitante.
Sì, il carnevalotto e le maschere dei due artisti, in accordo con le nuove teorie e contemporanee economie, lanciano segnali d’allarme al mondo nella finzione e sembrano indicarci la ricerca di un referente molto più concreto dello spettacolo postmoderno e delle bolle speculative.
In un periodo quale l’attuale, in cui la performatività del postmoderno è entrata in crisi di calcolo, la festa dello spettacolo quotidiano sta annunciando la sua crisi.
Se intendiamo per postmoderno la riduzione dei grandi racconti filosofici in performatività ed efficienza economica, e se consideriamo che tale funzionamento calcolatorio sia andato in crisi in questo ultimo periodo, allora possiamo pensare provocatoriamente il carnevale come un addio ad una intera società consumistica e spettacolare. Un addio ad un vecchio mondo che annuncia un mondo nuovo, ma che ancora non c’è. Ma nella fantasia c’è già. E’ il mondo che non c’è, l’isola che non c’è, il mondo della fantasia che due artisti, Spoldi e Wal, ci propongono.
Spoldi e Wal, iniziatori italiani dei simulacri e delle superfici che hanno caratterizzato gli anni ottanta, intendono portare a compimento e a conclusione il postmoderno.
Chi vede e ama l’alba, desidera il tramonto in attesa di una nuova alba.
Ecco così che Spoldi e Wal con questa mostra intendono realizzare un carro mascherato, un carnevale capace di portare il movimento artistico cui sono appartenuti al concetto di crisi attuale e di ricercare una nuova possibilità, un nuovo mondo.
In mostra opere di Aldo Spoldi e Wal di fine anni settanta inizi ottanta dedicati al carnevale, alla maschera e al simulacro. Temi questi che i ricollegano i lavori di Spoldi e Wal al postmoderno, a quel clima che li ha visti, ai loro esordi artistici, impegnati in una ricerca volta a sottolineare il legame fra la pittura e gli altri linguaggi: dalla letteratura al disegno, dalla musica al teatro.
Aldo Spoldi e Wal nel 1979 si erano già incontrati in occasione della mostra dal titolo “Pittura Teatrica” che li vedeva impegnati a precisare quanto la pittura fosse aperta alla molteplicità delle ipotesi compositive, alla commistione dei generi, all’intreccio dei linguaggi. Fra gli anni settanta e ottanta infatti il clima sociale e culturale mutava radicalmente: ciò che accadeva in ambito socio-filosofico e politico aveva un corrispondente molto preciso nell’arte. Dunque mentre crollavano le filosofie e le pratiche marxiste, si facevano avanti, con tutta la loro potenza, le maschere senza volto, i simulacri senza referente. Arte concettuale, body art e atteggiamenti intellettualistici sembravano svanire di fronte a una mascherata pittorica esuberante e policroma. Il disegno, la pittura, le pratiche materiche dell’arte si riaffermavano come piacere dell’immagine liberata dal suo peso ideologico e interessata, invece, al suo potere seduttivo. In Italia, mentre prolifica la Transavanguardia , nasceva dunque il gruppo dei Nuovi Nuovi lanciato da Renato Barilli che, proprio perché più carnevaleschi e multiformi, teoricamente sono più coerenti con il clima di quegli anni.
Dopo un trentennio , e nel momento stesso in cui i principi efficientisti che muovevano le maschere postmoderne vacillano, Spoldi e Wal mostrano oggi i loro lavori dedicati al carnevale, alla maschera e al simulacro in crisi. Il “ Carnevalotto ” di Spoldi sembra un corteo di maschere che ruotano verso un mondo nuovo, le maschere di Wal desiderano la mezzanotte in cui poter rivelare il loro volto carnoso e palpitante.
Entrambi a distanza di anni lanciano segnali di grande attualità d’allarme al mondo nella finzione e sembrano indicarci la ricerca di un referente molto più concreto dello spettacolo postmoderno e delle bolle speculative. E il carnevale costituisce un addio ad una intera società consumistica e spettacolare.
Per info tel 0522 456477
La mezzanotte della maschera
Loredana Parmesani
La mostra che Aldo Spoldi e Wal hanno realizzato in questa occasione è dedicata al carnevale, alla maschera e al simulacro.
Temi questi che immediatamente ricollegano i lavori di Spoldi e Wal al postmoderno, a quel clima che li hanno visti, ai loro esordi artistici, impegnati in una ricerca tesa a mettere in evidenza il legame fra la pittura e la molteplicità dei generi e dei linguaggi: dalla letteratura al disegno, dalla musica al teatro.
In una mostra del 1979, che li ha per la prima volta accomunati, dal titolo “Pittura Teatrica”, i loro lavori erano impegnati a precisare quanto il piano pittorico si ponesse come piano aperto alla molteplicità delle ipotesi compositive, alla commistione dei generi, all’intreccio dei linguaggi.
E’ a cavallo fra gli anni settanta e ottanta che il clima sociale e culturale muta radicalmente, ed è questo il clima che indica le linee della ricerca artistica: mentre crollano le filosofie e le pratiche marxiste si fanno avanti, con tutta la loro potenza, le maschere senza volto, i simulacri senza referente, le legittimazioni senza i grandi racconti della modernità.
Ciò che succede in ambito socio-filosofico e politico ha un corrispondente molto preciso nell’arte.
Arte concettuale, body art e atteggiamenti intellettualistici sembrano venire allontanati davanti al fiorire di una mascherata pittorica esuberante e policroma.
E’ in questo tempo che il disegno, la pittura, le pratiche materiche dell’arte sono rientrate nello spazio che è stato loro. E questo loro rientro si è caratterizzato non più attraverso forme teoretiche, ma come piacere dell’immagine liberata dal suo peso ideologico e interessata, invece, al suo potere seduttivo. L’immagine che si è presentata sulla scena artistica in quegli anni ha rappresentato un’arte felice, un’arte capace di reagire al rigore del decennio precedente attraverso una forza immaginifica aperte ad infinite possibilità, capaci di costruire una miriade di storie offerte allo spettatore.
In Italia, mentre prolifica “selvaggia” la Transavanguardia, nascono i Nuovi Nuovi che, proprio perché più carnevaleschi e multiformi, teoricamente sono più coerenti con il clima di quegli anni.
Spoldi e Wal, dopo trent’anni, e nel momento stesso in cui i principi efficientisti che muovevano le maschere postmoderne vacillano, ci mostrano oggi i loro lavori dedicati al carnevale, alla maschera e al simulacro in crisi.
Il “Carnevalotto” di Spoldi sembra un corteo di maschere che ruotano verso un mondo nuovo, le maschere di Wal desiderano la mezzanotte in cui poter rivelare il loro volto carnoso e palpitante.
Sì, il carnevalotto e le maschere dei due artisti, in accordo con le nuove teorie e contemporanee economie, lanciano segnali d’allarme al mondo nella finzione e sembrano indicarci la ricerca di un referente molto più concreto dello spettacolo postmoderno e delle bolle speculative.
In un periodo quale l’attuale, in cui la performatività del postmoderno è entrata in crisi di calcolo, la festa dello spettacolo quotidiano sta annunciando la sua crisi.
Se intendiamo per postmoderno la riduzione dei grandi racconti filosofici in performatività ed efficienza economica, e se consideriamo che tale funzionamento calcolatorio sia andato in crisi in questo ultimo periodo, allora possiamo pensare provocatoriamente il carnevale come un addio ad una intera società consumistica e spettacolare. Un addio ad un vecchio mondo che annuncia un mondo nuovo, ma che ancora non c’è. Ma nella fantasia c’è già. E’ il mondo che non c’è, l’isola che non c’è, il mondo della fantasia che due artisti, Spoldi e Wal, ci propongono.
Spoldi e Wal, iniziatori italiani dei simulacri e delle superfici che hanno caratterizzato gli anni ottanta, intendono portare a compimento e a conclusione il postmoderno.
Chi vede e ama l’alba, desidera il tramonto in attesa di una nuova alba.
Ecco così che Spoldi e Wal con questa mostra intendono realizzare un carro mascherato, un carnevale capace di portare il movimento artistico cui sono appartenuti al concetto di crisi attuale e di ricercare una nuova possibilità, un nuovo mondo.
30
gennaio 2010
Aldo Spoldi / Wal – L’arte mascherata
Dal 30 gennaio al 28 febbraio 2010
arte contemporanea
Location
OFFICINA DELLE ARTI
Reggio Nell'emilia, Via Brigata Reggio, 29, (Reggio Nell'emilia)
Reggio Nell'emilia, Via Brigata Reggio, 29, (Reggio Nell'emilia)
Orario di apertura
dal giovedì alla domenica - ore 16.00/20.00
Vernissage
30 Gennaio 2010, ore 17.30
Autore
Curatore