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Alessandra Cassinelli – Oris Hiatus
Un lavoro surreale ed ironico dietro quale affiorano le problematiche umane e relazionali che interessano da tempo Alessandra Cassinelli che ha lavorato a lungo in centri di recupero nell’ambito del disagio e della malattia mentale.
Comunicato stampa
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Uomini a cena, elegantemente vestiti, seduti ad un tavolo luminoso.
I commensali si imboccano reciprocamente con lunghissimi cucchiai trasparenti. Parlano lingue diverse e sembrano interessati alla conversazione, nella quale intrecciano frasi ed argomenti a noi incomprensibili.
Un lavoro surreale ed ironico dietro quale affiorano le problematiche umane e relazionali che interessano da tempo Alessandra Cassinelli che ha lavorato a lungo in centri di recupero nell'ambito del disagio e della malattia mentale e ha utilizzato l'arte terapia nel suo rapporto con i malati.
“I vecchi che nutrono i giovani, poi i ruoli si capovolgono, a volte i ruoli nascono già capovolti, come popoli che si prendono cura di altri popoli o non se ne prendono affatto, come madri, come animali - uccelli”, dice A.lessandra Cassinelli a proposito del suo lavoro.
All'origine del suo lavoro, la necessita di mostrare che l'essenza della socialità è il bisogno di riconoscimento.
L’autoconservazione e l’istinto sessuale per Freud, la visione di un mondo governato dalla fame e dall’amore ancor prima per Schiller. In questa problematica si può inserire il lavoro di Alessandra Cassinelli: nutrire l'altro è ricerca del legame.
E’ stato detto in molti modi, William James nel Principles of Psychology scrive “ l'io sociale dell'uomo è il riconoscimento che ha dagli altri. La più grande punizione, sarebbe che l'essere umano fosse messo nella società e lasciato inosservato dagli altri membri".
“Il riconoscimento della nostra esistenza è la prima condizione di ogni convivenza”, dice Tzvetan Todorov, Michael Balint da parte sua : "l'altro per me è come aria fuori e dentro di me", oppure in modo ancor più appassionato il “non posso essere me stesso se non sono anche l’altro” di Hugo von Hofmannsthal.
I lunghi cucchiai utilizzati servono forse per mantenere una distanza nei rapporti interpersonali, o forse a superare le distanze, ad avvicinare. L'utilizzo di lingue diverse, di argomenti diversi, dice del bisogno di comunicare e della difficoltà dell’ascoltare.
Questi gesti, questi atteggiamenti fanno pensare anche alla logica insita nello spirito di dono che costituisce il “fenomeno sociale totale” per eccellenza.
Dare, ricevere, ricambiare sono anche le parole che spiegano lo spirito di dono, teorizzato per la prima volta negli anni 50 da Marcel Mauss nel suo Essai sur le don attraverso la descrizione della pratica del potlàc, studiato da Franz Boas presso gli indiani del Nordovest americano, e l’analogo kula, descritto da Bronislaw Malinowski in Argonauts of the Western Pacific.
Nel nutrire e nell’essere nutriti il legame può essere più importante del cibo, e in modo più ampio: l’essenza del dono non è l’oggetto regalato ma il legame che esso stabilisce.
I rapporti interpersonali sono da sempre al centro del lavoro di Alessandra Cassinelli, tra i suoi ultimi lavori ricordiamo Venezia 2001-2003, una stampa di 40 metri raffigurante gente immobile, ripresa da dietro forzatamene vicina e senza comunicazione.
Nel 2004 la performance che ha dato vita al video dal titolo Guelta (pozza d’acqua sahariana) ha come soggetto un altro atto ripetitivo, una donna in una piscina richiude acqua in sacchi trasparenti fino saturarne lo spazio.
I commensali si imboccano reciprocamente con lunghissimi cucchiai trasparenti. Parlano lingue diverse e sembrano interessati alla conversazione, nella quale intrecciano frasi ed argomenti a noi incomprensibili.
Un lavoro surreale ed ironico dietro quale affiorano le problematiche umane e relazionali che interessano da tempo Alessandra Cassinelli che ha lavorato a lungo in centri di recupero nell'ambito del disagio e della malattia mentale e ha utilizzato l'arte terapia nel suo rapporto con i malati.
“I vecchi che nutrono i giovani, poi i ruoli si capovolgono, a volte i ruoli nascono già capovolti, come popoli che si prendono cura di altri popoli o non se ne prendono affatto, come madri, come animali - uccelli”, dice A.lessandra Cassinelli a proposito del suo lavoro.
All'origine del suo lavoro, la necessita di mostrare che l'essenza della socialità è il bisogno di riconoscimento.
L’autoconservazione e l’istinto sessuale per Freud, la visione di un mondo governato dalla fame e dall’amore ancor prima per Schiller. In questa problematica si può inserire il lavoro di Alessandra Cassinelli: nutrire l'altro è ricerca del legame.
E’ stato detto in molti modi, William James nel Principles of Psychology scrive “ l'io sociale dell'uomo è il riconoscimento che ha dagli altri. La più grande punizione, sarebbe che l'essere umano fosse messo nella società e lasciato inosservato dagli altri membri".
“Il riconoscimento della nostra esistenza è la prima condizione di ogni convivenza”, dice Tzvetan Todorov, Michael Balint da parte sua : "l'altro per me è come aria fuori e dentro di me", oppure in modo ancor più appassionato il “non posso essere me stesso se non sono anche l’altro” di Hugo von Hofmannsthal.
I lunghi cucchiai utilizzati servono forse per mantenere una distanza nei rapporti interpersonali, o forse a superare le distanze, ad avvicinare. L'utilizzo di lingue diverse, di argomenti diversi, dice del bisogno di comunicare e della difficoltà dell’ascoltare.
Questi gesti, questi atteggiamenti fanno pensare anche alla logica insita nello spirito di dono che costituisce il “fenomeno sociale totale” per eccellenza.
Dare, ricevere, ricambiare sono anche le parole che spiegano lo spirito di dono, teorizzato per la prima volta negli anni 50 da Marcel Mauss nel suo Essai sur le don attraverso la descrizione della pratica del potlàc, studiato da Franz Boas presso gli indiani del Nordovest americano, e l’analogo kula, descritto da Bronislaw Malinowski in Argonauts of the Western Pacific.
Nel nutrire e nell’essere nutriti il legame può essere più importante del cibo, e in modo più ampio: l’essenza del dono non è l’oggetto regalato ma il legame che esso stabilisce.
I rapporti interpersonali sono da sempre al centro del lavoro di Alessandra Cassinelli, tra i suoi ultimi lavori ricordiamo Venezia 2001-2003, una stampa di 40 metri raffigurante gente immobile, ripresa da dietro forzatamene vicina e senza comunicazione.
Nel 2004 la performance che ha dato vita al video dal titolo Guelta (pozza d’acqua sahariana) ha come soggetto un altro atto ripetitivo, una donna in una piscina richiude acqua in sacchi trasparenti fino saturarne lo spazio.
27
settembre 2004
Alessandra Cassinelli – Oris Hiatus
Dal 27 settembre al 20 ottobre 2004
giovane arte
Location
CAREOF – FABBRICA DEL VAPORE
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al sabato dalle 15 alle 19
Vernissage
27 Settembre 2004, ore 18,30. La performance inizierà alle ore 19,30
Curatore