La mostra si suddivide in due filoni esplorativi distinti:

La macrofotografia povera, realizzata con tecniche di ripresa ad alto
ingrandimento difficili ma a basso costo e già pubblicata in tutto il
mondo, dagli Stati Uniti all'Australia, è caratterizzata da colori
forti e contrasti esasperati e coglie nella bellezza del loro ambiente
naturale insetti congelati in pochi millimetri di profondità di campo,
che, incuriositi almeno quanto il fotografo, studiano quello che li
circonda e si lasciano immortalare in pose eleganti e delicate. Grandi
stampe digitali per piccole creature, spesso calpestate ed ignorate.

In aperto contrasto nella seconda parte dell'esposizione Alessandro
Fais studia l'essere umano nell'ambiente che lui ha deciso di crearsi,
l'essere umano che sceglie, che interpreta e che si erge, scatto dopo
scatto, a simbolo della sua specie. Abbandona i colori, le immagini
diventano sogno, si evolvono sempre più distintamente verso una
visione creativa ed interpretativa di un mondo fatto di concetti
espressi con forza attraverso immagini rappresentative e simboliche
della società contemporanea.

Nato nel capitale della Barbagia nell'autunno del 1978, Alessandro
Fais, riunisce la passione materna per l'arte con quella paterna della
tecnica in una continua ricerca fotografica che si esprime attraverso
serie radicalmente differenti tra di loro ma omogeneamente ricercate
sia nei particolari sia nel gusto dell'immagine nella sua interezza.
Autodidatta ed esploratore ama violare le regole rispettando la storia
visiva per consentire all'immaginario collettivo comune di evolvere
verso nuovi orizzonti interpretativi, libero dai preconcetti e dalle
regole del passato che vengono così rigorosamente rispettate e
contemporaneamente e spudoratamente violate.