e'da alcuni anni,ormai,che osservo con rinnovata attenzione
i fatti dell arte attuale scorgendo in essi i segni sempre
piu evidenti e determinanti di un atteggiamento o,
meglio,di una intenzionalita' nuovamente concentrata sulla pittura in
quanto pittura e nn piu quale veicolo di una espressivita'
immediata,spontanea,selvaggia,o di una esigenza di racconto
e di fabulazione o,ancora,di una inclinazione verso la
meumoria storica e le forme dell arte del passato.del
resto,la lettura che giovanni accame ci ha proposto dell' opera di gamba e' gia chiaramente orientata in tal senso quando scrive che la pittura qui nn si pone solo come voce
parlante,ma anche come mediazione di se stessa.una
pittura,dunque,che nn concede nulla alle parole d ordine ricorrenti fino a qualche tempo fa,che nn si abbandona
ai facili piaceri della manualita'e alle suggestioni
consolatorie degli anacronismi:una pittura consapevole
delle proprie responsabilita' intellettuali,fredda e
appassionatanello stesso tempo,in una parola
laica.e di questa rinnovata capacita' di costruzione,in nome di
una razionalita'che nn pretende di governare le accidentalita'
del reale ma di accoglierle come parte integrante e
determinante del proprio essere e del proprio fare, l
opera di gamba ci da oggi un esempio chiaro e convincente.
Filiberto Menna