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Alfredo Sosabravo
Una mostra dedicata al Maestro Cubano Alfredo Sosabravo organizzata dal Comitato di Rigore Artistico di Albisola Savona in collaborazione con Ceramiche Pierluca, Ceramiche San Giorgio e Fabbrica Casa Museo G. Mazzotti 1903
Comunicato stampa
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Collaborazioni
Albisola è abituata ad allestire mostre dedicate ad artisti che svolgono la loro principale attività in Albisola o che vengono sulle rive del Sansobbia per “fare” ceramica. Ma forse un po’ meno è abituata ad allestire mostre di un artista che ha lavorato in tre fabbriche differenti.
O, per dirla meglio, non ricordo che tre aziende abbiano mai organizzato insieme una mostra di uno stesso artista.
Da parte loro, gli artisti, per quanto riguarda il rapporto con le fabbriche ceramiche, si possono dividere in due categorie: quelli che lavorano in un’unica fabbrica e quelli che si muovono con spirito d’avventura da una all’altra. Sono due “tipologie psicologiche” distinte. I primi si “accasano” perché trovano l’ambiente a loro più confacente, si sentono a loro agio in una determinata situazione e su questo rapporto si forma nel tempo un legame profondo fra artista, titolare e maestranze della fabbrica. Altri, invece, si spostano da una manifattura all’altra, a volte per esigenze tecniche, altre volte per spirito d’avventura artistica o anche per determinare una loro indipendenza e un ruolo maggiormente forte rispetto alla capacità ceramica che la fornace mette a disposizione.
Impostazioni diverse di lavorare, di approcciarsi al binomio arte/ceramica.
Su questo impianto scenico le aziende tendono a essere “gelose” dei “loro” artisti, tendono benevolmente e amabilmente a portare sempre nuovi e più artisti nei loro laboratori, non solo per una mera ragione economica, ma anche e soprattutto per quella giusta ambizione che permette agli artigiani di amare il proprio lavoro e di dedicarvisi con passione.
Ebbene, la mostra omaggio ad Alfredo Sosobravo rompe questo schema.
Sono sempre stato ispirato al dialogo fra i ceramisti - quelli di buon senso naturalmente, che per altro ci sono, eccome - perché reputo che la chiusura della conoscenza tecnica, professionale, manageriale all’interno dell’azienda sia un limite allo sviluppo. Nell’era della globalizzazione non ha più senso proteggere la conoscenza, cosa che avveniva certamente sino alla metà del secolo scorso.
Questa mia teoria probabilmente sarà criticata: immagino che a livello industriale i brevetti svolgeranno la loro funzione per molto tempo e neppure mi pecco di affermare la necessità di aprire ogni libro alla concorrenza, ma sicuramente l’individuazione di un terreno di dialogo, di confronto, di scambi fra produttori è un’opportunità di sviluppo.
Alfredo Sosabravo, in occasione di ogni soggiorno in Albisola, ha cura di frequentare più fabbriche, costruendo così anche una solida amicizia con esse e questa sua apertura a collaborare con più fabbriche, forse derivante dal suo spirito artistico internazionale e da un “vivere” cubano attento agli equilibri del dinamismo, mi ha portato a proporre alle Ceramiche San Giorgio e alla Pierluca di organizzare questa mostra che ha nelle sue pieghe, oltre all’omaggio al grande maestro, anche gli aspetti che ho illustrato.
La risposta è stata immediata e, senza bisogno di dirlo, favorevole rimarcando, se mai ce ne fosse stato bisogno, la disponibilità alla collaborazione fra aziende che sanno guardare oltre e che hanno, come nel caso della San Giorgio, esteso la propria fama ben al di là dei confini Albisolesi.
Tullio 28 novembre 2009
Sosabravo a Pozzo Garitta 11
Vibrazioni di vita e di colore
Quando il signor Palomar, il protagonista del romanzo di Italo Calvino, si trova in viaggio nell’America Latina a visitare i resti di un antico tempio Maya, è ossessionato dalla presenza di un personaggio, una guida turistica, che, davanti a un ricorrente graffito appartenente alla civiltà Maya, ripete la frase: “Non si sa cosa significa”. Mentre il signor Palomar, a quei segni, saprebbe attribuire tanti, profondi, significati. Ma forse, il mistero della cultura latino americana, fatta di colori e luci, di vita e di morte, non può essere del tutto compresa da chi quel mondo non l’ha vissuto sino in fondo.
Una simile sensazione si ha osservando le opere di Alfredo Sosabravo, dove l’atmosfera cubana avvolge di fascino e mistero i volti dei suoi personaggi, nonostante le influenze cosmopolite, frutto dei viaggi che l’artista ha compiuto in tutto il mondo, siano entrate a far parte del suo linguaggio. Sosabravo, nato a Sagua La Grande nel 1930, già patria di Wifredo Lam, ha viaggiato a lungo sperimentando forme sempre nuove, tradotte attraverso vari materiali: la pittura in primis, ma anche la grafica, la scultura in bronzo, il vetro. E poi la ceramica, conosciuta in Italia, amata ad Albisola. La mostra allestita a Pozzo Garitta 11 costituisce un omaggio all’incontro tra l’arte di Sosabravo e la ceramica con opere realizzate presso tre manifatture albisolesi: la Fabbrica Mazzotti 1903, le Ceramiche San Giorgio, le Ceramiche Pierluca.
Piatti e sfere rappresentano non soltanto il supporto, bensì la porta per avere accesso all’universo lussureggiante dell’artista cubano, fatto di volti, di vegetazione rigogliosa, di animali variopinti. Come un moderno Arcimboldo, Sosabravo “costruisce” personaggi agglomerando segni, linee, colori, animali. È il caso di uno dei due piatti realizzati da Dario Bevilacqua, Ceramiche Pierluca, dove il volto di profilo di un uomo, privo della bocca, è dato da poche linee essenziali: grosso naso, occhio attonito, guancia che lascia intravvedere sole e mare e, sul capo, un pesce. Uomo e pesce sono uniti da una linea di contorno rossa e nera che ricorda il vibrante “uomo radioattivo” di Keith Haring. Un linguaggio ricorrente quello del muralismo e del graffitismo in Sosabravo, dove le figure in primo piano e lo sfondo si accavallano e aggrovigliano, senza dimenticare mai una figurazione arcaica, azteca o maya, fatta di segni e simbologie provenienti da un’antica tradizione dove religione e mito scendevano accanto all’uomo per gioco, per rabbia, per amore.
Altro elemento ricorrente, la carica di energia e di dinamismo che pervade le sue figure. Nel volto di donna, raffigurato nel piatto realizzato presso la Fabbrica Mazzotti 1903, elemento prorompente sono i capelli al vento della figura femminile, che fanno pensare a una corsa dove a farsi trasportare è un simpatico uccellino che si confonde con la guancia del personaggio. Sempre più dirompente, però, si fa la voglia di andare oltre la bidimensionalità pittorica, alla ricerca di una terza dimensione che renda ancora più libero il movimento. Se un primo passaggio verso la tridimensionalità si legge nelle due sfere che Sosabravo ha realizzato sempre da Ceramiche Pierluca – due volti d’uomo con occhiali e inserti simili a pezze in tessuto, elementi spesso inseriti nei collage pittorici – il passo ulteriore avviene nei piatti realizzati da Giovanni Poggi e Tullio Mazzotti dove piccoli elementi e applicazioni arricchiscono il significato dell’opera. Si tratta di oggettini in terracotta e cocci di maiolica che l’artista inserisce nel piatto, citando una delle sue tecniche privilegiate, il collage. Incontrato mentre lavorava, l’estate scorsa, presso la Fabbrica Mazzotti 1903 insieme al suo fedele collaboratore, René Palenzuela con cui opera da 35 anni, Sosabravo aveva detto a proposito: “Amo la ceramica, in cui cerco di infondere la mia personalità creando un’unità tra arte e tecnica. Nei miei colori, nei miei disegni c’è ottimismo, positività, fiducia verso l’essere umano. Spesso arricchisco la mia arte con collage e inserti. Nei piatti in ceramica ho voluto inserire brandelli di storia delle fabbriche albisolesi, cocci, avanzi, ma anche piccoli simboli provenienti dalla cultura cubana. Un incontro tra due mondi sullo sfondo dei miei soggetti più cari: animali, insetti variopinti, vegetazione”.
Il suo legame con Albisola è sottolineato anche dalla testimonianza di Giovanni Poggi che ricorda, come lo stesso Sosabravo gli raccontò, la voglia dell’artista cubano di entrare a lavorare alle Ceramiche San Giorgio, ma anche le remore a presentarsi a causa della timidezza. “Poi, tramite l’amico Alfredo Ferra, - ricorda Giovanni Poggi – si propose e il giorno successivo iniziò a lavorare da noi”. Un legame forte tra Sosabravo e le tre fabbriche, ma soprattutto un vincolo tra l’artista e il mondo albisolese che, lungo la passeggiata a mare “Eugenio Montale” di Superiore, accoglie una sua scultura in bronzo dal titolo “Ercole vecchio”.
Albisola e Pozzo Garitta abbracciano ancora una volta l’artista cubano per tuffarsi nei colori vitali della sua arte, alla ricerca del significato che si cela dietro ai suoi personaggi. Per scoprire i pensieri che si muovono nella testa delle sue donne e dei suoi uomini, mossi da fremiti di vita e insieme incastonati come sculture nel frontone di un tempio non sacro, ma del vivere quotidiano. Per scoprire, ancora, se il suo mondo ludico celi un velo di emozione dietro ai visi senza bocche, con grossi occhi tondeggianti, un po’ stupiti, di certo intenti a osservare. Per carpire, infine, i segreti del suo universo, per non accettare il “non si sa cosa significa” del signor Palomar, alla ricerca del varco per penetrare nel mondo dei colori, delle vibrazioni, del gioco, ma soprattutto dell’arte di Sosabravo.
Silvia Campese
Le Ceramiche Pierluca, nate nel 1989 per iniziativa di Giuseppe Bepi Mazzotti e Clara Biagi, proseguono la loro attività dal 2006 con Dario Bevilacqua.
La manifattura accanto alla produzione negli stili classici affianca la collaborazione con artisti provenienti da ogni parte del mondo riscontrando un buon successo da parte dei collezionisti e della critica. Alfredo Sosabravo, frequenta la bottega già dalla fine degli anni '90, dove esegue opere pittoriche e scultoree con la costante assistenza di Renè Palenzuela, anch'esso cubano. È del 2001 la pubblicazione del volume “11 omaggi a Pierluca” che ricordava, postumo, il decennale di attività della manifattura, in quell’occasione venne allestita nella Piazzetta dei Leuti un’esposizione con opere di : Aurelio Caminati, Carlos Carlè, Sergio Dangelo, Ansgar Elde, Gianni Celano Giannici, Ho-Can, Lele Luzzati, Roger Selden, Raimondo Sirotti, Alfredo Sosabravo, Ernesto Treccani. La prerogativa della Pierluca è che la materia ceramica è, e dovrà sempre essere, messa a disposizione di coloro che "fanno" arte.
In questi anni, specialmente dal 2000 a oggi, abbiamo avuto l’occasione di raccontare in diversi contesti e eventi culturali, la favolosa storia delle Ceramiche San Giorgio. Tutto iniziò il 23 aprile del 1958 quando lo scultore Eliseo Salino e il torniante Giovanni Poggi decisero di aprire una fornace. La nuova attività si sarebbe basata non solo sulla produzione artigianale ma anche e soprattutto su quella artistica. L’abilità e la fama di Salino e di Poggi nel settore erano già molto conosciute e ammirate cosicché la loro fantastica avventura nacque e proseguì sotto i migliori auspici. Tra gli artisti ospitati nella manifattura meritano di essere citati alcuni tra i più noti, il poeta ceramista Farfa (Vittorio Osvaldo Tommasini), Gallizio Pinot, Asger Jorn, Agenore Fabbri, Wifredo Lam, Lucio Fontana, Aligi Sassu, Serge Vandercam, Ansgar Elde, Emilio Scanavino, Mario Rossello, Gianni Dova, Gigi Caldanzano e potrebbe proseguire poiché gli artisti sono stati oltre 180 e ogni pittore che ha frequentato la bottega albisolese ha lasciato una traccia non solo nel mondo dell’arte ma anche nella sfera affettiva. Osservando le foto storiche dell’archivio riguardante la San Giorgio, si ha la percezione che il tempo si sia fermato: infatti tutto è rimasto come nel 1958. Ma in realtà basta assistere al ritmo vertiginoso di chi vi opera per capire che l’universo della ceramica va oltre con passione, competenza e anche con l’aiuto della scienza e della tecnica più evolute e perfezionate. Il continuo alternarsi di artisti che vanno e vengono portando con sé novità sperimentali, contribuisce a far diventare la fabbrica anche un centro di promozione culturale. Nel 2008 la San Giorgio ha festeggiato i suoi primi cinquant’anni di attività. Nell’occasione è stato pubblicato il volume “La storia delle Ceramiche San Giorgio” a cura di Luciano Caprile e di Simona Poggi che ripercorre la vicenda storica e umana della fornace e dei suoi protagonisti. Nel nuovo millennio la San Giorgio prosegue con nuova linfa la sua attività artistica e artigianale con l’apporto del figlio Matteo Poggi torniante , della ceramista Silvana Priametto, della pittrice Luisa Delfino e del fondatore della manifattura Giovanni Poggi.
La Fabbrica Casa Museo G. Mazzotti 1903 è stata fondata nel 1903 da Giuseppe Bausin Mazzotti che inizia l’attività a Pozzo Garitta in Albisola. Quattro sono le generazioni che vi hanno lavorato. La fornace nel suo secolo di vita ha saputo affermarsi per la sua produzione di alta qualità, oggetti tradizionali e innovativi che oggi sono ricercati dal collezionismo, e anche per la collaborazione con i grandi artisti del Novecento testimoniata dall’apertura nel 1987 del primo Museo della ceramica in Albisola. Fabbrica Casa Museo è il simbolo di un concetto progettuale dove la produzione, l’abitazione di famiglia e la testimonianza storica trovano collocazione nello stesso edificio. Oggi l’azione della Giuseppe Mazzotti 1903 è ampia, infatti accanto alla produzione di ceramiche tradizionali e di design per l’arredamento della casa e per l’oggettistica aziendale viene svolta un’importante attività culturale attraverso la gestione del Museo. La lavorazione avviene come sempre con procedimento lavorativo manuale e con la stessa identica passione.
Albisola è abituata ad allestire mostre dedicate ad artisti che svolgono la loro principale attività in Albisola o che vengono sulle rive del Sansobbia per “fare” ceramica. Ma forse un po’ meno è abituata ad allestire mostre di un artista che ha lavorato in tre fabbriche differenti.
O, per dirla meglio, non ricordo che tre aziende abbiano mai organizzato insieme una mostra di uno stesso artista.
Da parte loro, gli artisti, per quanto riguarda il rapporto con le fabbriche ceramiche, si possono dividere in due categorie: quelli che lavorano in un’unica fabbrica e quelli che si muovono con spirito d’avventura da una all’altra. Sono due “tipologie psicologiche” distinte. I primi si “accasano” perché trovano l’ambiente a loro più confacente, si sentono a loro agio in una determinata situazione e su questo rapporto si forma nel tempo un legame profondo fra artista, titolare e maestranze della fabbrica. Altri, invece, si spostano da una manifattura all’altra, a volte per esigenze tecniche, altre volte per spirito d’avventura artistica o anche per determinare una loro indipendenza e un ruolo maggiormente forte rispetto alla capacità ceramica che la fornace mette a disposizione.
Impostazioni diverse di lavorare, di approcciarsi al binomio arte/ceramica.
Su questo impianto scenico le aziende tendono a essere “gelose” dei “loro” artisti, tendono benevolmente e amabilmente a portare sempre nuovi e più artisti nei loro laboratori, non solo per una mera ragione economica, ma anche e soprattutto per quella giusta ambizione che permette agli artigiani di amare il proprio lavoro e di dedicarvisi con passione.
Ebbene, la mostra omaggio ad Alfredo Sosobravo rompe questo schema.
Sono sempre stato ispirato al dialogo fra i ceramisti - quelli di buon senso naturalmente, che per altro ci sono, eccome - perché reputo che la chiusura della conoscenza tecnica, professionale, manageriale all’interno dell’azienda sia un limite allo sviluppo. Nell’era della globalizzazione non ha più senso proteggere la conoscenza, cosa che avveniva certamente sino alla metà del secolo scorso.
Questa mia teoria probabilmente sarà criticata: immagino che a livello industriale i brevetti svolgeranno la loro funzione per molto tempo e neppure mi pecco di affermare la necessità di aprire ogni libro alla concorrenza, ma sicuramente l’individuazione di un terreno di dialogo, di confronto, di scambi fra produttori è un’opportunità di sviluppo.
Alfredo Sosabravo, in occasione di ogni soggiorno in Albisola, ha cura di frequentare più fabbriche, costruendo così anche una solida amicizia con esse e questa sua apertura a collaborare con più fabbriche, forse derivante dal suo spirito artistico internazionale e da un “vivere” cubano attento agli equilibri del dinamismo, mi ha portato a proporre alle Ceramiche San Giorgio e alla Pierluca di organizzare questa mostra che ha nelle sue pieghe, oltre all’omaggio al grande maestro, anche gli aspetti che ho illustrato.
La risposta è stata immediata e, senza bisogno di dirlo, favorevole rimarcando, se mai ce ne fosse stato bisogno, la disponibilità alla collaborazione fra aziende che sanno guardare oltre e che hanno, come nel caso della San Giorgio, esteso la propria fama ben al di là dei confini Albisolesi.
Tullio 28 novembre 2009
Sosabravo a Pozzo Garitta 11
Vibrazioni di vita e di colore
Quando il signor Palomar, il protagonista del romanzo di Italo Calvino, si trova in viaggio nell’America Latina a visitare i resti di un antico tempio Maya, è ossessionato dalla presenza di un personaggio, una guida turistica, che, davanti a un ricorrente graffito appartenente alla civiltà Maya, ripete la frase: “Non si sa cosa significa”. Mentre il signor Palomar, a quei segni, saprebbe attribuire tanti, profondi, significati. Ma forse, il mistero della cultura latino americana, fatta di colori e luci, di vita e di morte, non può essere del tutto compresa da chi quel mondo non l’ha vissuto sino in fondo.
Una simile sensazione si ha osservando le opere di Alfredo Sosabravo, dove l’atmosfera cubana avvolge di fascino e mistero i volti dei suoi personaggi, nonostante le influenze cosmopolite, frutto dei viaggi che l’artista ha compiuto in tutto il mondo, siano entrate a far parte del suo linguaggio. Sosabravo, nato a Sagua La Grande nel 1930, già patria di Wifredo Lam, ha viaggiato a lungo sperimentando forme sempre nuove, tradotte attraverso vari materiali: la pittura in primis, ma anche la grafica, la scultura in bronzo, il vetro. E poi la ceramica, conosciuta in Italia, amata ad Albisola. La mostra allestita a Pozzo Garitta 11 costituisce un omaggio all’incontro tra l’arte di Sosabravo e la ceramica con opere realizzate presso tre manifatture albisolesi: la Fabbrica Mazzotti 1903, le Ceramiche San Giorgio, le Ceramiche Pierluca.
Piatti e sfere rappresentano non soltanto il supporto, bensì la porta per avere accesso all’universo lussureggiante dell’artista cubano, fatto di volti, di vegetazione rigogliosa, di animali variopinti. Come un moderno Arcimboldo, Sosabravo “costruisce” personaggi agglomerando segni, linee, colori, animali. È il caso di uno dei due piatti realizzati da Dario Bevilacqua, Ceramiche Pierluca, dove il volto di profilo di un uomo, privo della bocca, è dato da poche linee essenziali: grosso naso, occhio attonito, guancia che lascia intravvedere sole e mare e, sul capo, un pesce. Uomo e pesce sono uniti da una linea di contorno rossa e nera che ricorda il vibrante “uomo radioattivo” di Keith Haring. Un linguaggio ricorrente quello del muralismo e del graffitismo in Sosabravo, dove le figure in primo piano e lo sfondo si accavallano e aggrovigliano, senza dimenticare mai una figurazione arcaica, azteca o maya, fatta di segni e simbologie provenienti da un’antica tradizione dove religione e mito scendevano accanto all’uomo per gioco, per rabbia, per amore.
Altro elemento ricorrente, la carica di energia e di dinamismo che pervade le sue figure. Nel volto di donna, raffigurato nel piatto realizzato presso la Fabbrica Mazzotti 1903, elemento prorompente sono i capelli al vento della figura femminile, che fanno pensare a una corsa dove a farsi trasportare è un simpatico uccellino che si confonde con la guancia del personaggio. Sempre più dirompente, però, si fa la voglia di andare oltre la bidimensionalità pittorica, alla ricerca di una terza dimensione che renda ancora più libero il movimento. Se un primo passaggio verso la tridimensionalità si legge nelle due sfere che Sosabravo ha realizzato sempre da Ceramiche Pierluca – due volti d’uomo con occhiali e inserti simili a pezze in tessuto, elementi spesso inseriti nei collage pittorici – il passo ulteriore avviene nei piatti realizzati da Giovanni Poggi e Tullio Mazzotti dove piccoli elementi e applicazioni arricchiscono il significato dell’opera. Si tratta di oggettini in terracotta e cocci di maiolica che l’artista inserisce nel piatto, citando una delle sue tecniche privilegiate, il collage. Incontrato mentre lavorava, l’estate scorsa, presso la Fabbrica Mazzotti 1903 insieme al suo fedele collaboratore, René Palenzuela con cui opera da 35 anni, Sosabravo aveva detto a proposito: “Amo la ceramica, in cui cerco di infondere la mia personalità creando un’unità tra arte e tecnica. Nei miei colori, nei miei disegni c’è ottimismo, positività, fiducia verso l’essere umano. Spesso arricchisco la mia arte con collage e inserti. Nei piatti in ceramica ho voluto inserire brandelli di storia delle fabbriche albisolesi, cocci, avanzi, ma anche piccoli simboli provenienti dalla cultura cubana. Un incontro tra due mondi sullo sfondo dei miei soggetti più cari: animali, insetti variopinti, vegetazione”.
Il suo legame con Albisola è sottolineato anche dalla testimonianza di Giovanni Poggi che ricorda, come lo stesso Sosabravo gli raccontò, la voglia dell’artista cubano di entrare a lavorare alle Ceramiche San Giorgio, ma anche le remore a presentarsi a causa della timidezza. “Poi, tramite l’amico Alfredo Ferra, - ricorda Giovanni Poggi – si propose e il giorno successivo iniziò a lavorare da noi”. Un legame forte tra Sosabravo e le tre fabbriche, ma soprattutto un vincolo tra l’artista e il mondo albisolese che, lungo la passeggiata a mare “Eugenio Montale” di Superiore, accoglie una sua scultura in bronzo dal titolo “Ercole vecchio”.
Albisola e Pozzo Garitta abbracciano ancora una volta l’artista cubano per tuffarsi nei colori vitali della sua arte, alla ricerca del significato che si cela dietro ai suoi personaggi. Per scoprire i pensieri che si muovono nella testa delle sue donne e dei suoi uomini, mossi da fremiti di vita e insieme incastonati come sculture nel frontone di un tempio non sacro, ma del vivere quotidiano. Per scoprire, ancora, se il suo mondo ludico celi un velo di emozione dietro ai visi senza bocche, con grossi occhi tondeggianti, un po’ stupiti, di certo intenti a osservare. Per carpire, infine, i segreti del suo universo, per non accettare il “non si sa cosa significa” del signor Palomar, alla ricerca del varco per penetrare nel mondo dei colori, delle vibrazioni, del gioco, ma soprattutto dell’arte di Sosabravo.
Silvia Campese
Le Ceramiche Pierluca, nate nel 1989 per iniziativa di Giuseppe Bepi Mazzotti e Clara Biagi, proseguono la loro attività dal 2006 con Dario Bevilacqua.
La manifattura accanto alla produzione negli stili classici affianca la collaborazione con artisti provenienti da ogni parte del mondo riscontrando un buon successo da parte dei collezionisti e della critica. Alfredo Sosabravo, frequenta la bottega già dalla fine degli anni '90, dove esegue opere pittoriche e scultoree con la costante assistenza di Renè Palenzuela, anch'esso cubano. È del 2001 la pubblicazione del volume “11 omaggi a Pierluca” che ricordava, postumo, il decennale di attività della manifattura, in quell’occasione venne allestita nella Piazzetta dei Leuti un’esposizione con opere di : Aurelio Caminati, Carlos Carlè, Sergio Dangelo, Ansgar Elde, Gianni Celano Giannici, Ho-Can, Lele Luzzati, Roger Selden, Raimondo Sirotti, Alfredo Sosabravo, Ernesto Treccani. La prerogativa della Pierluca è che la materia ceramica è, e dovrà sempre essere, messa a disposizione di coloro che "fanno" arte.
In questi anni, specialmente dal 2000 a oggi, abbiamo avuto l’occasione di raccontare in diversi contesti e eventi culturali, la favolosa storia delle Ceramiche San Giorgio. Tutto iniziò il 23 aprile del 1958 quando lo scultore Eliseo Salino e il torniante Giovanni Poggi decisero di aprire una fornace. La nuova attività si sarebbe basata non solo sulla produzione artigianale ma anche e soprattutto su quella artistica. L’abilità e la fama di Salino e di Poggi nel settore erano già molto conosciute e ammirate cosicché la loro fantastica avventura nacque e proseguì sotto i migliori auspici. Tra gli artisti ospitati nella manifattura meritano di essere citati alcuni tra i più noti, il poeta ceramista Farfa (Vittorio Osvaldo Tommasini), Gallizio Pinot, Asger Jorn, Agenore Fabbri, Wifredo Lam, Lucio Fontana, Aligi Sassu, Serge Vandercam, Ansgar Elde, Emilio Scanavino, Mario Rossello, Gianni Dova, Gigi Caldanzano e potrebbe proseguire poiché gli artisti sono stati oltre 180 e ogni pittore che ha frequentato la bottega albisolese ha lasciato una traccia non solo nel mondo dell’arte ma anche nella sfera affettiva. Osservando le foto storiche dell’archivio riguardante la San Giorgio, si ha la percezione che il tempo si sia fermato: infatti tutto è rimasto come nel 1958. Ma in realtà basta assistere al ritmo vertiginoso di chi vi opera per capire che l’universo della ceramica va oltre con passione, competenza e anche con l’aiuto della scienza e della tecnica più evolute e perfezionate. Il continuo alternarsi di artisti che vanno e vengono portando con sé novità sperimentali, contribuisce a far diventare la fabbrica anche un centro di promozione culturale. Nel 2008 la San Giorgio ha festeggiato i suoi primi cinquant’anni di attività. Nell’occasione è stato pubblicato il volume “La storia delle Ceramiche San Giorgio” a cura di Luciano Caprile e di Simona Poggi che ripercorre la vicenda storica e umana della fornace e dei suoi protagonisti. Nel nuovo millennio la San Giorgio prosegue con nuova linfa la sua attività artistica e artigianale con l’apporto del figlio Matteo Poggi torniante , della ceramista Silvana Priametto, della pittrice Luisa Delfino e del fondatore della manifattura Giovanni Poggi.
La Fabbrica Casa Museo G. Mazzotti 1903 è stata fondata nel 1903 da Giuseppe Bausin Mazzotti che inizia l’attività a Pozzo Garitta in Albisola. Quattro sono le generazioni che vi hanno lavorato. La fornace nel suo secolo di vita ha saputo affermarsi per la sua produzione di alta qualità, oggetti tradizionali e innovativi che oggi sono ricercati dal collezionismo, e anche per la collaborazione con i grandi artisti del Novecento testimoniata dall’apertura nel 1987 del primo Museo della ceramica in Albisola. Fabbrica Casa Museo è il simbolo di un concetto progettuale dove la produzione, l’abitazione di famiglia e la testimonianza storica trovano collocazione nello stesso edificio. Oggi l’azione della Giuseppe Mazzotti 1903 è ampia, infatti accanto alla produzione di ceramiche tradizionali e di design per l’arredamento della casa e per l’oggettistica aziendale viene svolta un’importante attività culturale attraverso la gestione del Museo. La lavorazione avviene come sempre con procedimento lavorativo manuale e con la stessa identica passione.
28
novembre 2009
Alfredo Sosabravo
Dal 28 novembre all'otto dicembre 2009
arte contemporanea
Location
POZZO GARITTA 11
Albissola Marina, Piazza Pozzo Garitta, 11, (Savona)
Albissola Marina, Piazza Pozzo Garitta, 11, (Savona)
Orario di apertura
ore 17-19.30 chiuso lun 30 nov mar mer 1-2 dicembre
Vernissage
28 Novembre 2009, ore 17.30
Autore