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Allegory of the cave
La mostra a cura di Guillaume Von Holden affronta l’attuale ricerca di un nucleo di artisti che, attraverso linguaggi spesso distanti, determina un sistema di traduzione semantica in grado di preservare l’immagine originale, la matrice, generando infine sottili spostamenti di senso.
Comunicato stampa
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“Allegory of the cave” nasce dalla collaborazione tra “Quattrocentometriquadri gallery” (Ancona), sede che ospita il progetto, e “Zelle Arte Contemporanea” (Palermo). La mostra a cura di Guillaume Von Holden affronta l’attuale ricerca di un nucleo di artisti che, attraverso linguaggi spesso distanti, determina un sistema di traduzione semantica in grado di preservare l’immagine originale, la matrice, generando infine sottili spostamenti di senso.
Che si tratti della pittura minore dell’800 o della ritrattistica d’epoca romana, di vecchi giocattoli recuperati tra le macerie o di anonimi archivi fotografici, così come di testi medici e scientifici, ogni fascinazione da cui germogliano le opere di “Allegory of the cave” si compone all’interno di complesse relazioni, in un tempo primordiale, archetipico, rituale.
Il “Mito della caverna” (La Repubblica, libro VII), la più conosciuta tra le allegorie di Platone, è probabilmente il pretesto più adatto per affrontare un’indagine sulla natura stessa della realtà, attraverso la codifica e la rappresentazione mentale degli oggetti del mondo di cui l’uomo non è in grado di ottenere la verità, conoscendo esclusivamente una copia di questa, ovvero l’effetto che la realtà esterna esercita sulle nostre menti.
Così se Giuseppe Adamo, Francesco Balsamo e Daniele Villa servendosi di piccoli instabili collage costruiscono continue zone di bilico fisico e/o psicologico, Massimiliano Pelletti e Orazio Battaglia - attraverso un microframmento di memoria storica il primo, un simbolo multilayer il secondo - sembrano piuttosto strizzare l’occhio a quell’infinità di oggetti-ombra capaci di illudere i prigionieri sostituendosi drasticamente alla realtà.
Realtà declinata in forme liquide ed evanescenti da Vito Stassi, Francesco Surdi e Federico Lupo che segnando possibili, silenziose vie di fuga innescano un violento black-out temporale. Espediente a cui ricorrono infine anche Sergio Zavattieri e Filippos Tsitsopoulos, ma lì dove Zavattieri, grazie all’uso mimetico del mezzo fotografico, altera il tempo in pura astrazione, il greco Tsitsopoulos inscena una decadente pièce teatrale proiettata dalla luce accecante dell’enorme fuoco acceso all’interno della caverna.
In collaborazione con Zelle Arte Contemporanea.
Che si tratti della pittura minore dell’800 o della ritrattistica d’epoca romana, di vecchi giocattoli recuperati tra le macerie o di anonimi archivi fotografici, così come di testi medici e scientifici, ogni fascinazione da cui germogliano le opere di “Allegory of the cave” si compone all’interno di complesse relazioni, in un tempo primordiale, archetipico, rituale.
Il “Mito della caverna” (La Repubblica, libro VII), la più conosciuta tra le allegorie di Platone, è probabilmente il pretesto più adatto per affrontare un’indagine sulla natura stessa della realtà, attraverso la codifica e la rappresentazione mentale degli oggetti del mondo di cui l’uomo non è in grado di ottenere la verità, conoscendo esclusivamente una copia di questa, ovvero l’effetto che la realtà esterna esercita sulle nostre menti.
Così se Giuseppe Adamo, Francesco Balsamo e Daniele Villa servendosi di piccoli instabili collage costruiscono continue zone di bilico fisico e/o psicologico, Massimiliano Pelletti e Orazio Battaglia - attraverso un microframmento di memoria storica il primo, un simbolo multilayer il secondo - sembrano piuttosto strizzare l’occhio a quell’infinità di oggetti-ombra capaci di illudere i prigionieri sostituendosi drasticamente alla realtà.
Realtà declinata in forme liquide ed evanescenti da Vito Stassi, Francesco Surdi e Federico Lupo che segnando possibili, silenziose vie di fuga innescano un violento black-out temporale. Espediente a cui ricorrono infine anche Sergio Zavattieri e Filippos Tsitsopoulos, ma lì dove Zavattieri, grazie all’uso mimetico del mezzo fotografico, altera il tempo in pura astrazione, il greco Tsitsopoulos inscena una decadente pièce teatrale proiettata dalla luce accecante dell’enorme fuoco acceso all’interno della caverna.
In collaborazione con Zelle Arte Contemporanea.
04
maggio 2011
Allegory of the cave
Dal 04 al 29 maggio 2011
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
QUATTROCENTOMETRIQUADRI GALLERY
Ancona, Via Magenta, 15, (Ancona)
Ancona, Via Magenta, 15, (Ancona)
Orario di apertura
giovedì, venerdì, sabato: ore 18.30-20.00;
domenica: ore 11.30-13.00;
e su prenotazione
Vernissage
4 Maggio 2011, ore 18.00
Autore
Curatore