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Ana Benavides, Why are we so afraid of feeling?
Milano – L.U.P.O. è orgogliosa di presentare “Why are we so afraid of feeling?”, la prima personale di Ana Benavides, curata da Marta Orsola Sironi e ospitata in galleria da giovedì 26 ottobre al 13 gennaio 2024.
Comunicato stampa
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Milano - L.U.P.O. è orgogliosa di presentare “Why are we so afraid of feeling?”, la prima personale di Ana Benavides, curata da Marta Orsola Sironi e ospitata in galleria da giovedì 26 ottobre al 13 gennaio 2024. La mostra presenta una nuova serie di dipinti realizzati dopo il degree show dell'artista al Royal College of Art nel luglio 2023.
Ana Benavides è nata a Monterrey, nel nord del Messico, nel 1996 e, prima di trasferirsi a Londra nel 2021, ha vissuto la maggior parte della sua vita nella regione, caratterizzata da una natura rigogliosa e da tradizioni radicate. In questa sua terra natia, di matrice profondamente conservatrice e cattolica, la gioiosa esuberanza dell'ambiente e dei costumi si scontra con la costante repressione sessuale ed emotiva. Le donne in particolare sono ancora fortemente soggiogate da ruoli e comportamenti predeterminati, e sono ben lontane da qualsiasi possibilità di esplorare la propria sessualità liberamente e senza tabù.
D’altro canto, citando "The Radicality of Love" di Srećko Horvat, nella cacofonia del mondo capitalistico occidentale, segnato dall'iperconnettività e dalla sorveglianza di massa, viviamo in un'epoca di “cold intimacies". Tutto, anche l'amore, è a portata di mano, servito su un piatto d'argento e sprecato in una freddezza generalizzata dei sentimenti. Oggigiorno, non siamo più in grado più prenderci il tempo di prestare ascoloto alle nostre emozioni, di lasciarle libere, esprimerle ed elaborarle.
Ana Benavides non può accettare queste due facce della stessa repressione emotiva. Vuole di più. “Why are we so afraid of feeling?” è la domanda da cui parte il suo percorso artistico. Ana dipinge sul pavimento, guidata dalla musica, educando i suoi sentimenti a tornare a galla e correre liberi sulla tela. Le sue opere sono come un'esplosione, una liberazione, e mirano a far percepire qualcosa allo spettatore. Il suo intento è di mettere in contatto le persone e rompere i loro scudi di fredda apatia attraverso l’arte.
La ricerca dell'artista si basa su tre elementi chiave: la texture, il gesto e il colore.
La texture è fondamentale, è ciò che fa sì che lo spettatore usi i sensi per identificarsi con le opere. Quelle di Benavides sono tele che chiedono di essere toccate, accarezzate e ci guidano ad esperire un particolare tipo di emozione attraverso di esse.
Al contrario, la gestualità che dalla mano si propaga nella pennellata permette ad Ana Benavides di tradurre tutto ciò che sente attraverso il proprio corpo. Dipingere per lei è una performance che coinvolge tutto il suo fisico. L'artista danza sulla tela, immersa in una determinata sensazione o emozione: ciò che conta per lei non è il risultato finale, ma il qui e ora. Lo stesso qui e ora che spera di comunicare al pubblico.
Infine, il colore è il fulcro del processo. Ana Benavides è nata con i colori: quelli dell'esuberante flora e fauna del suo Paese natale, della sua biodiversità naturale, e dei mercati di strada con i loro tessuti, materiali e artigianato artistico. Inoltre, fondamentali per lei sono gli studi di Kandinsky sui colori, la musica e le emozioni e il loro ruolo nel metterci in relazione con il nostro io spirituale. La sua opinione è che ogni colore abbia la sua propria energia e possa attraverso di essa aiutarci ad provare qualcosa.
“Why are we so afraid of feeling?” è una mostra che porta al centro gioia e positività. Lo spazio della galleria si trasforma in una fiorente foresta messicana dove siamo tutti invitati a riconnetterci al nostro io più profondo e a liberarci da ogni repressione, abbracciando finalmente il potere dei nostri sentimenti.
Ana Benavides è nata a Monterrey, nel nord del Messico, nel 1996 e, prima di trasferirsi a Londra nel 2021, ha vissuto la maggior parte della sua vita nella regione, caratterizzata da una natura rigogliosa e da tradizioni radicate. In questa sua terra natia, di matrice profondamente conservatrice e cattolica, la gioiosa esuberanza dell'ambiente e dei costumi si scontra con la costante repressione sessuale ed emotiva. Le donne in particolare sono ancora fortemente soggiogate da ruoli e comportamenti predeterminati, e sono ben lontane da qualsiasi possibilità di esplorare la propria sessualità liberamente e senza tabù.
D’altro canto, citando "The Radicality of Love" di Srećko Horvat, nella cacofonia del mondo capitalistico occidentale, segnato dall'iperconnettività e dalla sorveglianza di massa, viviamo in un'epoca di “cold intimacies". Tutto, anche l'amore, è a portata di mano, servito su un piatto d'argento e sprecato in una freddezza generalizzata dei sentimenti. Oggigiorno, non siamo più in grado più prenderci il tempo di prestare ascoloto alle nostre emozioni, di lasciarle libere, esprimerle ed elaborarle.
Ana Benavides non può accettare queste due facce della stessa repressione emotiva. Vuole di più. “Why are we so afraid of feeling?” è la domanda da cui parte il suo percorso artistico. Ana dipinge sul pavimento, guidata dalla musica, educando i suoi sentimenti a tornare a galla e correre liberi sulla tela. Le sue opere sono come un'esplosione, una liberazione, e mirano a far percepire qualcosa allo spettatore. Il suo intento è di mettere in contatto le persone e rompere i loro scudi di fredda apatia attraverso l’arte.
La ricerca dell'artista si basa su tre elementi chiave: la texture, il gesto e il colore.
La texture è fondamentale, è ciò che fa sì che lo spettatore usi i sensi per identificarsi con le opere. Quelle di Benavides sono tele che chiedono di essere toccate, accarezzate e ci guidano ad esperire un particolare tipo di emozione attraverso di esse.
Al contrario, la gestualità che dalla mano si propaga nella pennellata permette ad Ana Benavides di tradurre tutto ciò che sente attraverso il proprio corpo. Dipingere per lei è una performance che coinvolge tutto il suo fisico. L'artista danza sulla tela, immersa in una determinata sensazione o emozione: ciò che conta per lei non è il risultato finale, ma il qui e ora. Lo stesso qui e ora che spera di comunicare al pubblico.
Infine, il colore è il fulcro del processo. Ana Benavides è nata con i colori: quelli dell'esuberante flora e fauna del suo Paese natale, della sua biodiversità naturale, e dei mercati di strada con i loro tessuti, materiali e artigianato artistico. Inoltre, fondamentali per lei sono gli studi di Kandinsky sui colori, la musica e le emozioni e il loro ruolo nel metterci in relazione con il nostro io spirituale. La sua opinione è che ogni colore abbia la sua propria energia e possa attraverso di essa aiutarci ad provare qualcosa.
“Why are we so afraid of feeling?” è una mostra che porta al centro gioia e positività. Lo spazio della galleria si trasforma in una fiorente foresta messicana dove siamo tutti invitati a riconnetterci al nostro io più profondo e a liberarci da ogni repressione, abbracciando finalmente il potere dei nostri sentimenti.
26
ottobre 2023
Ana Benavides, Why are we so afraid of feeling?
Dal 26 ottobre 2023 al 13 gennaio 2024
arte contemporanea
Location
L.U.P.O. – Lorenzelli Upcoming Projects Organisation
Milano, Corso Buenos Aires, 2, (MI)
Milano, Corso Buenos Aires, 2, (MI)
Orario di apertura
Tue – Sat, 11 a.m. – 7 p.m
Vernissage
26 Ottobre 2023, 18-21
Sito web
Autore
Curatore