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Andrea Moneta
Andrea Moneta scolpisce volti. Volti? Sarebbe meglio dire parti di volti.
Comunicato stampa
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Con il Patrocinio di Provincia di Genova e Comune di Genova, s’inaugura nella sede dell’Associazione Culturale SATURA (Piazza Stella 5/1, Genova), Sabato 26 febbraio 2005 alle ore 17.00, la mostra personale di Andrea Moneta. A cura di Alfonso Maurizio Iacono.
Andrea Moneta scolpisce volti. Volti? Sarebbe meglio dire parti di volti. Mezza faccia, una bocca, un viso coperto da un elmo, un altro, femminile, con un copricapo che è quasi un drappo. Da cosa si nascondono questi volti? Cosa nascondono? Perché Moneta ce ne mostra soltanto delle parti ? Quel che copre i volti è pietra, pietra non finita, pietra poco prima della forma. Perché questo esitare della forma? Sta emergendo dalla pietra e noi la vediamo in questi volti semi nascosti che certamente ci appariranno interi? Oppure stanno rifugiandosi nella pietra, quasi fosse un utero in cui proteggersi dal mondo. Vi è come una sospensione nella scelta tra l'emergere, l'affermare di esistere, il prendere forma compiuta, e l'immergersi, il nascondersi, il ritornare verso l'informe. A me pare che sia questa intelligente ambiguità a caratterizzare le sculture di Andrea Moneta, che in un certo senso trascende la singola opera per comunicarci quel che è insito nella rappresentazione stessa, una contraddittorietà, un'ambiguità che implica fondamentalmente due cose: da un lato l'espandersi del confine tra pietra e volto fino a diventare non una linea di separazione ma una linea che congiunge forma e non-forma; dall'altro il calmo dinamismo che quell' espandersi del confine porta con sé. Vi è come un movimento di cui non si conosce la direzione (la forma verso la non-forma? la non-forma verso la forma?) che toglie perspicuità ai volti. Perché i volti e non i corpi? Mi domando se non vi sia come un sottile timore dell'individuazione (un'individuazione quale soltanto un volto ci può dare) che ha a che fare, forse, con il contrasto tra il desiderio di autonomia individuale e il desiderio di protezione, come se un'autonomia potesse affermarsi e esprimersi come tale soltanto all'interno di relazioni con gli altri che qui sono tuttavia la non-forma, il passaggio di fronte a cui il volto esita, oscillando tra il suo distinguersi dal resto del mondo e il suo rifugiarsi nel mondo.
Andrea Moneta scolpisce volti. Volti? Sarebbe meglio dire parti di volti. Mezza faccia, una bocca, un viso coperto da un elmo, un altro, femminile, con un copricapo che è quasi un drappo. Da cosa si nascondono questi volti? Cosa nascondono? Perché Moneta ce ne mostra soltanto delle parti ? Quel che copre i volti è pietra, pietra non finita, pietra poco prima della forma. Perché questo esitare della forma? Sta emergendo dalla pietra e noi la vediamo in questi volti semi nascosti che certamente ci appariranno interi? Oppure stanno rifugiandosi nella pietra, quasi fosse un utero in cui proteggersi dal mondo. Vi è come una sospensione nella scelta tra l'emergere, l'affermare di esistere, il prendere forma compiuta, e l'immergersi, il nascondersi, il ritornare verso l'informe. A me pare che sia questa intelligente ambiguità a caratterizzare le sculture di Andrea Moneta, che in un certo senso trascende la singola opera per comunicarci quel che è insito nella rappresentazione stessa, una contraddittorietà, un'ambiguità che implica fondamentalmente due cose: da un lato l'espandersi del confine tra pietra e volto fino a diventare non una linea di separazione ma una linea che congiunge forma e non-forma; dall'altro il calmo dinamismo che quell' espandersi del confine porta con sé. Vi è come un movimento di cui non si conosce la direzione (la forma verso la non-forma? la non-forma verso la forma?) che toglie perspicuità ai volti. Perché i volti e non i corpi? Mi domando se non vi sia come un sottile timore dell'individuazione (un'individuazione quale soltanto un volto ci può dare) che ha a che fare, forse, con il contrasto tra il desiderio di autonomia individuale e il desiderio di protezione, come se un'autonomia potesse affermarsi e esprimersi come tale soltanto all'interno di relazioni con gli altri che qui sono tuttavia la non-forma, il passaggio di fronte a cui il volto esita, oscillando tra il suo distinguersi dal resto del mondo e il suo rifugiarsi nel mondo.
26
febbraio 2005
Andrea Moneta
Dal 26 febbraio al 16 marzo 2005
arte contemporanea
Location
SATURA – PALAZZO STELLA
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 16.30-19. Chiuso lunedì e festivi
Vernissage
26 Febbraio 2005, ore 17
Autore
Curatore