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Andrea Silicati – Ancona città tra terra e mare
Come le trame delle carte giapponesi, la naturalezza del segno ed i sorprendenti colori utilizzati da Andrea Silicati rappresentano il significante del suo carattere espressivo, così l’opera arricchisce il suo significato con il contributo e il confronto di chi la città vive, progetta, ama.
Comunicato stampa
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“Ancona città tra terra e mare” è evento di particolare rilievo che segna simbolicamente, come prima offerta artistica e culturale, la restituzione alla città e alla fruizione di un luogo di grande interesse storico: Palazzo degli Anziani. Ed è con questa consapevolezza e soddisfazione che presentiamo la mostra pittorica di Andrea Silicati capace, proprio per le sue caratteristiche espressive, di leggere in modo originale scorci e volumi architettonici della città e di coinvolgerla con la qualità della sua arte.
L’arte che si esprime e diviene progetto da condividere, che parla alla società.
Prospettive architettoniche e funzione degli edifici come sinapsi della città, come paesaggi mentali, come luoghi sociali o metafisici, come “segni particolari” sulla carta d’identità.
La ricerca pittorica dell’artista marchigiano Andrea Silicati parte da questa percezione della città, dalle sue forme consuete o più nuove. E come forma d’energia pulita e pura, la vena artistica di Silicati crea connessioni tra ambiti e discipline diverse. Silicati è artista vero, fortemente presente alla realtà, attento ai suggerimenti, creatore di suggestioni che sollecita a se stesso e alla realtà che lo circonda.
Sono i motivi che distinguono il lavoro dell’artista jesino, insieme al felicissimo segno che con perizia e leggerezza restituisce brani di una poesia che pervade, al di là della “bellezza” di un luogo, l’aria di una città con profumi buoni o anche meno piacevoli e rassicuranti ma pur sempre familiari.
Ecco allora che “Ancona città tra terra e mare” non è solo un’esposizione di opere d’arte di alto valore, ma anche uno speciale tributo alla città, attraverso la rappresentazione franca dei suoi luoghi. Un tributo che parte dalle finestre del ritrovato Palazzo degli Anziani e, come un refolo di vento leggero e delicato accarezza facce antiche e moderne, di pietra e muratura, di mare e di cemento, di metalliche superfici opache o di lucenti vetrine commerciali.
Come le trame delle carte giapponesi, la naturalezza del segno ed i sorprendenti colori utilizzati da Andrea Silicati rappresentano il significante del suo carattere espressivo, così l’opera arricchisce il suo significato con il contributo e il confronto di chi la città vive, progetta, ama.
Andrea Silicati
Nato e residente a Jesi
Studio - Via Saponari, 2 – 60035 JESI (An)
Tel. 340.7725990
e-mail silico@virgilio.it
www.andreasilicati.it
CRONOLOGIA ESSENZIALE
2010 – CATANIA - settembre – opera segnalata al CELESTE PRIZE.
2010 – SENIGALLIA - dal 14 al 30 marzo – “Andropocèo”, personale di pittura alla galleria Portfolio di Senigallia, a cura di Gianluca Marziani.
2010 – JESI - dal 6 al 14 febbraio – Silicati presenta l’opera finalista al PREMIO TERNA 02 a Jesi, in collaborazione con Il Comune di Jesi e Pinacoteca Civica, presso il Museo delle Arti della Stampa.
2009 – ROMA - Finalista PREMIO TERNA 02, categoria Megawatt (opera in catalogo).
2009 – SAN BENEDETTO DEL TRONTO - dal 19 al 30 settembre – personale: Occhio dorato scura pazienza, presso la PALAZZINA AZZURRA di San Benedetto del Tronto, a cura di Valerio Dehò, organizzata dal Comune di San Benedetto del Tronto.
2009 – SAN BENEDETTO DEL TRONTO - dal 4 luglio al 22 luglio – collettiva: il Mito: da Andy Wharol a Mario Schifano alla Digtal Art presso la PALAZZINA AZZURRA di San Benedetto del Tronto, organizzata dal Comune di San Benedetto del Tronto e dalla Galleria Arte Sgarro – Lonigo (VI)
2009 – FANO - dal 27 giugno al 19 luglio - personale di pittura: Anér andro(po)s 0.2, presso la Galleria Exhibition Art Gallery, Fano, a cura di Gian Ruggero Manzoni.
2008 – JESI - dal 6 novembre al 13 dicembre – personale di pittura: “JESI, LA CITTA’ MOLTEPLICE” presso Palazzo dei Convegni a Jesi con il Patrocinio del Comune di Jesi, a cura di Roberto Gigli.
2006 – LECCE - dal 29 aprile al 4 giugno – collettiva di pittura alla “quarta triennale d’arte sacra contemporanea” presso il Seminario Arcivescovile di Lecce.
2005 – FIRENZE - dal 10 al 12 settembre – collettiva di pittura presso il “Palagio di Parte Guelfa” di Firenze organizzata dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Firenze.
2004 – JESI - dal 17 al 21 agosto – “Immacolata J4” Evento artistico collettivo per la città di Jesi. Installazione presso la “Sala Maggiore” del Palazzo della Signoria di Jesi.
Ancona, ancora.
Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone.
(Italo Calvino)
Qual è il volto di una città? Quello che rimane delle sue vedute, delle sue caratteristiche storico-artistiche più evidenti o invece una città è qualcosa che si deposita addosso mentre la si percorre e che non viene più via una volta tornati a casa?
Le città hanno un’anima, non c’è dubbio, sono diverse le une dalle altre perché in loro vi è qualcosa di profondamente individuale, qualcosa di fisico oltre che di spirituale.. Molte città sono uniche, le città di mare in particolare perché nessun mare è uguale ad un altro e non ci sono le nebbie delle pianure a renderle omogenee e invisibili. Tante cose sembrano coincidere, ma nessuna è uguale ad un’altra, forse simile, ma vi sono sempre storie diverse, tracce, scorci, dimenticanze, luci che non sono sovrapponibili. Davanti al mare non basta un campanile a fare la differenza, tutto è diverso anche se legato da relazioni interne: Napoli, Marsiglia, Genova, Ancona, Taranto, sono città sempre in attesa di un anabasi, di un viaggio, di un movimento seppure dello sguardo
Per Andrea Silicati Ancona, è come la Roma di Enzo Cucchi: un’altra città, non la propria, un’altra visione. Questo scarto evita proprio quel sottofondo di sentimentalismo che tante volte incrina lo sguardo e lo confonde con il ricordo. Invece, in questo caso abbiamo una ricostruzione fedele quanto immaginaria della città dorica, tutte e due le cose contemporaneamente. Tutti gli scorci sono riconoscibili, ma senza che venga mai meno l’idea di fondo che consiste nel dare non certo una visione sommaria, quanto un’identità soffusa. In fondo la scommessa era propria quella di lavorare su di un tema impervio, rischioso. Cos’è una città se non i suoi monumenti, le sue icone, le sue cartoline? I suoi abitanti sono diversi e non è necessario rappresentarli?
Silicati è riuscito nel duplice risultato di andare oltre lo schematismo delle immagini, e di restituire qualcosa che appunto resta dentro, quell’ identità che dà odore alle città e che le mescola con l’immaginario di un’idea fissa e ricorrente. In fondo ha adoperato una tecnica che Walter Benjamin ha descritto a proposito di Parigi, una città è fatta di metafore, la si può avvicinare con delicatezza solo ricordando altre cose. Il diverso, l’altro possono rischiare di restare in conoscibili se non vi è l’aiuto delle cose note, della memoria intesa come paradigma su cui misurare la novità. Si procede dal conosciuto all’ignoto per gradi, a meno che non arrivi una sorta di rivelazione, che spalanca il sipario della realtà, un satori, una porta che si apre improvvisamente.
Andrea Silicati ha usato come paragone proprio la pittura, cioè la sua memoria, la sua passione, la sua vita. Non poteva fare diversamente in quanto Ancona, ancora una volta ha posto delle condizioni, anche di fuggevolezza come accade spesso con le città di mare, in cui la luce cambia le forme, il tramonto fa dimenticare l’alba o viceversa. La pittura atmosferica, ampia, ma anche estremamente precisa e puntuale di Silicati, ha saputo catturare ciò che è degno di nota, i segni che l’uomo vi ha saputo costruire.
Da’altra parte l’artista di Jesi ha una sua propria personalità costruita anche sulla messa a punto di una tecnica che gli ha consentito di uscire dalla tradizione, ma di restare sempre dentro la pittura. Il suo è uno stile visionario in cui l’uso del contagocce per distribuire cromatismi sulla carta giapponese dà una parvenza di luce soffusa, di matericità quasi imponderabile a scenari vivibili e vissuti. Le carte montate a strati sulla tela danno la sensazione di una stratigrafia anche storica, come appunto la città nel suoi plurimillenari percorsi, ma sono anche specchio di una condensazione, di un accumulo. Queste opere non sono uno sguardo solo, ma molti sguardi messi insieme. La stessa vaghezza tra pittura e disegno tipica dell’artista sottolinea la sfumatura, la nuance, quel qualcosa che c’è ma non è evidente che spesso una città come Ancona sospesa tra terra e mare suggerisce.
In fondo, Silicati rende evidente con la sua arte e la sua tecnica quanto nei “ritratti di città” il paesaggio in senso classico c’entri poi poco. Nel senso che l’identità di una città, il suo odore e il suo umore, sono virtù che non si prestano ad essere metaforizzate in campagne e linee d’orizzonte. Le città possiedono una duplice natura di esseri antichi in profonda e continua trasformazione, quanto quella di avere delle solide strutture, di essere contenitori di segni indelebili. Da qui il Passetto, il Teatro delle muse, il porto, ma anche quelle novità del paesaggio cittadino che appartengono più concretamente e veracemente alla realtà. Non è una questione di bellezza, e questo Silicati lo ha capito da subito. Non ha voluto fare delle immagini piacevoli, delle “rappresentazioni”, ma si è immerso in un viaggio immaginario e allucinato dentro un’idea di città che l’ossessionava, che lo affascinava. La sua Ancona è bella e drammatica, giocata su filo della raffinatezza e del gioco tra le sovrapposizioni, tra i segni, tra i cromatismi che gli appartengono anche se in precedenza quasi sempre avvolti attorno al corpo umano.
Il segno disfatto e irregolare dava ai corpi una classicità piena di omissioni. Era una traccia evidente nei ricami d’intensità rosse, verdi, gialle e blu ma aumentava l’idea di una temporalità rinchiusa nella pittura. Silicati dà vita ad un feeling continuo tra la materia dell’arte e la composizione. Il tempo, le varie esecuzioni, il montaggio rientrano in una poetica che esalta sia la presa diretta sulla realtà, l’impressione è che sia la ricostruzione di un universo personale. Questo lavoro sulla città, sulla non completamente sua città, gli ha consentito di sviluppare la sua pittura ridando un senso ai molteplici significanti architettonici, ai luoghi simbolo che diventano elementi di un viaggio sentimentale. Legato all’ analiticità di una tradizione europea post espressionista da un lato e ad un’ evoluzione del pattern painting, le sue opere vengono fuori da una sintesi tra intuizione e scrupolosa e attenta ri/composizione. La sua tendenza al non monumentale, affiancata alla memoria storica del giapponismo, lo ha condotto a legare in una scelta tecnica e stilistica eredità sospese tra oriente e occidente, Schiele e Ukiyo-e. E allora si comprende come l’occasione di realizzare il ritratto di una città come Ancona sia stata perfetta per la sua sensibilità, perfetta anche per il fatto che la città dorica è essa stessa una cerniera tra le due sponde dell’Adriatico, la metafora del rispecchiamento tra Est ed Ovest. Ed è anche interessante che Andrea Silicati non abbia saturato i suoi quadri cercando una le composizioni, ma sia rimasto e della alla sua scelta di liberare il bianco per dare respiro alle opere, ma per riprendere quella sensazione che coglie chi si affaccia al mare, al suo infinto respiro. Anche questa non è una semplice coincidenza, ma qualcosa che fa di questa serie di lavori sulla città una visione che unisce l’effettualità delle “cartoline”, delle memorabilia, con una materia viva e aerea. L’artista non chiude le interpretazioni, non costringe lo spettatore alla passività, ma lo invita a sognare, a creare un proprio sogno della città, a rileggere i segni che la storia le ha lasciato addosso, come un vestito o come un tessuto che non nasconde ma rivela.
Valerio Dehò
L’arte che si esprime e diviene progetto da condividere, che parla alla società.
Prospettive architettoniche e funzione degli edifici come sinapsi della città, come paesaggi mentali, come luoghi sociali o metafisici, come “segni particolari” sulla carta d’identità.
La ricerca pittorica dell’artista marchigiano Andrea Silicati parte da questa percezione della città, dalle sue forme consuete o più nuove. E come forma d’energia pulita e pura, la vena artistica di Silicati crea connessioni tra ambiti e discipline diverse. Silicati è artista vero, fortemente presente alla realtà, attento ai suggerimenti, creatore di suggestioni che sollecita a se stesso e alla realtà che lo circonda.
Sono i motivi che distinguono il lavoro dell’artista jesino, insieme al felicissimo segno che con perizia e leggerezza restituisce brani di una poesia che pervade, al di là della “bellezza” di un luogo, l’aria di una città con profumi buoni o anche meno piacevoli e rassicuranti ma pur sempre familiari.
Ecco allora che “Ancona città tra terra e mare” non è solo un’esposizione di opere d’arte di alto valore, ma anche uno speciale tributo alla città, attraverso la rappresentazione franca dei suoi luoghi. Un tributo che parte dalle finestre del ritrovato Palazzo degli Anziani e, come un refolo di vento leggero e delicato accarezza facce antiche e moderne, di pietra e muratura, di mare e di cemento, di metalliche superfici opache o di lucenti vetrine commerciali.
Come le trame delle carte giapponesi, la naturalezza del segno ed i sorprendenti colori utilizzati da Andrea Silicati rappresentano il significante del suo carattere espressivo, così l’opera arricchisce il suo significato con il contributo e il confronto di chi la città vive, progetta, ama.
Andrea Silicati
Nato e residente a Jesi
Studio - Via Saponari, 2 – 60035 JESI (An)
Tel. 340.7725990
e-mail silico@virgilio.it
www.andreasilicati.it
CRONOLOGIA ESSENZIALE
2010 – CATANIA - settembre – opera segnalata al CELESTE PRIZE.
2010 – SENIGALLIA - dal 14 al 30 marzo – “Andropocèo”, personale di pittura alla galleria Portfolio di Senigallia, a cura di Gianluca Marziani.
2010 – JESI - dal 6 al 14 febbraio – Silicati presenta l’opera finalista al PREMIO TERNA 02 a Jesi, in collaborazione con Il Comune di Jesi e Pinacoteca Civica, presso il Museo delle Arti della Stampa.
2009 – ROMA - Finalista PREMIO TERNA 02, categoria Megawatt (opera in catalogo).
2009 – SAN BENEDETTO DEL TRONTO - dal 19 al 30 settembre – personale: Occhio dorato scura pazienza, presso la PALAZZINA AZZURRA di San Benedetto del Tronto, a cura di Valerio Dehò, organizzata dal Comune di San Benedetto del Tronto.
2009 – SAN BENEDETTO DEL TRONTO - dal 4 luglio al 22 luglio – collettiva: il Mito: da Andy Wharol a Mario Schifano alla Digtal Art presso la PALAZZINA AZZURRA di San Benedetto del Tronto, organizzata dal Comune di San Benedetto del Tronto e dalla Galleria Arte Sgarro – Lonigo (VI)
2009 – FANO - dal 27 giugno al 19 luglio - personale di pittura: Anér andro(po)s 0.2, presso la Galleria Exhibition Art Gallery, Fano, a cura di Gian Ruggero Manzoni.
2008 – JESI - dal 6 novembre al 13 dicembre – personale di pittura: “JESI, LA CITTA’ MOLTEPLICE” presso Palazzo dei Convegni a Jesi con il Patrocinio del Comune di Jesi, a cura di Roberto Gigli.
2006 – LECCE - dal 29 aprile al 4 giugno – collettiva di pittura alla “quarta triennale d’arte sacra contemporanea” presso il Seminario Arcivescovile di Lecce.
2005 – FIRENZE - dal 10 al 12 settembre – collettiva di pittura presso il “Palagio di Parte Guelfa” di Firenze organizzata dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Firenze.
2004 – JESI - dal 17 al 21 agosto – “Immacolata J4” Evento artistico collettivo per la città di Jesi. Installazione presso la “Sala Maggiore” del Palazzo della Signoria di Jesi.
Ancona, ancora.
Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone.
(Italo Calvino)
Qual è il volto di una città? Quello che rimane delle sue vedute, delle sue caratteristiche storico-artistiche più evidenti o invece una città è qualcosa che si deposita addosso mentre la si percorre e che non viene più via una volta tornati a casa?
Le città hanno un’anima, non c’è dubbio, sono diverse le une dalle altre perché in loro vi è qualcosa di profondamente individuale, qualcosa di fisico oltre che di spirituale.. Molte città sono uniche, le città di mare in particolare perché nessun mare è uguale ad un altro e non ci sono le nebbie delle pianure a renderle omogenee e invisibili. Tante cose sembrano coincidere, ma nessuna è uguale ad un’altra, forse simile, ma vi sono sempre storie diverse, tracce, scorci, dimenticanze, luci che non sono sovrapponibili. Davanti al mare non basta un campanile a fare la differenza, tutto è diverso anche se legato da relazioni interne: Napoli, Marsiglia, Genova, Ancona, Taranto, sono città sempre in attesa di un anabasi, di un viaggio, di un movimento seppure dello sguardo
Per Andrea Silicati Ancona, è come la Roma di Enzo Cucchi: un’altra città, non la propria, un’altra visione. Questo scarto evita proprio quel sottofondo di sentimentalismo che tante volte incrina lo sguardo e lo confonde con il ricordo. Invece, in questo caso abbiamo una ricostruzione fedele quanto immaginaria della città dorica, tutte e due le cose contemporaneamente. Tutti gli scorci sono riconoscibili, ma senza che venga mai meno l’idea di fondo che consiste nel dare non certo una visione sommaria, quanto un’identità soffusa. In fondo la scommessa era propria quella di lavorare su di un tema impervio, rischioso. Cos’è una città se non i suoi monumenti, le sue icone, le sue cartoline? I suoi abitanti sono diversi e non è necessario rappresentarli?
Silicati è riuscito nel duplice risultato di andare oltre lo schematismo delle immagini, e di restituire qualcosa che appunto resta dentro, quell’ identità che dà odore alle città e che le mescola con l’immaginario di un’idea fissa e ricorrente. In fondo ha adoperato una tecnica che Walter Benjamin ha descritto a proposito di Parigi, una città è fatta di metafore, la si può avvicinare con delicatezza solo ricordando altre cose. Il diverso, l’altro possono rischiare di restare in conoscibili se non vi è l’aiuto delle cose note, della memoria intesa come paradigma su cui misurare la novità. Si procede dal conosciuto all’ignoto per gradi, a meno che non arrivi una sorta di rivelazione, che spalanca il sipario della realtà, un satori, una porta che si apre improvvisamente.
Andrea Silicati ha usato come paragone proprio la pittura, cioè la sua memoria, la sua passione, la sua vita. Non poteva fare diversamente in quanto Ancona, ancora una volta ha posto delle condizioni, anche di fuggevolezza come accade spesso con le città di mare, in cui la luce cambia le forme, il tramonto fa dimenticare l’alba o viceversa. La pittura atmosferica, ampia, ma anche estremamente precisa e puntuale di Silicati, ha saputo catturare ciò che è degno di nota, i segni che l’uomo vi ha saputo costruire.
Da’altra parte l’artista di Jesi ha una sua propria personalità costruita anche sulla messa a punto di una tecnica che gli ha consentito di uscire dalla tradizione, ma di restare sempre dentro la pittura. Il suo è uno stile visionario in cui l’uso del contagocce per distribuire cromatismi sulla carta giapponese dà una parvenza di luce soffusa, di matericità quasi imponderabile a scenari vivibili e vissuti. Le carte montate a strati sulla tela danno la sensazione di una stratigrafia anche storica, come appunto la città nel suoi plurimillenari percorsi, ma sono anche specchio di una condensazione, di un accumulo. Queste opere non sono uno sguardo solo, ma molti sguardi messi insieme. La stessa vaghezza tra pittura e disegno tipica dell’artista sottolinea la sfumatura, la nuance, quel qualcosa che c’è ma non è evidente che spesso una città come Ancona sospesa tra terra e mare suggerisce.
In fondo, Silicati rende evidente con la sua arte e la sua tecnica quanto nei “ritratti di città” il paesaggio in senso classico c’entri poi poco. Nel senso che l’identità di una città, il suo odore e il suo umore, sono virtù che non si prestano ad essere metaforizzate in campagne e linee d’orizzonte. Le città possiedono una duplice natura di esseri antichi in profonda e continua trasformazione, quanto quella di avere delle solide strutture, di essere contenitori di segni indelebili. Da qui il Passetto, il Teatro delle muse, il porto, ma anche quelle novità del paesaggio cittadino che appartengono più concretamente e veracemente alla realtà. Non è una questione di bellezza, e questo Silicati lo ha capito da subito. Non ha voluto fare delle immagini piacevoli, delle “rappresentazioni”, ma si è immerso in un viaggio immaginario e allucinato dentro un’idea di città che l’ossessionava, che lo affascinava. La sua Ancona è bella e drammatica, giocata su filo della raffinatezza e del gioco tra le sovrapposizioni, tra i segni, tra i cromatismi che gli appartengono anche se in precedenza quasi sempre avvolti attorno al corpo umano.
Il segno disfatto e irregolare dava ai corpi una classicità piena di omissioni. Era una traccia evidente nei ricami d’intensità rosse, verdi, gialle e blu ma aumentava l’idea di una temporalità rinchiusa nella pittura. Silicati dà vita ad un feeling continuo tra la materia dell’arte e la composizione. Il tempo, le varie esecuzioni, il montaggio rientrano in una poetica che esalta sia la presa diretta sulla realtà, l’impressione è che sia la ricostruzione di un universo personale. Questo lavoro sulla città, sulla non completamente sua città, gli ha consentito di sviluppare la sua pittura ridando un senso ai molteplici significanti architettonici, ai luoghi simbolo che diventano elementi di un viaggio sentimentale. Legato all’ analiticità di una tradizione europea post espressionista da un lato e ad un’ evoluzione del pattern painting, le sue opere vengono fuori da una sintesi tra intuizione e scrupolosa e attenta ri/composizione. La sua tendenza al non monumentale, affiancata alla memoria storica del giapponismo, lo ha condotto a legare in una scelta tecnica e stilistica eredità sospese tra oriente e occidente, Schiele e Ukiyo-e. E allora si comprende come l’occasione di realizzare il ritratto di una città come Ancona sia stata perfetta per la sua sensibilità, perfetta anche per il fatto che la città dorica è essa stessa una cerniera tra le due sponde dell’Adriatico, la metafora del rispecchiamento tra Est ed Ovest. Ed è anche interessante che Andrea Silicati non abbia saturato i suoi quadri cercando una le composizioni, ma sia rimasto e della alla sua scelta di liberare il bianco per dare respiro alle opere, ma per riprendere quella sensazione che coglie chi si affaccia al mare, al suo infinto respiro. Anche questa non è una semplice coincidenza, ma qualcosa che fa di questa serie di lavori sulla città una visione che unisce l’effettualità delle “cartoline”, delle memorabilia, con una materia viva e aerea. L’artista non chiude le interpretazioni, non costringe lo spettatore alla passività, ma lo invita a sognare, a creare un proprio sogno della città, a rileggere i segni che la storia le ha lasciato addosso, come un vestito o come un tessuto che non nasconde ma rivela.
Valerio Dehò
10
dicembre 2010
Andrea Silicati – Ancona città tra terra e mare
Dal 10 dicembre 2010 al 15 gennaio 2011
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
PALAZZO DEGLI ANZIANI
Ancona, Piazza Benvenuto Stracca, (Ancona)
Ancona, Piazza Benvenuto Stracca, (Ancona)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 17-20 sabato e festivi ore 10-13 e 16-20
Vernissage
10 Dicembre 2010, ore 18
Autore
Curatore