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Andy Warhol, the Silver Factory and the Sixties
La mostra, inedita in Italia, è la rievocazione per immagini del mondo di Warhol, attraverso i lavori organici di David McCabe e Billy Name, i due fotografi che ebbero l’opportunità di seguirlo per lunghi periodi.
Comunicato stampa
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Figura dominante della Pop Art, Andy Warhol ha segnato il panorama culturale negli Anni Sessanta e mutato definitivamente la natura dell’arte.
Vulcano di idee e di attività, provocatorio e geniale era egli stesso ‘un’opera d’arte’, una sorta di calamita che attrasse a sé intellettuali, artisti, scrittori, personaggi del mondo underground.
La mostra, inedita in Italia, è la rievocazione per immagini del mondo di Warhol, attraverso i lavori organici di David McCabe e Billy Name, i due fotografi che ebbero l’opportunità di seguirlo per lunghi periodi.
Nell’inverno del 1964, colpito da un servizio di McCabe sulla rivista Mademoiselle, Warhol lo invita a realizzare il progetto di documentare la sua vita per un intero anno.
Il giovane fotografo inglese doveva recarsi immediatamente in qualsiasi luogo l’artista lo volesse presente: alla celebre Factory, ad un’inaugurazione o un party, in un bar o in un ristorante.
Da questa collaborazione scaturiscono circa 2.000 fotografie che non saranno mai pubblicate per volere di Warhol, forse perché svelavano molto di più di quanto egli stesso volesse rendere pubblico. Amava dire: "Preferisco rimanere un mistero. Non mi piace raccontare il mio passato, e in ogni caso lo cambio ogni volta che me lo chiedono.”
L’intero lavoro è stato riscoperto nel 1995 dai curatori del The Andy Warhol Museum di Pittsburg, dopo un anno dall’inaugurazione.
Le immagini di McCabe raccontano il quotidiano di uno degli artisti più significativi del XX secolo, circondato dagli amici e da molti personaggi del jet set e dell’arte, è ripreso anche nei momenti di volontario isolamento.
Il suo stile è diretto, semplice, eloquente da abile cronista che non si lascia fuorviare da inutili lusinghe visive.
Billy Name ebbe un ruolo fondamentale nell’ambiente artistico che si creò intorno a Warhol a metà degli anni Sessanta.
L’incontro con l’artista avvenne in modo singolare.
Name, per sbarcare il lunario lavorava come cameriere in un ristorante frequentato da Warhol. Nel proprio appartamento esercitava anche il mestiere di parrucchiere
per uomo, ed era molto apprezzato. Warhol volle girare un film mentre tagliava i capelli (Haircut, 1963) e vide che l’appartamento era completamento rivestito di fogli d’argento e tutto era dipinto in argento. Ne rimase incantato e chiese a Name di realizzare gli stessi interni nel suo nuovo loft. Così nacque la Silver Factory, e sempre Name trovò sul marciapiede della 47h Strada il famoso divano, punto focale di molte fotografie e film, incluso ‘Couch’ del 1964.
Fino al 1970, Billy Name fu il fotografo “di corte” della Factory. Le sue immagini catturano lo spirito di un’epoca e dei suoi protagonisti: artisti, musicisti, ballerini e attori, tutte le Superstars che ruotavano intorno a Warhol. Una testimonianza impareggiabile su Warhol e il suo circolo che Name realizza con la sapienza dell’uso delle luci (era stato uno dei migliori tecnici dell’illuminazione di teatro).
DAVID MCCABE, nato a Leicester (Gran Bretagna) nel 1940, ha studiato graphic design e fotografia.
1960, si trasferisce a New York, dove lavora come assistente e studia con Alexey Brodovitch e Melvin Sokolsky.
1963, la Condé Nast lo incarica del suo primo servizio di moda
1964, Andy Warhol gli affida il progetto di documentare la sua vita per un anno intero
2001, una selezione delle fotografie viene presentata per la prima volta all’International Center of Photography di New York
2003, pubblica il libro ‘A Year in the Life of Andy Warhol’, Phaidon Press Limited, Londra
Fotografo professionista di moda lavora per numerose riviste, Harper’s Bazaar, Life e French Vogue
BILLY NAME, nato a PoughKeepsie (New York) nel 1940
1958, si trasferisce a New York. Apprezzato tecnico delle luci per il teatro d’avanguardia, è assistente di Nick Cernovich
1960, assieme a Cernovich, lavora al Festival dei Due Mondi di Spoleto
1963, inizia la collaborazione con Andy Warhol.
E’ protagonista del film ‘Haircut’ di Andy Warhol
1964, Warhol gli regala una macchina fotografica. Apprende le tecniche di sviluppo e stampa
1969, crea la copertina del terzo album dei ‘Velvet Underground’
1970, abbandona la Factory
1977, dopo aver vissuto le esperienze più diverse in varie città degli Stati Uniti, rientra nella cittadina natale.
Si occupa di organizzazioni umanitarie.
Si diploma in amministrazione d’impresa
1994, pubblica ‘Billy Name: Stills from the Warhol Films’, Prestel, Monaco
1995, lavora come fotografo all’Hotel Gershwin di New York
1997, mostra antologica all’Institute of Contemporary Art, Londra
2001, le sue fotografie colorate a mano vengono esposte alla mostra ‘Les années Pop’, Centre George Pompidou, Parigi
2002, le poste degli Stati Uniti emettono un francobollo con il ritratto di Andy Warhol eseguito da Name
Attualmente, continua la sua attività di fotografo e di artista
Vulcano di idee e di attività, provocatorio e geniale era egli stesso ‘un’opera d’arte’, una sorta di calamita che attrasse a sé intellettuali, artisti, scrittori, personaggi del mondo underground.
La mostra, inedita in Italia, è la rievocazione per immagini del mondo di Warhol, attraverso i lavori organici di David McCabe e Billy Name, i due fotografi che ebbero l’opportunità di seguirlo per lunghi periodi.
Nell’inverno del 1964, colpito da un servizio di McCabe sulla rivista Mademoiselle, Warhol lo invita a realizzare il progetto di documentare la sua vita per un intero anno.
Il giovane fotografo inglese doveva recarsi immediatamente in qualsiasi luogo l’artista lo volesse presente: alla celebre Factory, ad un’inaugurazione o un party, in un bar o in un ristorante.
Da questa collaborazione scaturiscono circa 2.000 fotografie che non saranno mai pubblicate per volere di Warhol, forse perché svelavano molto di più di quanto egli stesso volesse rendere pubblico. Amava dire: "Preferisco rimanere un mistero. Non mi piace raccontare il mio passato, e in ogni caso lo cambio ogni volta che me lo chiedono.”
L’intero lavoro è stato riscoperto nel 1995 dai curatori del The Andy Warhol Museum di Pittsburg, dopo un anno dall’inaugurazione.
Le immagini di McCabe raccontano il quotidiano di uno degli artisti più significativi del XX secolo, circondato dagli amici e da molti personaggi del jet set e dell’arte, è ripreso anche nei momenti di volontario isolamento.
Il suo stile è diretto, semplice, eloquente da abile cronista che non si lascia fuorviare da inutili lusinghe visive.
Billy Name ebbe un ruolo fondamentale nell’ambiente artistico che si creò intorno a Warhol a metà degli anni Sessanta.
L’incontro con l’artista avvenne in modo singolare.
Name, per sbarcare il lunario lavorava come cameriere in un ristorante frequentato da Warhol. Nel proprio appartamento esercitava anche il mestiere di parrucchiere
per uomo, ed era molto apprezzato. Warhol volle girare un film mentre tagliava i capelli (Haircut, 1963) e vide che l’appartamento era completamento rivestito di fogli d’argento e tutto era dipinto in argento. Ne rimase incantato e chiese a Name di realizzare gli stessi interni nel suo nuovo loft. Così nacque la Silver Factory, e sempre Name trovò sul marciapiede della 47h Strada il famoso divano, punto focale di molte fotografie e film, incluso ‘Couch’ del 1964.
Fino al 1970, Billy Name fu il fotografo “di corte” della Factory. Le sue immagini catturano lo spirito di un’epoca e dei suoi protagonisti: artisti, musicisti, ballerini e attori, tutte le Superstars che ruotavano intorno a Warhol. Una testimonianza impareggiabile su Warhol e il suo circolo che Name realizza con la sapienza dell’uso delle luci (era stato uno dei migliori tecnici dell’illuminazione di teatro).
DAVID MCCABE, nato a Leicester (Gran Bretagna) nel 1940, ha studiato graphic design e fotografia.
1960, si trasferisce a New York, dove lavora come assistente e studia con Alexey Brodovitch e Melvin Sokolsky.
1963, la Condé Nast lo incarica del suo primo servizio di moda
1964, Andy Warhol gli affida il progetto di documentare la sua vita per un anno intero
2001, una selezione delle fotografie viene presentata per la prima volta all’International Center of Photography di New York
2003, pubblica il libro ‘A Year in the Life of Andy Warhol’, Phaidon Press Limited, Londra
Fotografo professionista di moda lavora per numerose riviste, Harper’s Bazaar, Life e French Vogue
BILLY NAME, nato a PoughKeepsie (New York) nel 1940
1958, si trasferisce a New York. Apprezzato tecnico delle luci per il teatro d’avanguardia, è assistente di Nick Cernovich
1960, assieme a Cernovich, lavora al Festival dei Due Mondi di Spoleto
1963, inizia la collaborazione con Andy Warhol.
E’ protagonista del film ‘Haircut’ di Andy Warhol
1964, Warhol gli regala una macchina fotografica. Apprende le tecniche di sviluppo e stampa
1969, crea la copertina del terzo album dei ‘Velvet Underground’
1970, abbandona la Factory
1977, dopo aver vissuto le esperienze più diverse in varie città degli Stati Uniti, rientra nella cittadina natale.
Si occupa di organizzazioni umanitarie.
Si diploma in amministrazione d’impresa
1994, pubblica ‘Billy Name: Stills from the Warhol Films’, Prestel, Monaco
1995, lavora come fotografo all’Hotel Gershwin di New York
1997, mostra antologica all’Institute of Contemporary Art, Londra
2001, le sue fotografie colorate a mano vengono esposte alla mostra ‘Les années Pop’, Centre George Pompidou, Parigi
2002, le poste degli Stati Uniti emettono un francobollo con il ritratto di Andy Warhol eseguito da Name
Attualmente, continua la sua attività di fotografo e di artista
22
settembre 2004
Andy Warhol, the Silver Factory and the Sixties
Dal 22 settembre al 31 ottobre 2004
fotografia
Location
FONDAZIONE SOZZANI
Milano, Corso Como, 10, (Milano)
Milano, Corso Como, 10, (Milano)
Orario di apertura
martedì, venerdì, sabato, domenica, ore 10.30 - 19.30
mercoledì e giovedì, ore 10.30 - 21.00
lunedì, ore 15.30 - 19.30
Vernissage
22 Settembre 2004, dalle ore 19.00 alle ore 21.00
Curatore