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Angela Pampolini – Ariosto Immaginato
Nella sua ricerca Angela non ha scelto come protagonista né il testo né l’immagine, ma quel qualcosa di ineffabile e di invisibile che li lega l’uno all’altra, quella prossimità tra due dimensioni che pur restando distanti e separate raggiungono il reciproco limite estremo in cui il guardarsi è già un toccarsi
Comunicato stampa
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Molto spesso le immagini che affiancano un testo possono avere vita autonoma,
essere cioè gustate per se stesse e senza l’ausilio della parola al punto, a volte,
che il legame rischia di sciogliersi persino dal fenomeno della evocazione. Molto
raro è invece il caso in cui l’immagine, pur garantendosi una propria
indipendenza estetica, nel momento in cui si tiene vicina al testo che l’ha
provocata, riveli quella pienezza di senso che è maggiore rispetto alla somma
delle parti. Non solo per sé, ma anche per il testo stesso, e poco importa se si
tratta di qualche magistrale verso di Ludovico Ariosto, come quelli che Angela
Pampolini ha sapientemente scucito dalle Satire e dall’Orlando furioso, cercando
nel proprio immaginario il modo migliore per avvicinarsi al testo pur
mantenendo la giusta distanza per non appiattirsi in esso.
Nella sua ricerca Angela non ha scelto come protagonista né il testo né
l’immagine, ma quel qualcosa di ineffabile e di invisibile che li lega l’uno all’altra,
quella prossimità tra due dimensioni che pur restando distanti e separate
raggiungono il reciproco limite estremo in cui il guardarsi è già un toccarsi.
Il mondo di Angela è fatto di piccole e intense cure, di meticolosa e tenera
attenzione finanche verso la scelta della materia, che in fondo trascende se
stessa, non è inerte (del resto la materia non lo è mai), ma custodisce l’anima di
una scelta filtrata da ricordi, stupori, sensazioni. E’ materia viva e significante,
spesso raccolta in un attimo di fantasia in attesa di incontrare quel tempo che gli
antichi greci chiamavano kairós, quel “momento buono” che la renda capace di
significare qualcosa.
Ma i versi di Ariosto anche qui diventano materia. Materia raccolta perché
sentita senza alcun fine, e proprio per questo destinata “a tempo debito” a
incontrare una forma che non sia più parola, bensì quella materia dell’anima
(fotocopie, vecchie carte, foglie di ginkgo biloba, …) trattenuta nell’immagine da
chine, matite, acquerelli, …, che “a tempo debito” avrebbe trovato l’occasione per
farsi immagine e significare altro da sé.
Angelo Andreotti
essere cioè gustate per se stesse e senza l’ausilio della parola al punto, a volte,
che il legame rischia di sciogliersi persino dal fenomeno della evocazione. Molto
raro è invece il caso in cui l’immagine, pur garantendosi una propria
indipendenza estetica, nel momento in cui si tiene vicina al testo che l’ha
provocata, riveli quella pienezza di senso che è maggiore rispetto alla somma
delle parti. Non solo per sé, ma anche per il testo stesso, e poco importa se si
tratta di qualche magistrale verso di Ludovico Ariosto, come quelli che Angela
Pampolini ha sapientemente scucito dalle Satire e dall’Orlando furioso, cercando
nel proprio immaginario il modo migliore per avvicinarsi al testo pur
mantenendo la giusta distanza per non appiattirsi in esso.
Nella sua ricerca Angela non ha scelto come protagonista né il testo né
l’immagine, ma quel qualcosa di ineffabile e di invisibile che li lega l’uno all’altra,
quella prossimità tra due dimensioni che pur restando distanti e separate
raggiungono il reciproco limite estremo in cui il guardarsi è già un toccarsi.
Il mondo di Angela è fatto di piccole e intense cure, di meticolosa e tenera
attenzione finanche verso la scelta della materia, che in fondo trascende se
stessa, non è inerte (del resto la materia non lo è mai), ma custodisce l’anima di
una scelta filtrata da ricordi, stupori, sensazioni. E’ materia viva e significante,
spesso raccolta in un attimo di fantasia in attesa di incontrare quel tempo che gli
antichi greci chiamavano kairós, quel “momento buono” che la renda capace di
significare qualcosa.
Ma i versi di Ariosto anche qui diventano materia. Materia raccolta perché
sentita senza alcun fine, e proprio per questo destinata “a tempo debito” a
incontrare una forma che non sia più parola, bensì quella materia dell’anima
(fotocopie, vecchie carte, foglie di ginkgo biloba, …) trattenuta nell’immagine da
chine, matite, acquerelli, …, che “a tempo debito” avrebbe trovato l’occasione per
farsi immagine e significare altro da sé.
Angelo Andreotti
07
dicembre 2013
Angela Pampolini – Ariosto Immaginato
Dal 07 dicembre 2013 al 09 febbraio 2014
arte contemporanea
Location
CASA DELL’ARIOSTO
Ferrara, Via Ludovico Ariosto, 67, (Ferrara)
Ferrara, Via Ludovico Ariosto, 67, (Ferrara)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10-13/15-18, domenica 10-13, chiuso il lunedì
Vernissage
7 Dicembre 2013, ore 18
Autore