L’artista emiliano Angelo Davoli (Reggio Emilia, 1960), vincitore del premio Michetti nel 2004 e tra i protagonisti di esposizioni a Palazzo Reale e al Padiglione d'arte contemporanea di Milano, approda a Torino per la sua prima personale in terra sabauda.
Nel dicembre 2009 ha realizzato la mostra “Cantiere Morini work in progress” presso la First gallery di Roma, anticipazione della successiva omonima personale conclusasi il 25 aprile scorso a Palazzo Casotti di Reggio Emilia in collaborazione con la Biennale del Paesaggio.
La terza tappa del progetto “Cantiere Morini” trova sede ideale presso la galleria dieffe arte contemporanea, da tempo votata ad esposizioni in fieri che si arricchiscono nel loro percorso di tasselli e peculiarità legati al luogo ospitante.
Il progetto prende vita quando l’artista nel marzo 2009 ha iniziato a dipingere sui colossali silos della nota azienda estrattiva che sono in seguito diventati la scenografia di una performance di danza della compagnia Aterballetto il 28 giugno 2009.
In quell’occasione arte, musica e danza si sono fusi in un unico e suggestivo evento a sua volta filmato e reinterpretato da Davoli per diventare una videoinstallazione dello spettacolo “Certe notti” con le coreografie di Mauro Bigonzetti.
Sette schermi sopra il palcoscenico hanno proiettato il video realizzato presso il Cantiere Morini, in cui si alternano immagini dei silos dipinti, paesaggi lunari, corpi statuari che si contorcono tra le dune di un paesaggio apocalittico o, semplicemente, post industriale.
Presso la galleria dieffe Davoli espone una selezione di fotografie e progetti legati al Cantiere Morini, una videoinstallazione fortemente connessa allo spettacolo di danza e un nuovo inedito dipinto dalle grandi dimensioni.
Da sempre Angelo Davoli interpreta le architetture industriali con uno stile asciutto e fotografico e con una pennellata attenta alla restituzione fedele dei volumi e precisa nella descrizione dei particolari architettonici.
Il video è supporto ed espressione artistica che è sviluppato parallelamente per andare oltre la semplice rappresentazione agendo sullo spazio e sul tempo dei luoghi.
La sua ricerca iconografica parte dalle fabbriche abbandonate, dai cantieri dismessi, dai luoghi che godono di vita unicamente negli attimi in cui sono funzionali allo sviluppo di una qualche materia.
Davoli non si arrende nell’accettare i limiti imposti a queste realtà e le reinterpreta per dargli nuova vita ed arrivare ad una loro inedita struggente natura violata.
L’artista si esprime a 360° coinvolgendo linguaggi diversi che concertano in maniera sempre originale creando quella sintesi da sempre agognata e discussa negli anni delle arti tutte.