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Angelo Liberati – Dalla molteplicità alla Madre dell’Ucciso
Dipinti, tecniche miste, acquarelli, collage, décollage
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Spazio per creativi di ogni disciplina. Dalle Arti Visive alla Musica, alla
Letteratura, al Multimediale. Situata nel centro di Cagliari, nello storico
quartiere di "Sa Marina", Arcivernice si propone come punto di incontro
costante tra persone, espressività e culture. Intende promuovere nuove
sinergie che favoriscano lo scambio e il prodotto delle idee.
Nel 1930, l'artista cagliaritano Giovanni Manca creò, per "Il Corriere dei
Piccoli", Pier Cloruro de' Lambicchi, un geniale e un po' mattoide
scienziato, inventore di una magica vernice - l'arcivernice - capace di far
divenire reale qualunque oggetto disegnato.
==================================================================
Angelo Liberati.
Nato a Frascati il 2 giugno 1946. A Roma, nei primi anni '60, frequenta la
Scuola Comunale di Arti Decorative. Nel 1970 si trasferisce in Sardegna
dove, a contatto con le neoavanguardie isolane, matura una poetica che
combina la rivalutazione dell'elemento pittorico con le pratiche del riporto
e del décollage di provenienza "pop".
==================================================================
Testo critico a cura di Massimo Antonio Sanna
Dalla molteplicità alla Madre dell¹ucciso ovvero Angelo Liberati
Sono passati oramai 35 anni da quando Liberati ha iniziato ad operare a
Cagliari. Ha portato con sè un bagaglio di esperienze inusuali per la
Sardegna; dal surrealismo centro e sudamericano, proprio di uno dei suoi
maestri, Silvio Benedetto, alle esperienze romane di frontiera di quei
tempi, a cavallo tra il realismo delle varie scuole romane, il pop, il new
dada e le esperienze di nuova oggettualità.
Questa molteplicità di significanti sta alla base della sua pittura e ne ha
costituito l¹ossatura, lo stile e il significato.
Forse perché all¹origine della sua arte vi è l¹eterna dicotomia tra un
rappresentare figurativo e una coscienza che si è formata tra la
neoavanguardia e il realismo.
Ma questo è stato già scritto da altri.
Mario Ursino e Gianni Murtas - e il sottoscritto - dicono che in Liberati
esiste sempre una sintassi sincretica , la tecnica mista , che lo porta a
concepire (proprio in senso etimologico) il quadro come un insieme
enciclopedico di modi di fare.
Convivono stilemi consueti - olio, acrilico, acquerello, grafite, pastelli,
e si potrebbe continuare ancora -, con cose che prima degli anni cinquanta
non avevano niente a che fare con la pittura.
E¹ vero, il collage esiste almeno da quando esistono i cubofuturisti, ma
l¹uso contestualizzante che ne fa Liberati è proprio dell¹esperienza POP,
cioè un punto nodale didascalico dell¹opera.
Spesso è un urlo, nelle opere più politiche; quando vengono ritagliati
articoli di giornale. Spesso è autoreferente, quando sono gli affiches ad
essere incollati sul supporto.
Il decollage, nel doppio senso del termine
Parente povero delle superfici emulsionabili di molti popist, si ottiene col
semplice passaggio di un solvente sull¹immagine da riportare.
Farebbe pensare a Rauschenberg.
Oppure, con il creare casualmente strappi, sbreghi, tagli nella
sovrapposizione di tanti collages.
Farebbe pensare a Rotella.
Vi è poi questo strano modo di agire: dipingere per poi cancellare ciò che
si è fatto.
Coprire le immagini con le veline o con semi opache campiture monocrome,
cioè un incollare e decollare simbolico, ma pittorico.
Perché è forse l¹enunciato più evidente della pittura contemporanea.
Nascondere il macroscopico ed esaltare, anche numericamente, il più piccolo.
Sono una dichiarazione di apparteneza, non solo stilistica, al Pop. Dove,
più che in ogni altro movimento, è già concetto usare determinati materiali
e determinate forme.
Un¹idea di concetto che si rafforza quando si hanno come riferimenti ideali
precisi il pop europeo e soprattutto quello romano che di contenuti ne hanno
espresso tanti.
Ma la questione è dialettica, si usano certi linguaggi perché si è pop, ma
si è pop perché si riportano nel quadro tutte le cose della vita.
Musica
Un primo capitolo di questa esposizione è la parte dedicata alla colonna
sonora della vita dell¹artista.
Innanzitutto Dylan perché è il contraltare dell¹artista romano.
Con una vastissima produzione di canzoni politiche - la canzone di protesta
nasce con lui -, ma anche pezzi più intimisti, di vita quotidiana e d¹amore.
Ecco spiegato perché Liberati ha una produzione doppia. Non si tratta di
lavori impegnati da una parte e commerciali dall¹altra. Ogni persona ha un
essere pubblico che lo porta a ragionare sul mondo e una vita privata fatta
di cose che sono solo sue.
Emblematico, difatti, è stato portare dei quadri ispirati e dedicati non a
Dylan, ma a Leonard Cohen.
Cinema
Al principio vi era il Bertolucci de ³L¹ultimo tango a Parigi² in una bella
mostra alla galleria Sinibaldi.
Ora, con un particolare occhio di riguardo alla produzione italiana, ma
spaziando verso tutta la cinematografia che lo ha influenzato, v¹è questa
teoria iconografica.
E¹ un percorso sentimentale fatto di frammenti di cose che prima erano solo
accennate e che verranno sviluppate nella prossima mostra interamente
dedicata a Visconti.
Evidente è l¹utilizzo del riporto e del collage come da tradizione.
Se è vero che l¹America ha colonizzato anche il nostro inconscio come diceva
Wenders, è vero che questi quadri costituiscono una risposta tangibile
all¹enunciato.
La Madre dell¹Ucciso
Se le opere dedicate al cinema sono una specie di anticipazione di una
grande mostra sul cinema, queste sono la puntualizzazione, non ancora il
capitolo finale, di una ricerca iniziata cinque anni fa.
E¹ uno studio iconografico dei primi cinquant¹anni del Œ900 in Sardegna.
Episodi di grande rilevanza sociale, fissati nei momenti più emblematici,
pubblicati nel calendario ³Memorie del Novecento in Sardegna² edito
dall¹ANPPIA nel 2000.
Il tutto culmina con la riproposizione dipinta di quella che Salvatore
Naitza ha definito ³ ... l¹opera d¹arte più nota e celebrata che possiede la
Sardegna²: ³La madre dell¹ucciso² di Francesco Ciusa.
Quest¹indagine, finalizzata al calendario e alle opere che vediamo qui, è
stata condotta con lo stesso metodo e con la stessa passione che avevano
Rossellini, Visconti e De Sica quando hanno inventato il neorealismo e che
aveva Renzo Vespignani colui che forse ha ispirato maggiormente Angelo
Liberati.
massimo antonio sanna
Letteratura, al Multimediale. Situata nel centro di Cagliari, nello storico
quartiere di "Sa Marina", Arcivernice si propone come punto di incontro
costante tra persone, espressività e culture. Intende promuovere nuove
sinergie che favoriscano lo scambio e il prodotto delle idee.
Nel 1930, l'artista cagliaritano Giovanni Manca creò, per "Il Corriere dei
Piccoli", Pier Cloruro de' Lambicchi, un geniale e un po' mattoide
scienziato, inventore di una magica vernice - l'arcivernice - capace di far
divenire reale qualunque oggetto disegnato.
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Angelo Liberati.
Nato a Frascati il 2 giugno 1946. A Roma, nei primi anni '60, frequenta la
Scuola Comunale di Arti Decorative. Nel 1970 si trasferisce in Sardegna
dove, a contatto con le neoavanguardie isolane, matura una poetica che
combina la rivalutazione dell'elemento pittorico con le pratiche del riporto
e del décollage di provenienza "pop".
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Testo critico a cura di Massimo Antonio Sanna
Dalla molteplicità alla Madre dell¹ucciso ovvero Angelo Liberati
Sono passati oramai 35 anni da quando Liberati ha iniziato ad operare a
Cagliari. Ha portato con sè un bagaglio di esperienze inusuali per la
Sardegna; dal surrealismo centro e sudamericano, proprio di uno dei suoi
maestri, Silvio Benedetto, alle esperienze romane di frontiera di quei
tempi, a cavallo tra il realismo delle varie scuole romane, il pop, il new
dada e le esperienze di nuova oggettualità.
Questa molteplicità di significanti sta alla base della sua pittura e ne ha
costituito l¹ossatura, lo stile e il significato.
Forse perché all¹origine della sua arte vi è l¹eterna dicotomia tra un
rappresentare figurativo e una coscienza che si è formata tra la
neoavanguardia e il realismo.
Ma questo è stato già scritto da altri.
Mario Ursino e Gianni Murtas - e il sottoscritto - dicono che in Liberati
esiste sempre una sintassi sincretica , la tecnica mista , che lo porta a
concepire (proprio in senso etimologico) il quadro come un insieme
enciclopedico di modi di fare.
Convivono stilemi consueti - olio, acrilico, acquerello, grafite, pastelli,
e si potrebbe continuare ancora -, con cose che prima degli anni cinquanta
non avevano niente a che fare con la pittura.
E¹ vero, il collage esiste almeno da quando esistono i cubofuturisti, ma
l¹uso contestualizzante che ne fa Liberati è proprio dell¹esperienza POP,
cioè un punto nodale didascalico dell¹opera.
Spesso è un urlo, nelle opere più politiche; quando vengono ritagliati
articoli di giornale. Spesso è autoreferente, quando sono gli affiches ad
essere incollati sul supporto.
Il decollage, nel doppio senso del termine
Parente povero delle superfici emulsionabili di molti popist, si ottiene col
semplice passaggio di un solvente sull¹immagine da riportare.
Farebbe pensare a Rauschenberg.
Oppure, con il creare casualmente strappi, sbreghi, tagli nella
sovrapposizione di tanti collages.
Farebbe pensare a Rotella.
Vi è poi questo strano modo di agire: dipingere per poi cancellare ciò che
si è fatto.
Coprire le immagini con le veline o con semi opache campiture monocrome,
cioè un incollare e decollare simbolico, ma pittorico.
Perché è forse l¹enunciato più evidente della pittura contemporanea.
Nascondere il macroscopico ed esaltare, anche numericamente, il più piccolo.
Sono una dichiarazione di apparteneza, non solo stilistica, al Pop. Dove,
più che in ogni altro movimento, è già concetto usare determinati materiali
e determinate forme.
Un¹idea di concetto che si rafforza quando si hanno come riferimenti ideali
precisi il pop europeo e soprattutto quello romano che di contenuti ne hanno
espresso tanti.
Ma la questione è dialettica, si usano certi linguaggi perché si è pop, ma
si è pop perché si riportano nel quadro tutte le cose della vita.
Musica
Un primo capitolo di questa esposizione è la parte dedicata alla colonna
sonora della vita dell¹artista.
Innanzitutto Dylan perché è il contraltare dell¹artista romano.
Con una vastissima produzione di canzoni politiche - la canzone di protesta
nasce con lui -, ma anche pezzi più intimisti, di vita quotidiana e d¹amore.
Ecco spiegato perché Liberati ha una produzione doppia. Non si tratta di
lavori impegnati da una parte e commerciali dall¹altra. Ogni persona ha un
essere pubblico che lo porta a ragionare sul mondo e una vita privata fatta
di cose che sono solo sue.
Emblematico, difatti, è stato portare dei quadri ispirati e dedicati non a
Dylan, ma a Leonard Cohen.
Cinema
Al principio vi era il Bertolucci de ³L¹ultimo tango a Parigi² in una bella
mostra alla galleria Sinibaldi.
Ora, con un particolare occhio di riguardo alla produzione italiana, ma
spaziando verso tutta la cinematografia che lo ha influenzato, v¹è questa
teoria iconografica.
E¹ un percorso sentimentale fatto di frammenti di cose che prima erano solo
accennate e che verranno sviluppate nella prossima mostra interamente
dedicata a Visconti.
Evidente è l¹utilizzo del riporto e del collage come da tradizione.
Se è vero che l¹America ha colonizzato anche il nostro inconscio come diceva
Wenders, è vero che questi quadri costituiscono una risposta tangibile
all¹enunciato.
La Madre dell¹Ucciso
Se le opere dedicate al cinema sono una specie di anticipazione di una
grande mostra sul cinema, queste sono la puntualizzazione, non ancora il
capitolo finale, di una ricerca iniziata cinque anni fa.
E¹ uno studio iconografico dei primi cinquant¹anni del Œ900 in Sardegna.
Episodi di grande rilevanza sociale, fissati nei momenti più emblematici,
pubblicati nel calendario ³Memorie del Novecento in Sardegna² edito
dall¹ANPPIA nel 2000.
Il tutto culmina con la riproposizione dipinta di quella che Salvatore
Naitza ha definito ³ ... l¹opera d¹arte più nota e celebrata che possiede la
Sardegna²: ³La madre dell¹ucciso² di Francesco Ciusa.
Quest¹indagine, finalizzata al calendario e alle opere che vediamo qui, è
stata condotta con lo stesso metodo e con la stessa passione che avevano
Rossellini, Visconti e De Sica quando hanno inventato il neorealismo e che
aveva Renzo Vespignani colui che forse ha ispirato maggiormente Angelo
Liberati.
massimo antonio sanna
26
novembre 2005
Angelo Liberati – Dalla molteplicità alla Madre dell’Ucciso
Dal 26 novembre al 10 dicembre 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARCIVERNICE
Cagliari, Via Lodovico Baylle, 115, (Cagliari)
Cagliari, Via Lodovico Baylle, 115, (Cagliari)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato dalle 18 alle 20,30
Vernissage
26 Novembre 2005, ore 18.30
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