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Anna Maria Del Bianco / Stefano Lombardelli – Tapestries
I lavori che si ispirano alla produzione di succhi d’erba del XVIII secolo, propongono temi e soggetti contemporanei dando vita ad ironiche icone del quotidiano
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 6 Maggio alle ore 17.00 inaugura la mostra Tapestries succhi d’erba di Anna Maria
Del Bianco e Stefano Lombardelli, presso l’ala lunga del Museo della Città di Rimini.
Nella mostra, curata da Sabrina Foschini e Massimo Pulini, i due artisti che per la prima
volta, espongono sotto questa sigla, presentano le loro ultime opere in forma di arazzi
dipinti.
I lavori che si ispirano alla produzione di succhi d’erba del XVIII secolo, propongono temi e
soggetti contemporanei dando vita ad ironiche icone del quotidiano.
Nella tecnica antica del succo d’erba la velocità del dipingere sostituiva la costosa
lentezza del tessere e realizzava manufatti che economizzando sui materiali, investivano
tutto sulla potenzialità simulativa della pittura.
L’iconografia proponeva immagini immerse in profonde boscaglie e in addomesticate selve
arricchite da architetture e sculture disposte a guarnizione della natura. Immagini tra il
selvaggio e il domestico, straripanti di specie botaniche esistenti ed immaginarie. icone
dell’eterno incontro e scontro, tra il naturale e l’ artificiale, tra il selvatico e l’antropizzato,
tra l’architettura della natura e quella dell’umano.
Nei propri lavori, Del Bianco & Lombardelli, insinuano tra queste serene e calde coltri
vegetali nuovi soggetti e nuovi racconti. Trame apparentemente divergenti contrastano o
rielaborano antiche visioni. Un gioco che confonde, che ci sospinge verso il passato per
poi rimbalzarci immediatamente e nuovamente nel presente.
Sono opere domestiche, che vivono dentro lo spazio del vivere, ne vestono le pareti, lo
scaldano e attraverso gli habitat umani, abitano l’umano.
La mostra Tapestries è inscritta all’interno della manifestazione biennale Risvolti dell’abito
2017 (trame del corpo) art exhibition, manifestazione patrocinata dal Comune di Rimini
Assessorato alle Arti, dall’ Alma Mater Studiorum Università di Bologna, da Maggioli
group, da Uni Rimini e da Lazagne art magazine. La mostra sarà aperta fino al 18 Giugno
2017 negli orari: da martedì a sabato 9.30-13 e 16-19, domenica e festivi 10-19, chiuso
lunedì non festivi
Succhi per un Dejeuner sur l'herbe
di Massimo Pulini, (Assessore alla cultura, Comune di Rimini)
In fondo la Pittura non è che un raffinato gioco di prestigio.
La danza delle carte da ramino nelle mani di un illusionista è analoga a quella del pennello
di certi artisti. Anche la qualità del segno si esprime in un'apparente distrazione sia sulla
tela che sul palcoscenico; il ricercato senso di meraviglia è simile e pure gli osservatori
sembrano quelli, accettano allo stesso modo l'inganno che davanti ai loro occhi si
manifesta.
Ma se forse tutta la Pittura può dirsi una finzione, c'è uno specifico e dichiarato tema
dell'inganno che si dipana come un filo rosso lungo l'intera storia dell'arte.
Illusionismi prospettici o falsificazioni temporali, gare mimetiche con la natura e figure
nascoste negli anfratti di un paesaggio, sono stilemi che spesso ricorrono nei dipinti di
ogni secolo.
Personalmente però ho sempre detestato quei pittori che si limitano a falsificare il loro
tempo, ostentando virtuosismi di mano o anacronismi compiaciuti. Non ho mai amato
l'enfasi del mestiere che contiene quasi sempre un nostalgico richiamo all'ordine, a quanto
si dipingeva bene una volta...
Quasi la stessa ragione mi spinge a detestare l'abito e i modi del prestigiatore da serata di
gala, ingessato nel suo frack, affettato e fasullo in ogni gesto. Mentre ho amato invece, da
bambino, quelle rare apparizioni italiane di Mac Ronay, un mago muto, allampanato e un
po' ubriaco a cui non riusciva alcun gioco di prestigio. Quello straordinario attore
ungherese prendeva in giro se stesso e la propria categoria, con una leggerezza che,
proprio dal rovescio della maestria riusciva a toccare i vertici di un'arte spettacolare.
Ecco, con lo stesso trasporto affettivo e col medesimo piacere amo queste opere di Anna
Maria Del Bianco e Stefano Lombardelli, questi succhi d'erba che giocano sul rovescio del
tempo e dei generi, che grazie a un magistrale mimetismo di tecniche riescono a
comunicare un'ironia critica di prima statura.
In gergo tecnico si chiamano succhi d'erba e, storicamente, lo stesso loro procedimento
costituisce un alto esercizio di finzione. Parliamo di pitture realizzate su una particolare
tela grezza, che imitavano, tra Sette e Ottocento, gli stilemi, l'aspetto e la funzione degli
arazzi parietali. Realizzati con rapidi e determinati guazzi di pennello, con colori liquidi che
smorzano di tono al primo assorbimento, in quella tela a larga trama, sembrano ricami
antichi se solo si sta alla distanza di un passo e nacquero per offrire un risultato simile ai
più nobili arazzi, abbattendone il costo e il tempo di esecuzione.
Le grandi tele di Anna Maria e di Stefano giocano sapientemente con la grammatica
decorativa di quei precedenti d'epoca, ma allo stesso tempo congegnano un ulteriore
livello illusorio, elevando alla potenza l'inganno contenuto al loro interno.
Nelle pittoresche scene di boiserie, che fanno il verso all'Arcadia classicita, se non
direttamente ai giardini dipinti ad encausto delle case pompeiane, sono in bella mostra
alcune figure retoriche del mondo contemporaneo. Un labirintico scivolo in stile
Mirabilandia si ritrova contornato di verzure, tra pagode cinesi e simboli mitologici. La
gigantesca mano dalle dita mozzate che Maurizio Cattelan ha posto a sberleffo, davanti
alla Borsa di Milano, si ritrova ora tra capre e pastori, entro le rovine di una via Appia da
salotto. Sono alcuni esempi del raffinato cortocircuito temporale e formale operato da
questo progetto artistico che, attraverso un carotaggio di generi e stili, di alfabeti simbolici
e scarti di destinazione, riesce a cucire e a tenere legati mondi diversissimi tra loro,
trovando anche la sintesi e la leggerezza di un aforisma filosofico.
Del Bianco e Stefano Lombardelli, presso l’ala lunga del Museo della Città di Rimini.
Nella mostra, curata da Sabrina Foschini e Massimo Pulini, i due artisti che per la prima
volta, espongono sotto questa sigla, presentano le loro ultime opere in forma di arazzi
dipinti.
I lavori che si ispirano alla produzione di succhi d’erba del XVIII secolo, propongono temi e
soggetti contemporanei dando vita ad ironiche icone del quotidiano.
Nella tecnica antica del succo d’erba la velocità del dipingere sostituiva la costosa
lentezza del tessere e realizzava manufatti che economizzando sui materiali, investivano
tutto sulla potenzialità simulativa della pittura.
L’iconografia proponeva immagini immerse in profonde boscaglie e in addomesticate selve
arricchite da architetture e sculture disposte a guarnizione della natura. Immagini tra il
selvaggio e il domestico, straripanti di specie botaniche esistenti ed immaginarie. icone
dell’eterno incontro e scontro, tra il naturale e l’ artificiale, tra il selvatico e l’antropizzato,
tra l’architettura della natura e quella dell’umano.
Nei propri lavori, Del Bianco & Lombardelli, insinuano tra queste serene e calde coltri
vegetali nuovi soggetti e nuovi racconti. Trame apparentemente divergenti contrastano o
rielaborano antiche visioni. Un gioco che confonde, che ci sospinge verso il passato per
poi rimbalzarci immediatamente e nuovamente nel presente.
Sono opere domestiche, che vivono dentro lo spazio del vivere, ne vestono le pareti, lo
scaldano e attraverso gli habitat umani, abitano l’umano.
La mostra Tapestries è inscritta all’interno della manifestazione biennale Risvolti dell’abito
2017 (trame del corpo) art exhibition, manifestazione patrocinata dal Comune di Rimini
Assessorato alle Arti, dall’ Alma Mater Studiorum Università di Bologna, da Maggioli
group, da Uni Rimini e da Lazagne art magazine. La mostra sarà aperta fino al 18 Giugno
2017 negli orari: da martedì a sabato 9.30-13 e 16-19, domenica e festivi 10-19, chiuso
lunedì non festivi
Succhi per un Dejeuner sur l'herbe
di Massimo Pulini, (Assessore alla cultura, Comune di Rimini)
In fondo la Pittura non è che un raffinato gioco di prestigio.
La danza delle carte da ramino nelle mani di un illusionista è analoga a quella del pennello
di certi artisti. Anche la qualità del segno si esprime in un'apparente distrazione sia sulla
tela che sul palcoscenico; il ricercato senso di meraviglia è simile e pure gli osservatori
sembrano quelli, accettano allo stesso modo l'inganno che davanti ai loro occhi si
manifesta.
Ma se forse tutta la Pittura può dirsi una finzione, c'è uno specifico e dichiarato tema
dell'inganno che si dipana come un filo rosso lungo l'intera storia dell'arte.
Illusionismi prospettici o falsificazioni temporali, gare mimetiche con la natura e figure
nascoste negli anfratti di un paesaggio, sono stilemi che spesso ricorrono nei dipinti di
ogni secolo.
Personalmente però ho sempre detestato quei pittori che si limitano a falsificare il loro
tempo, ostentando virtuosismi di mano o anacronismi compiaciuti. Non ho mai amato
l'enfasi del mestiere che contiene quasi sempre un nostalgico richiamo all'ordine, a quanto
si dipingeva bene una volta...
Quasi la stessa ragione mi spinge a detestare l'abito e i modi del prestigiatore da serata di
gala, ingessato nel suo frack, affettato e fasullo in ogni gesto. Mentre ho amato invece, da
bambino, quelle rare apparizioni italiane di Mac Ronay, un mago muto, allampanato e un
po' ubriaco a cui non riusciva alcun gioco di prestigio. Quello straordinario attore
ungherese prendeva in giro se stesso e la propria categoria, con una leggerezza che,
proprio dal rovescio della maestria riusciva a toccare i vertici di un'arte spettacolare.
Ecco, con lo stesso trasporto affettivo e col medesimo piacere amo queste opere di Anna
Maria Del Bianco e Stefano Lombardelli, questi succhi d'erba che giocano sul rovescio del
tempo e dei generi, che grazie a un magistrale mimetismo di tecniche riescono a
comunicare un'ironia critica di prima statura.
In gergo tecnico si chiamano succhi d'erba e, storicamente, lo stesso loro procedimento
costituisce un alto esercizio di finzione. Parliamo di pitture realizzate su una particolare
tela grezza, che imitavano, tra Sette e Ottocento, gli stilemi, l'aspetto e la funzione degli
arazzi parietali. Realizzati con rapidi e determinati guazzi di pennello, con colori liquidi che
smorzano di tono al primo assorbimento, in quella tela a larga trama, sembrano ricami
antichi se solo si sta alla distanza di un passo e nacquero per offrire un risultato simile ai
più nobili arazzi, abbattendone il costo e il tempo di esecuzione.
Le grandi tele di Anna Maria e di Stefano giocano sapientemente con la grammatica
decorativa di quei precedenti d'epoca, ma allo stesso tempo congegnano un ulteriore
livello illusorio, elevando alla potenza l'inganno contenuto al loro interno.
Nelle pittoresche scene di boiserie, che fanno il verso all'Arcadia classicita, se non
direttamente ai giardini dipinti ad encausto delle case pompeiane, sono in bella mostra
alcune figure retoriche del mondo contemporaneo. Un labirintico scivolo in stile
Mirabilandia si ritrova contornato di verzure, tra pagode cinesi e simboli mitologici. La
gigantesca mano dalle dita mozzate che Maurizio Cattelan ha posto a sberleffo, davanti
alla Borsa di Milano, si ritrova ora tra capre e pastori, entro le rovine di una via Appia da
salotto. Sono alcuni esempi del raffinato cortocircuito temporale e formale operato da
questo progetto artistico che, attraverso un carotaggio di generi e stili, di alfabeti simbolici
e scarti di destinazione, riesce a cucire e a tenere legati mondi diversissimi tra loro,
trovando anche la sintesi e la leggerezza di un aforisma filosofico.
06
maggio 2017
Anna Maria Del Bianco / Stefano Lombardelli – Tapestries
Dal 06 maggio al 18 giugno 2017
arte contemporanea
Location
MUSEO DELLA CITTA’
Rimini, Via Luigi Tonini, 1, (Rimini)
Rimini, Via Luigi Tonini, 1, (Rimini)
Orario di apertura
da martedì a sabato 9.30-13 e 16-19, domenica e festivi 10-19, chiuso lunedì non festivi
Vernissage
6 Maggio 2017, ore 17
Autore
Curatore