Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Annibale Carracci
Giunge a Roma, dopo il successo ottenuto nella sede bolognese, la prima mostra monografica mai dedicata ad Annibale, non solo il più famoso dei tre Carracci, ma forse il più grande degli artisti bolognesi di tutti i tempi, protagonista di una vicenda che muta radicalmente il modo d’intendere la pittura all’insegna di una ritrovata intesa tra natura e storia
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Giunge a Roma, dopo il successo ottenuto nella sede bolognese, la prima mostra monografica mai dedicata ad Annibale, non solo il più famoso dei tre Carracci, ma forse il più grande degli artisti bolognesi di tutti i tempi, protagonista di una vicenda che muta radicalmente il modo d’intendere la pittura all’insegna di una ritrovata intesa tra natura e storia.
Vincendo le difficoltà legate alla dispersione delle sue opere tra i principali musei di tutto il mondo, e proponendo una prima soluzione per i problemi di ordine filologico che rendono talora difficoltosa la ricostruzione della sua opera, la mostra propone una scelta mirata di dipinti e disegni che consentono di ricostruire l’intero percorso dell’artista, dai difficili esordi bolognesi alla contrastata attività romana.
Ciò che emerge in questo modo sono le ragioni che hanno animato Annibale nel corso della sua attività, volta a restituire dignità e verità al mestiere della pittura attraverso uno strenuo confronto con il “naturale”. Questa intenzione si coglie infatti non solo nei dipinti “dal vero” spettanti alla sua prima attività, come il celebre dipinto con “Due fanciulli che giocano con un gatto” del Metropolitan di New York o il “Paesaggio fluviale” della National Gallery di Washington, ma anche nei dipinti della sua maturità, in cui pure è evidente il debito nei confronti della pittura veneziana, di Tiziano e del Veronese. Ciò si nota soprattutto nel “Venere e satiro” degli Uffizi di Firenze, un quadro di straordinario impatto.
L’intento di coniugare la natura con la storia si esprime soprattutto nelle opere eseguite a Roma, dove il pittore si spostò nel 1595 su invito del cardinale Odoardo Farnese, per il quale affrescò la celeberrima Galleria. Un nucleo di importanti disegni, in gran parte concessi in prestito dal Museo del Louvre di Parigi, illustrano quest’ultima impresa; ma non mancano poi gli importanti dipinti eseguiti per lo stesso cardinale, come il “Cristo e la Cananea” delle raccolte comunali di Parma o il “Cristo deriso” della Pinacoteca di Bologna, che venne posto sul cataletto del pittore allorché questi venne sepolto in Pantheon accanto a Raffaello.
E di un “nuovo Raffaello”, in grado di unificare le parlate delle varie scuole pittoriche locali in un’unica lingua “italiana”, parlarono i contemporanei, come monsignor Giovan Battista Agucchi, del quale si espone il controverso “Ritratto” dell’Art Gallery di York, in passato riferito anche al Domenichino. L’attività romana di Annibale, celebrata dagli uomini di cultura del tempo, è segnata tuttavia da un senso di frustrazione per il trattamento riserbatogli dal suo protettore, all’origine forse del grave stato depressivo che lo condusse negli ultimi anni all’inoperosità, scandita solo da straordinari disegni di paesaggio, oltre che dalla bellissimo “Compianto sul Cristo morto” della National Gallery di Londra che, insieme alla “Pietà” del Museo di Capodimonte di Napoli, costituisce un’umanissima riflessione sulla “morte dell’eroe” e che chiude pertanto il percorso espositivo.
Come è già avvenuto per il pubblico bolognese, la mostra costituirà insomma un’occasione preziosa per conoscere uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, in grado di esprimersi con avvincente modernità nei diversi campi da lui praticati.
Vincendo le difficoltà legate alla dispersione delle sue opere tra i principali musei di tutto il mondo, e proponendo una prima soluzione per i problemi di ordine filologico che rendono talora difficoltosa la ricostruzione della sua opera, la mostra propone una scelta mirata di dipinti e disegni che consentono di ricostruire l’intero percorso dell’artista, dai difficili esordi bolognesi alla contrastata attività romana.
Ciò che emerge in questo modo sono le ragioni che hanno animato Annibale nel corso della sua attività, volta a restituire dignità e verità al mestiere della pittura attraverso uno strenuo confronto con il “naturale”. Questa intenzione si coglie infatti non solo nei dipinti “dal vero” spettanti alla sua prima attività, come il celebre dipinto con “Due fanciulli che giocano con un gatto” del Metropolitan di New York o il “Paesaggio fluviale” della National Gallery di Washington, ma anche nei dipinti della sua maturità, in cui pure è evidente il debito nei confronti della pittura veneziana, di Tiziano e del Veronese. Ciò si nota soprattutto nel “Venere e satiro” degli Uffizi di Firenze, un quadro di straordinario impatto.
L’intento di coniugare la natura con la storia si esprime soprattutto nelle opere eseguite a Roma, dove il pittore si spostò nel 1595 su invito del cardinale Odoardo Farnese, per il quale affrescò la celeberrima Galleria. Un nucleo di importanti disegni, in gran parte concessi in prestito dal Museo del Louvre di Parigi, illustrano quest’ultima impresa; ma non mancano poi gli importanti dipinti eseguiti per lo stesso cardinale, come il “Cristo e la Cananea” delle raccolte comunali di Parma o il “Cristo deriso” della Pinacoteca di Bologna, che venne posto sul cataletto del pittore allorché questi venne sepolto in Pantheon accanto a Raffaello.
E di un “nuovo Raffaello”, in grado di unificare le parlate delle varie scuole pittoriche locali in un’unica lingua “italiana”, parlarono i contemporanei, come monsignor Giovan Battista Agucchi, del quale si espone il controverso “Ritratto” dell’Art Gallery di York, in passato riferito anche al Domenichino. L’attività romana di Annibale, celebrata dagli uomini di cultura del tempo, è segnata tuttavia da un senso di frustrazione per il trattamento riserbatogli dal suo protettore, all’origine forse del grave stato depressivo che lo condusse negli ultimi anni all’inoperosità, scandita solo da straordinari disegni di paesaggio, oltre che dalla bellissimo “Compianto sul Cristo morto” della National Gallery di Londra che, insieme alla “Pietà” del Museo di Capodimonte di Napoli, costituisce un’umanissima riflessione sulla “morte dell’eroe” e che chiude pertanto il percorso espositivo.
Come è già avvenuto per il pubblico bolognese, la mostra costituirà insomma un’occasione preziosa per conoscere uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, in grado di esprimersi con avvincente modernità nei diversi campi da lui praticati.
25
gennaio 2007
Annibale Carracci
Dal 25 gennaio al 06 maggio 2007
arte antica
arte etnica
arte etnica
Location
CHIOSTRO DEL BRAMANTE
Roma, Arco Della Pace, 5, (Roma)
Roma, Arco Della Pace, 5, (Roma)
Biglietti
intero € 9
ridotto € 7
Orario di apertura
Tutti i giorni 10-20
Sabato 10-23
Domenica 10-21
Lunedì chiuso
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Sito web
www.mostracarracci.it
Editore
ELECTA
Ufficio stampa
ELECTA
Autore