Antonella Parisotto ha esposto in varie occasioni dando prova della sua propensione per una pittura plastico-tonale, balenante di luce sapientemente calibrata; una chiarezza limpida ottenuta attraverso la freschezza nella stesura degli oli, idonea ad atmosfere dalla sensazione di calda trasparenza, soprattutto nei temi dei paesaggi e delle nature della prima fase operativa. Abbandonata questa prima fase, l’autrice si cimenta con un altro tema molto più complesso, ma indubbiamente più consono ad assecondare le attitudini espressive per la plasticità pittorica che contraddistinguono la Parisotto: il tema del corpo maschile. Le prime opere di nudo maschile, esposte lo scorso anno in una mostra presso la Chiesetta S. Marco a Marostica, già dimostravano una capacità compositiva di notevole impatto espressivo, non ancora però del tutto scevra da un impianto accademico. Ma l’intraprendenza di questa artista autodidatta ha avuto la meglio e coraggiosamente Antonella Parisotto si lascia alle spalle le accademiche ricerche formali, dichiarandosi con le ultime opere in una versione completamente autonoma e di consapevole maturità tecnica e tematica. Il nudo proposto dalla Parisotto è “maschio” per la forza espressiva e per l’energia rappresentativa. Le opere di quest’ultima fase non ammettono la visione di lineamenti formali banalmente maschili; anzi si propongono per una rappresentazione della massa corporea del maschio in tutta la sua virilità. I volumi muscolosi, mai esagerati, sono plasticamente modellati da chiaroscuri ottenuti con pennellate rapide e ferme. I tagli delle inquadrature ben costruite sacrificano sempre il viso del soggetto, mentre mani, piedi e attributi maschili hanno spesso un ruolo primario. La massa corporea riempie la tela dando quasi una sensazione di abbondanza estrema, risaltata da uno sfondo neutro che esclude ogni volontà di ambientazione. Nello svolgersi narrativo le ultime opere includono, oltre al soggetto maschile in primissimo piano, anche una presenza femminile, quasi un’intrusione, in questo caso una “femmina” mascolina di secondo piano che in qualche modo vuole esserci.

(Graziella Zardo, 31/08/2006)