Il lavoro di Antonio si rivela come un viaggio poetico, delineando un panorama pittorico che richiama la descrizione di paesaggi montani fatta dal poeta della dinastia Song, Su Shi, nel suo poema “Titolo del muro della Foresta Occidentale”. Nei suoi dipinti, sembra di attraversare un mondo fantastico dominato da maestose costruzioni, scatenando la mia curiosità sulla civiltà che lo ha generato. Ogni opera è come un coinvolgente romanzo di fantascienza, suscitando in me un desiderio incontenibile di esplorare il prossimo capitolo. Tuttavia, Antonio, nella sua veste di autore, non si presenta come un poeta itinerante, bensì come un individuo intimamente legato a questo mondo e a questa civiltà, il cui sguardo è permeato di ricordi di quel mondo.
Senza darci il tempo di approfondire l’argomento, Antonio inverte la direzione dell’opera di 180 gradi, presentando un paesaggio di monumenti e rovine storiche, come se volesse raccontare la storia di una civiltà perduta e commemorare un’antica cultura. “Non avrei mai pensato che un quadro potesse rappresentare così vividamente la gloria e la decadenza della storia”, è questa la mia impressione più soggettiva. Forse l’autore ha interpretazioni più profonde, e può darsi che io abbia frainteso l’opera, ma il valore di un’opera d’arte spesso risiede nelle emozioni diverse che suscita in persone diverse.
In qualità di curatore di questa mostra, spero che il pubblico possa percepire le emozioni più sincere nelle opere di Antonio. Nella vastità delle interpretazioni dietro ogni opera d’arte contemporanea, auspico che gli spettatori possano cogliere l’autenticità e la profondità nelle creazioni di Antonio, andando oltre le complesse interpretazioni e affrontando la realtà dell’arte contemporanea.
——- Fusen