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Arnaud Cohen – Tout doit Disparaitre
prima mostra personale di Arnaud Cohen a Roma.
Comunicato stampa
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Nell’ambito del programma di arte contemporanea del Festival di Villa Ada Roma Incontra Il Mondo, il Bunker dei Savoia è lieto di ospitare la prima mostra personale di Arnaud Cohen a Roma. Il lavoro dell’artista francese si interroga sui paradossi della società dei consumi e del mercato dell’arte, che riduce l’opera a un bene soggetto alla leggi economiche della domanda e dell’offerta. Il titolo della mostra “Tout Doit Disparaitre” è anche il titolo di una delle opere presentate, costituita da un’insegna al neon che reca la medesima dicitura, traducibile letteralmente come: ‘tutto deve sparire’. In realtà, in italiano, questa frase equivale piuttosto al ‘fuori tutto’. Si tratta infatti di un’espressione utilizzata da negozi e altri esercizi commerciali durante il periodo dei saldi per indicare una svendita, fino ad esaurimento scorte. Il titolo della mostra gioca sull’ambivalenza di questa frase che si associa anche all’idea di sparizione e di transitorietà dell’esistenza in contrapposizione all’eternità della storia.
Sono stati selezionati dall’artista e dalla curatrice Valentina Gioia Levy diversi lavori che si relazionano, anche se non in maniera diretta, con le vicende del luogo e con la sua particolare natura. Un ruolo centrale è rivestito dall’installazione “Hunting Season” costituita da una piccola capanna che Cohen ha realizzato con del legno di recupero proveniente dalle persiane di un casale del XVIII secolo, nel cui interno è nascosta la scritta al neon rien, ovvero, niente. Si racconta che il 14 luglio 1789, giorno della presa della Bastiglia, di rientro dalla caccia, Luigi XVI abbia annotato sul suo diario proprio questa parola “nulla”. Il re si riferiva ovviamente al risultato della sua battuta di caccia, ma negli anni a seguire, è stata più volte rimarcata l’infelice coincidenza tra quel niente e il noto disinteresse del sovrano francese per gli accadimenti del regno. Quest’opera inserita nel contesto del bunker dei Savoia si riveste di un significato nuovo e sembra voler stabilire un parallelo tra le due case regnanti, in due diversi, eppur per certi aspetti simili, momenti della storia.
In mostra sono presenti anche una serie di sculture che presentano combinazioni insolite di oggetti legati alla paura e alla violenza con elementi che suggeriscono fragilità e debolezza. Nella serie “Love is Coming” Cohen associa le armi ad insetti inoffensivi, come le libellule, o ad animaletti impagliati. Mentre nella serie “Icone” sono gli aerei a presentarsi come martiri feriti richiamando immediatamente alla mente l’11 settembre, ma anche tragedie più recenti. La rivoluzione, la guerra, gli aerei, le armi, il senso di insicurezza e la strategia del terrore sono parte della memoria collettiva contemporanea. Tutti questi elementi confluiscono nelle opere dell’artista francese, che pure non mancano mai di un certo umorismo e ci raccontano di un passato che si sovrappone all’attualità, facendo eco ai più recenti episodi di attacchi terroristici, ricordi che assumono connotati grotteschi e, all’interno di un luogo che reca in sé tutti i traumi della storia, suonano come un monito alla follia dell’uomo.
BREVE BIO DELL’ARTISTA
Arnaud Cohen è un artista visivo francese che si esprime attraverso diversi medium, dalla scultura, all’installazione, dal video alla performance. Appartiene alla generazione di artisti influenzati dal neo-pop degli anni ’90, dalla cosiddetta cultura dj e dall’estetica relazionale teorizzata dal critico d’arte francese Nicolas Bourriaud. Le sue opere sono state esposte in numerose mostre personali e collettive in Francia e all’estero. Tra le principali istituzioni che hanno recentemente ospitato i suoi lavori e le sue performance ricordiamo: il Palais de Tokyo, Parigi (Francia); la Biennale di Dakar, il Musée de Sens e il Palais Synodal (Francia); Something Else Biennale del Cairo (Egitto); la Fondazione Vasarely, Aix en Provence (Francia); il Palazzo delle Arti di Napoli (Italia); Frac Poitou-Charentes d’Angoulême (Francia); la Triennale della Scultura di Poznan (Polonia); New Art Center, New York (USA)
BREVE BIO DEL CURATORE
Valentina Gioia Levy è critico e curatrice d’arte con base a Roma. Dal 2010 ha collaborato con diversi musei, gallerie d’arte ed istituzioni in Italia e all’estero tra cui: Centre Pompidou di Parigi; Museo MACRO e Museo Nazionale d’Arte Orientale di Roma; RH Contemporary Art di New York; MOG Museum of Goa e Biennale di Kochi Muziris (India); Darb1718 e Something Else, OFF Biennale del Cairo (Egitto); Museo dell’IFAN (Institut Fondamental d’Afrique Noire) e Biennale di Dakar (Senegal). Al momento è co-curatrice di LAM 360, Biennale di Land Art della Mongolia e cura per il terzo anno consecutivo il programma di arte visiva all’interno del Festival di Villa Ada.
A proposito del bunker
Villa Ada Savoia fu la sede della famiglia reale dal 1872 al 1878 e dal 1904 fino alla caduta della monarchia, nel 1946. Dopo l’inizio della guerra, quando il timore di incursioni aeree sulla Capitale iniziò a farsi più concreto, preso atto del potenziale distruttivo dei nuovi bombardieri anglo-americani, la famiglia reale decise di costruire un bunker anti-aereo. Il rifugio fu scavato all’interno del banco tufaceo nel cosiddetto Colle delle Cavalle Madri, forse sfruttando in parte degli ambienti di cava già esistenti, in modo che l’accesso avvenisse a livello senza dover scendere scale. Il rifugio, di fatto mai utilizzato, finì dimenticato in un angolo della villa, fino a quando recentemente restaurato grazie al lavoro dell’associazione Roma Sotterranea è stato riaperto al pubblico.
Sono stati selezionati dall’artista e dalla curatrice Valentina Gioia Levy diversi lavori che si relazionano, anche se non in maniera diretta, con le vicende del luogo e con la sua particolare natura. Un ruolo centrale è rivestito dall’installazione “Hunting Season” costituita da una piccola capanna che Cohen ha realizzato con del legno di recupero proveniente dalle persiane di un casale del XVIII secolo, nel cui interno è nascosta la scritta al neon rien, ovvero, niente. Si racconta che il 14 luglio 1789, giorno della presa della Bastiglia, di rientro dalla caccia, Luigi XVI abbia annotato sul suo diario proprio questa parola “nulla”. Il re si riferiva ovviamente al risultato della sua battuta di caccia, ma negli anni a seguire, è stata più volte rimarcata l’infelice coincidenza tra quel niente e il noto disinteresse del sovrano francese per gli accadimenti del regno. Quest’opera inserita nel contesto del bunker dei Savoia si riveste di un significato nuovo e sembra voler stabilire un parallelo tra le due case regnanti, in due diversi, eppur per certi aspetti simili, momenti della storia.
In mostra sono presenti anche una serie di sculture che presentano combinazioni insolite di oggetti legati alla paura e alla violenza con elementi che suggeriscono fragilità e debolezza. Nella serie “Love is Coming” Cohen associa le armi ad insetti inoffensivi, come le libellule, o ad animaletti impagliati. Mentre nella serie “Icone” sono gli aerei a presentarsi come martiri feriti richiamando immediatamente alla mente l’11 settembre, ma anche tragedie più recenti. La rivoluzione, la guerra, gli aerei, le armi, il senso di insicurezza e la strategia del terrore sono parte della memoria collettiva contemporanea. Tutti questi elementi confluiscono nelle opere dell’artista francese, che pure non mancano mai di un certo umorismo e ci raccontano di un passato che si sovrappone all’attualità, facendo eco ai più recenti episodi di attacchi terroristici, ricordi che assumono connotati grotteschi e, all’interno di un luogo che reca in sé tutti i traumi della storia, suonano come un monito alla follia dell’uomo.
BREVE BIO DELL’ARTISTA
Arnaud Cohen è un artista visivo francese che si esprime attraverso diversi medium, dalla scultura, all’installazione, dal video alla performance. Appartiene alla generazione di artisti influenzati dal neo-pop degli anni ’90, dalla cosiddetta cultura dj e dall’estetica relazionale teorizzata dal critico d’arte francese Nicolas Bourriaud. Le sue opere sono state esposte in numerose mostre personali e collettive in Francia e all’estero. Tra le principali istituzioni che hanno recentemente ospitato i suoi lavori e le sue performance ricordiamo: il Palais de Tokyo, Parigi (Francia); la Biennale di Dakar, il Musée de Sens e il Palais Synodal (Francia); Something Else Biennale del Cairo (Egitto); la Fondazione Vasarely, Aix en Provence (Francia); il Palazzo delle Arti di Napoli (Italia); Frac Poitou-Charentes d’Angoulême (Francia); la Triennale della Scultura di Poznan (Polonia); New Art Center, New York (USA)
BREVE BIO DEL CURATORE
Valentina Gioia Levy è critico e curatrice d’arte con base a Roma. Dal 2010 ha collaborato con diversi musei, gallerie d’arte ed istituzioni in Italia e all’estero tra cui: Centre Pompidou di Parigi; Museo MACRO e Museo Nazionale d’Arte Orientale di Roma; RH Contemporary Art di New York; MOG Museum of Goa e Biennale di Kochi Muziris (India); Darb1718 e Something Else, OFF Biennale del Cairo (Egitto); Museo dell’IFAN (Institut Fondamental d’Afrique Noire) e Biennale di Dakar (Senegal). Al momento è co-curatrice di LAM 360, Biennale di Land Art della Mongolia e cura per il terzo anno consecutivo il programma di arte visiva all’interno del Festival di Villa Ada.
A proposito del bunker
Villa Ada Savoia fu la sede della famiglia reale dal 1872 al 1878 e dal 1904 fino alla caduta della monarchia, nel 1946. Dopo l’inizio della guerra, quando il timore di incursioni aeree sulla Capitale iniziò a farsi più concreto, preso atto del potenziale distruttivo dei nuovi bombardieri anglo-americani, la famiglia reale decise di costruire un bunker anti-aereo. Il rifugio fu scavato all’interno del banco tufaceo nel cosiddetto Colle delle Cavalle Madri, forse sfruttando in parte degli ambienti di cava già esistenti, in modo che l’accesso avvenisse a livello senza dover scendere scale. Il rifugio, di fatto mai utilizzato, finì dimenticato in un angolo della villa, fino a quando recentemente restaurato grazie al lavoro dell’associazione Roma Sotterranea è stato riaperto al pubblico.
14
luglio 2016
Arnaud Cohen – Tout doit Disparaitre
Dal 14 luglio al 12 agosto 2016
arte contemporanea
Location
VILLA ADA
Roma, Via Salaria, 237, (Roma)
Roma, Via Salaria, 237, (Roma)
Orario di apertura
su prenotazione
Vernissage
14 Luglio 2016, ore 18,30
Sito web
www.bunkervillaada.it
Autore
Curatore