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Arte Contro. Ricerche dell’arte russa dal 1950 ad oggi
L’esposizione presenta una selezione di circa 130 opere, frutto della ricerca artistica di talenti poco noti al grande pubblico, le cui vicende biografiche, spesso drammatiche, si sono incrociate con l’ostracismo della cultura ufficiale verso la libera creatività
Comunicato stampa
Segnala l'evento
A partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, un italiano innamorato della Russia ha iniziato a collezionare l’arte dei pittori non in linea con il realismo socialista. Alberto Sandretti non si è mai fermato ed oggi la sua ricca collezione, che solo d’arte contemporanea russa vanta più di 1500 opere, è ospitata al Mart. La presenza nel Museo di questa’interessante raccolta ha aperto nuovi ambiti di ricerca, indirizzati in particolare allo studio delle relazioni culturali tra Italia e Russia nel ‘900.
La mostra ARTE CONTRO. Ricerche dell'arte russa dal 1950 ad oggi, è il risultato di due anni di studio e catalogazione sul Fondo, curato dalla studiosa moscovita Alexandra Obukhova.
L’esposizione presenta una selezione di circa 130 opere, frutto della ricerca artistica di talenti poco noti al grande pubblico, le cui vicende biografiche, spesso drammatiche, si sono incrociate con l’ostracismo della cultura ufficiale verso la libera creatività.
La ricchezza delle opere presenti nel Fondo Sandretti ha permesso alla curatrice della mostra Alexandra Obukhova di realizzare un percorso critico, che porterà il grande pubblico a conoscere non solo alcune opere del realismo socialista, come quelle di Viktor Ivanonv e di Nikolaj Lapshin, ma soprattutto quelle prodotte dall’arte russa “non-ufficiale”.
L’arte non-ufficiale
La mostra ruota infatti intorno ad un nucleo importante di opere d’arte cosiddetta non conformista, tutte realizzate a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta.
Furono anni in cui, in coincidenza con un breve periodo di disgelo politico interno in URSS, un eterogeneo gruppo di pittori e scultori si mise alla ricerca di un linguaggio artistico affrancato dai dogmi di regime: riallacciandosi all’eredità dell’avanguardia russa, ma anche al modernismo occidentale, artisti come Boris Svesnikov, Vladimir Nemuchin, Oskar Rabin e Ulo Sooster, solo per ricordare alcuni nomi presenti in mostra, seppero infatti esprimere una propria originale autonomia creativa, talvolta superando drammatiche vicende personali.
Sfidando la paura, questi artisti furono i veri difensori, nella seconda metà del ‘900, di quel principio di libertà creativa e di quel carattere sperimentale, che sin dai primi anni del secolo - attraverso cubo-futurismo, raggismo, costruttivismo – era sempre stato presente nella pittura russa.
Fu un territorio affascinante e “sotterraneo” quello sperimentato dall’arte russa non-conformista: una clandestinità simbolica, ma anche reale, il cui terreno operativo non era dentro le accademie, ma piuttosto negli appartamenti privati, nei rifugi e non di rado nei campi di lavoro in Siberia.
Boris Svesnikov, che la mostra del Mart celebra con una ricca sezione, ha trascorso otto anni nei gulag staliniani, dipingendo di notte e di nascosto dalla sorveglianza. Svesnikov riuscì a conservare alcune delle sue opere, e nel Fondo Sandretti si trovano oggi tre sue composizioni a china realizzate durante la prigionia. In questi disegni, così come nelle opere degli anni Sessanta e Settanta, pure presenti in mostra, risplende quella che Il’ya Kabakov, grande ammiratore di Svesnikov, chiamava “la luce della morte”.
Il percorso prosegue con la documentazione dell’avvento dell’arte astratta, un linguaggio che si diffonde in Russia nel corso degli anni cinquanta/sessanta. Come per altre espressioni artistiche lontane dal realismo di propaganda, anche l’astrazione troverà non poche difficoltà a diffondersi, anche se gli ottimi esempi conservati nel fondo Sandretti, testimoniano come in quel periodo, nonostante le difficoltà di comunicazione, molti artisti russi avessero risentito dell’influenza dell’arte astratta occidentale, a dimostrazione di una comune e condivisa necessità di sperimentazione.
Segue una sezione dedicata ad artisti che hanno accolto nelle loro opere, pur con linguaggi “moderni”, l’antico interesse dell’arte russa per il fantastico, il grottesco e il fiabesco, dando vita ad originalissimi esiti, che li avvicinano ai linguaggi del surrealismo internazionale.
Tra le sale più interessanti della mostra si segnala quella che ospita ben quaranta disegni e incisioni di Julij Perevezencev, artista oggi notissimo in Russia come illustratore di libri. Perevezencev è anche un maestro della grafica a cavalletto, ed è in questa veste che è stato collezionato da Alberto Sandretti fin dalla metà degli anni Sessanta. La sua opera è pressochè sconosciuta al grande pubblico e promette dunque d’essere una vera scoperta per la critica d’arte.
Gli anni più recenti sono testimoniati in mostra da opere di artisti oggi acclamati a livello internazionale – come Sergej Bugaev, presente alla Biennale di Venezia nel ’99 – opere realizzate e immediatamente acquistate da Sandretti sul finire degli anni Ottanta, all’epoca della perestrojka.
Sono gli eredi dell’eroica stagione “non-ufficiale”, che rileggono le opere della generazione precedente attualizzandone la portata polemica e lo spirito creativo alla luce – questa volta – di esperienze certamente ancora drammatiche e complesse, vissute però non più all’interno di un contesto geograficamente circoscritto, ma, anche in Russia, sottomesse alla nuova “dittatura” della globalizzazione.
La mostra ARTE CONTRO. Ricerche dell'arte russa dal 1950 ad oggi, è il risultato di due anni di studio e catalogazione sul Fondo, curato dalla studiosa moscovita Alexandra Obukhova.
L’esposizione presenta una selezione di circa 130 opere, frutto della ricerca artistica di talenti poco noti al grande pubblico, le cui vicende biografiche, spesso drammatiche, si sono incrociate con l’ostracismo della cultura ufficiale verso la libera creatività.
La ricchezza delle opere presenti nel Fondo Sandretti ha permesso alla curatrice della mostra Alexandra Obukhova di realizzare un percorso critico, che porterà il grande pubblico a conoscere non solo alcune opere del realismo socialista, come quelle di Viktor Ivanonv e di Nikolaj Lapshin, ma soprattutto quelle prodotte dall’arte russa “non-ufficiale”.
L’arte non-ufficiale
La mostra ruota infatti intorno ad un nucleo importante di opere d’arte cosiddetta non conformista, tutte realizzate a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta.
Furono anni in cui, in coincidenza con un breve periodo di disgelo politico interno in URSS, un eterogeneo gruppo di pittori e scultori si mise alla ricerca di un linguaggio artistico affrancato dai dogmi di regime: riallacciandosi all’eredità dell’avanguardia russa, ma anche al modernismo occidentale, artisti come Boris Svesnikov, Vladimir Nemuchin, Oskar Rabin e Ulo Sooster, solo per ricordare alcuni nomi presenti in mostra, seppero infatti esprimere una propria originale autonomia creativa, talvolta superando drammatiche vicende personali.
Sfidando la paura, questi artisti furono i veri difensori, nella seconda metà del ‘900, di quel principio di libertà creativa e di quel carattere sperimentale, che sin dai primi anni del secolo - attraverso cubo-futurismo, raggismo, costruttivismo – era sempre stato presente nella pittura russa.
Fu un territorio affascinante e “sotterraneo” quello sperimentato dall’arte russa non-conformista: una clandestinità simbolica, ma anche reale, il cui terreno operativo non era dentro le accademie, ma piuttosto negli appartamenti privati, nei rifugi e non di rado nei campi di lavoro in Siberia.
Boris Svesnikov, che la mostra del Mart celebra con una ricca sezione, ha trascorso otto anni nei gulag staliniani, dipingendo di notte e di nascosto dalla sorveglianza. Svesnikov riuscì a conservare alcune delle sue opere, e nel Fondo Sandretti si trovano oggi tre sue composizioni a china realizzate durante la prigionia. In questi disegni, così come nelle opere degli anni Sessanta e Settanta, pure presenti in mostra, risplende quella che Il’ya Kabakov, grande ammiratore di Svesnikov, chiamava “la luce della morte”.
Il percorso prosegue con la documentazione dell’avvento dell’arte astratta, un linguaggio che si diffonde in Russia nel corso degli anni cinquanta/sessanta. Come per altre espressioni artistiche lontane dal realismo di propaganda, anche l’astrazione troverà non poche difficoltà a diffondersi, anche se gli ottimi esempi conservati nel fondo Sandretti, testimoniano come in quel periodo, nonostante le difficoltà di comunicazione, molti artisti russi avessero risentito dell’influenza dell’arte astratta occidentale, a dimostrazione di una comune e condivisa necessità di sperimentazione.
Segue una sezione dedicata ad artisti che hanno accolto nelle loro opere, pur con linguaggi “moderni”, l’antico interesse dell’arte russa per il fantastico, il grottesco e il fiabesco, dando vita ad originalissimi esiti, che li avvicinano ai linguaggi del surrealismo internazionale.
Tra le sale più interessanti della mostra si segnala quella che ospita ben quaranta disegni e incisioni di Julij Perevezencev, artista oggi notissimo in Russia come illustratore di libri. Perevezencev è anche un maestro della grafica a cavalletto, ed è in questa veste che è stato collezionato da Alberto Sandretti fin dalla metà degli anni Sessanta. La sua opera è pressochè sconosciuta al grande pubblico e promette dunque d’essere una vera scoperta per la critica d’arte.
Gli anni più recenti sono testimoniati in mostra da opere di artisti oggi acclamati a livello internazionale – come Sergej Bugaev, presente alla Biennale di Venezia nel ’99 – opere realizzate e immediatamente acquistate da Sandretti sul finire degli anni Ottanta, all’epoca della perestrojka.
Sono gli eredi dell’eroica stagione “non-ufficiale”, che rileggono le opere della generazione precedente attualizzandone la portata polemica e lo spirito creativo alla luce – questa volta – di esperienze certamente ancora drammatiche e complesse, vissute però non più all’interno di un contesto geograficamente circoscritto, ma, anche in Russia, sottomesse alla nuova “dittatura” della globalizzazione.
12
ottobre 2007
Arte Contro. Ricerche dell’arte russa dal 1950 ad oggi
Dal 12 ottobre 2007 al 20 gennaio 2008
arte contemporanea
Location
MART – Museo di Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Rovereto, Corso Angelo Bettini, 43, (Trento)
Rovereto, Corso Angelo Bettini, 43, (Trento)
Vernissage
12 Ottobre 2007, ore 18 su invito
Autore
Curatore