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Arte Lettone Contemporanea
L’arte moderna e contemporanea lettone è in gran parte tributaria di moduli e stilemi concepiti ed elaborati da artisti dell’Europa Occidentale. Perché gli artisti lettoni più dotati si sono appropriati in ogni tempo di procedimenti tecnici e stilistici elaborati altrove: in altri contesti socio-culturali.
Comunicato stampa
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Il periodo durante il quale si sono impegnati a conferire alle proprie opere un carattere personale autoctono è stato il periodo in cui hanno elaborato gli elementi più ortodossi del barocco “lettonizzandoli”: tanto da caratterizzarli con un miscuglio (o come un miscuglio) di elementi fiabeschi ancestrali del manierismo fantastico artigianale popolare.
Gli stili artistici assimilati e riproposti, di volta in volta, a Riga e nel suo territorio, ci risultano perciò, nelle loro opere, contaminati dalle tradizioni dell’arte popolare nazionale, che molti “nativi” continuano a considerare perenni e immutabili. Ragion per cui lo stile lettone si è costituito e manifestato con ibridismi.
“Ottimi artisti al livello dei contemporanei stranieri”, si può, conseguentemente, dire e scrivere dei pittori e degli scultori che rappresentano l’operatività artistica esplicata in Lettonia: dipendente dall’impero tedesco per tre secoli ( 1200 - 1561 ), dominata dalla Svezia fino al 1710, e russificata poi fino al 1989 (non considerando gran che “formativo” il periodo di indipendenza politica goduto dal 1922 al 1948).
La tradizione dalla quale si può far nascere l’arte moderna lettone, quindi, è una tradizione recentissima. Potendola radicare soltanto nelle opere di un gruppo di artisti nati attorno al 1860, che organizzarono in loco, per primi, ciò che può essere oggi definito “dibattito e studio dei problemi relativi alla artisticità e alla programmazione di una educazione della coscienza artistica nazionale”.
L’arte contemporanea è possibile campionarla, invece, con opere concepite e realizzate dopo la caduta del Muro di Berlino ( 1989 ) e la riconquista dell’autonomia e indipendenza dall’URSS ( 1991 ). Come le opere selezionate per l’esposizione di Bologna, per esempio, che ho scelto con l’intenzione di privilegiare le specificità del linguaggio pittorico ( Heinrihsons e Heinrihsone ) e del linguaggio plastico ( Rosenbergs e Vilks ).
Altri artisti lettoni contemporanei, meritevoli di attenzioni, li ho discriminati, per tale occasione espositiva, poiché all’uso di tali linguaggi hanno rinunciato, optando per l’uso di materiali anomali, l’installazione, l’environment, il new-dada, la video art et similia globalizzante.
Di molti disegnatori, pittori e scultori contemporanei, qualunque sia la loro nazionalità, si può dire e scrivere che hanno una bella mano, ma quando la usano non pensano. Dicendo così, che sono soltanto individui artistici della categoria dei “capaci”, non dotati per essere inclusi nella categoria degli individui artistici “di talento” e meno che mai nella categoria degli individui artistici di “sommo talento”, cioè “geniali”: tenuto conto dello schema concepito dall’ungherese Geza Revesz e illustrato nel suo libro intitolato “Talento e Genio” scritto nel 1955.
Dei quattro artisti lettoni prescelti per l’esposizione a Bologna si può dire e scrivere che operano per rappresentare emozioni fondamentali dell’essere umano, perché realizzano le loro opere col pensiero sulla mano, nello spazio del proprio dominio creativo, impegnati nella ricerca di una identità autonoma: identificando momenti di quiete estetica, durante i quali danno forma e colori a ciò che, col linguaggio degli estetologi, è possibile definire “idioletto” personale.
L’insieme delle opere di ognuno si propone alla nostra attenzione come organismo plastico e cromatico unitario: scaturito da un’indipendenza interiore straordinaria, sopravvissuta alle costrizioni e restrizioni espressive del sovietismo imperante fino al 1991.
ENZO ROSSI-ROISS
Gli stili artistici assimilati e riproposti, di volta in volta, a Riga e nel suo territorio, ci risultano perciò, nelle loro opere, contaminati dalle tradizioni dell’arte popolare nazionale, che molti “nativi” continuano a considerare perenni e immutabili. Ragion per cui lo stile lettone si è costituito e manifestato con ibridismi.
“Ottimi artisti al livello dei contemporanei stranieri”, si può, conseguentemente, dire e scrivere dei pittori e degli scultori che rappresentano l’operatività artistica esplicata in Lettonia: dipendente dall’impero tedesco per tre secoli ( 1200 - 1561 ), dominata dalla Svezia fino al 1710, e russificata poi fino al 1989 (non considerando gran che “formativo” il periodo di indipendenza politica goduto dal 1922 al 1948).
La tradizione dalla quale si può far nascere l’arte moderna lettone, quindi, è una tradizione recentissima. Potendola radicare soltanto nelle opere di un gruppo di artisti nati attorno al 1860, che organizzarono in loco, per primi, ciò che può essere oggi definito “dibattito e studio dei problemi relativi alla artisticità e alla programmazione di una educazione della coscienza artistica nazionale”.
L’arte contemporanea è possibile campionarla, invece, con opere concepite e realizzate dopo la caduta del Muro di Berlino ( 1989 ) e la riconquista dell’autonomia e indipendenza dall’URSS ( 1991 ). Come le opere selezionate per l’esposizione di Bologna, per esempio, che ho scelto con l’intenzione di privilegiare le specificità del linguaggio pittorico ( Heinrihsons e Heinrihsone ) e del linguaggio plastico ( Rosenbergs e Vilks ).
Altri artisti lettoni contemporanei, meritevoli di attenzioni, li ho discriminati, per tale occasione espositiva, poiché all’uso di tali linguaggi hanno rinunciato, optando per l’uso di materiali anomali, l’installazione, l’environment, il new-dada, la video art et similia globalizzante.
Di molti disegnatori, pittori e scultori contemporanei, qualunque sia la loro nazionalità, si può dire e scrivere che hanno una bella mano, ma quando la usano non pensano. Dicendo così, che sono soltanto individui artistici della categoria dei “capaci”, non dotati per essere inclusi nella categoria degli individui artistici “di talento” e meno che mai nella categoria degli individui artistici di “sommo talento”, cioè “geniali”: tenuto conto dello schema concepito dall’ungherese Geza Revesz e illustrato nel suo libro intitolato “Talento e Genio” scritto nel 1955.
Dei quattro artisti lettoni prescelti per l’esposizione a Bologna si può dire e scrivere che operano per rappresentare emozioni fondamentali dell’essere umano, perché realizzano le loro opere col pensiero sulla mano, nello spazio del proprio dominio creativo, impegnati nella ricerca di una identità autonoma: identificando momenti di quiete estetica, durante i quali danno forma e colori a ciò che, col linguaggio degli estetologi, è possibile definire “idioletto” personale.
L’insieme delle opere di ognuno si propone alla nostra attenzione come organismo plastico e cromatico unitario: scaturito da un’indipendenza interiore straordinaria, sopravvissuta alle costrizioni e restrizioni espressive del sovietismo imperante fino al 1991.
ENZO ROSSI-ROISS
14
gennaio 2004
Arte Lettone Contemporanea
Dal 14 gennaio al 02 febbraio 2004
arte contemporanea
Location
CENTRO CIVICO BARACCANO
Bologna, Via Santo Stefano, 119, (Bologna)
Bologna, Via Santo Stefano, 119, (Bologna)
Orario di apertura
Tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 12,30 e dalle ore 16 alle ore 19
Vernissage
14 Gennaio 2004, ore 18