Se il termine "condivisione" può assumere il significato di "avere lo stesso intento o pensiero nei confronti di qualcosa o qualcuno", nessun termine credo sia più adatto a raccontare il contenuto di questa mostra.
Ora, poiché, solitamente in arte, quando un pensiero vede accomunati diversi artisti dà vita ad un movimento, credo che questa esposizione possa costituire un autentico manifesto per un neo-nato gruppo artistico che potrebbe portare il nome di "Solidarietà".
Sotto questo nuovo appellativo, infatti, potrebbero figurare i quasi trenta artisti ferraresi che, pur appartenendo a generazioni, stili, tecniche e modi espressivi anche profondamente differenti, sono uniti dal comune
intento della collaborazione solidale.. In un tempo in cui la crisi economica mondiale sta mettendo a dura prova anche il mercato dell'arte, la
realizzazione di una mostra-mercato con fini solidali e con tanti importanti nomi del panorama artistico ferrarese può rappresentare al tempo stesso sia la volontà dell'impegno crescente dell'arte nel sociale, sia uno slancio ulteriore verso una mercificazione dell'arte che non è mai sterile compravendita, ma autentico investimento di risorse in un campo che riveste un ruolo fondamentale nella società.
Se, quindi, da un lato spiccano le molte e differenti generazioni di artisti che si esplicano in una serie di diversità che fanno riferimento ad altrettanti e contraddistinti esiti formali, tecnici, linguistici, dall'altro va prendendo piede quell'aspettouniversale del linguaggio artistico che lo rende trasversale alle generazioni, alle culture, ai popoli.
Questo, unito ad un aspetto fortemente sociale dei linguaggi artistici (un certo tipo di arte, per sua propria conformazione, deve essere legata agli accadimenti della Storia e della società costituendone un commento, una sottolineatura, un accento), realizza quel caleidoscopio di significati che una "collazione" (mi si passi il prestito del termine dalla filologia) di opere d'arte, come questa, può trasmettere.
Non sono i linguaggi presi singolarmente, né le singole tematiche, né i singoli artisti a costituire l'ossatura di questa esposizione; è l'idea di un intento comune che va al di là della semplice iconografia, per giungere ad esplorare i terreni di una iconologia profonda. Un fine che delinea un orizzonte oltre il quale non è mai possibile andare, costituendo esso stesso il confine di un universo tanto vasto da non poter essere superato.

Michele Govoni Luglio 2009