Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Awakening (1988-1993)
1988-1993 un periodo storico importante dal punto di vista geopolitico, 32 artisti sono stati selezionati da Tiziana Conti, Angelo Candiano e Federico Piccari per rappresentare il cambio di paradigma: installazione, neotecnologie, pittura, fotografia e video si aprono a nuove prospettive.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra ricostruisce il periodo storico dell’arte contemporanea intorno alla caduta del muro di Berlino, particolarmente significativo per l’Occidente, attraverso la selezione di diversi artisti rappresentativi che hanno attivamente operato tra il 1988 e il 1993.
Questa fase di storicizzazione è il risultato di uno studio condotto attraverso una lettura ad oggi inedita, anche anticipatrice e perché no rivelatrice, del lavoro fatto da artisti, curatori e galleristi che hanno animato quella breve stagione lasciando un’impronta di sicuro interesse per gli anni successivi. La caratterizzazione espositiva ha il pregio di riportarci in quegli anni sia per chi li ha vissuti sia per chi non era ancora nato descrivendo le sensazioni e le atmosfere di un millennio che volgeva al termine attraverso le sensazioni che i giovani di oggi amano definire con il termine vibes.
Gli artisti in mostra condividono una particolare consapevolezza del momento storico che stavano vivendo tanto da poterla ascrivere in un comune sentimento di responsabilità etica, con esiti sicuramente lontani dalle correnti già affermate e operanti sin dalla fine degli anni
Sessanta e fino a tutti gli anni Ottanta. La consapevolezza storica era incentrata sulla nuova realtà globale che si stava profilando sull’orizzonte, dopo l’evento cesura della caduta del muro di Berlino, lo smembramento dell’Urss e la conseguente fine della guerra fredda, con il ritorno della guerra nei Balcani europei e quella in Iraq. Realtà che nulla avevano a che fare con le realtà sociali delle due decadi precedenti, contraddistinte, la prima, da un’euforia ideologica che non ebbe poi alcun esito effettivo ma solo delle ricadute a livello sociopolitico per lo meno in Europa occidentale; e la seconda, gli anni Ottanta, da un edonismo col ritorno effervescente del soggetto da un
lato e dall’altro da una pratica modaiola di disimpegno sociale.
Dal punto di vista dell’arte le corrispondenze a questi orientamenti socio politici, attivi anche negli anni Novanta, erano il Poverismo, le correlate tendenze comportamentali, quali l’azionismo, l’happening e le performances, e quelle della Transavanguardia italiana, dei Nuovi selvaggi tedeschi e agli innumerevoli epigoni generati automaticamente dal mitico sogno del ritorno alla pittura.
Ma il mondo, ormai irrequieto, stava irreversibilmente votandosi all’instabilità e con il declino delle ideologie si affacciano lentamente con disinvoltura, forti di carattere, le cosiddette ‘neotecnologie’ che nel frattempo avevano già guadagnato i primi spazi in molti settori e si prestavano a fagocitare, digitalizzando, qualsiasi cosa sul loro cammino, straripando anche in campi del sapere precedentemente segnati e codificati da secoli di storia lineare tradizionale. Le stesse neotecnologie con i loro processi di democratizzazione in larga scala offrono al mondo nuove forme di libertà, almeno promessa, dove ‘tutto è possibile’, mutandone i paradigmi e generando smarrimento ma riacquistando per gli artisti una nuova idea di sperimentazione, un nuovo senso etico, dando segnali di una nuova consapevolezza storica senza l’ingombrante ‘soggetto’ che rimaneva “inespresso”.
I lavori oggetto di questa mostra, quindi, approdano individualmente a esiti diversi e originali pur condividendo un contesto storico profondamente cambiato che sente l’approssimarsi del fine secolo e del fine millennio aprendo a nuove strade del XXI secolo. Quelli degli anni Novanta sono lavori che hanno metabolizzato le precedenti decadi ma senza citarle direttamente, consapevoli del cambiamento storico di paradigma e di quello che stava succedendo, con un atteggiamento etico senza il carico ideologico e senza essere totalmente avulsi dal sentire il cambiamento di linguaggio che era alle porte, una condizione dell’esser-ci ma in modo consapevole.
In definitiva c’era nell’aria un senso di grande cambiamento che ha portato delle ricadute in arte attraverso la ricerca di nuovi materiali la cui stessa presenza dichiarava e connotava direttamente l’opera, un’attenzione alla forma non ridondante, un nuovo uso della fotografia non-normativo, mantenendo un atteggiamento verso il mondo anche costruttivo tuttavia con un approccio fondamentalmente “inespressivo”.
Questa fase di storicizzazione è il risultato di uno studio condotto attraverso una lettura ad oggi inedita, anche anticipatrice e perché no rivelatrice, del lavoro fatto da artisti, curatori e galleristi che hanno animato quella breve stagione lasciando un’impronta di sicuro interesse per gli anni successivi. La caratterizzazione espositiva ha il pregio di riportarci in quegli anni sia per chi li ha vissuti sia per chi non era ancora nato descrivendo le sensazioni e le atmosfere di un millennio che volgeva al termine attraverso le sensazioni che i giovani di oggi amano definire con il termine vibes.
Gli artisti in mostra condividono una particolare consapevolezza del momento storico che stavano vivendo tanto da poterla ascrivere in un comune sentimento di responsabilità etica, con esiti sicuramente lontani dalle correnti già affermate e operanti sin dalla fine degli anni
Sessanta e fino a tutti gli anni Ottanta. La consapevolezza storica era incentrata sulla nuova realtà globale che si stava profilando sull’orizzonte, dopo l’evento cesura della caduta del muro di Berlino, lo smembramento dell’Urss e la conseguente fine della guerra fredda, con il ritorno della guerra nei Balcani europei e quella in Iraq. Realtà che nulla avevano a che fare con le realtà sociali delle due decadi precedenti, contraddistinte, la prima, da un’euforia ideologica che non ebbe poi alcun esito effettivo ma solo delle ricadute a livello sociopolitico per lo meno in Europa occidentale; e la seconda, gli anni Ottanta, da un edonismo col ritorno effervescente del soggetto da un
lato e dall’altro da una pratica modaiola di disimpegno sociale.
Dal punto di vista dell’arte le corrispondenze a questi orientamenti socio politici, attivi anche negli anni Novanta, erano il Poverismo, le correlate tendenze comportamentali, quali l’azionismo, l’happening e le performances, e quelle della Transavanguardia italiana, dei Nuovi selvaggi tedeschi e agli innumerevoli epigoni generati automaticamente dal mitico sogno del ritorno alla pittura.
Ma il mondo, ormai irrequieto, stava irreversibilmente votandosi all’instabilità e con il declino delle ideologie si affacciano lentamente con disinvoltura, forti di carattere, le cosiddette ‘neotecnologie’ che nel frattempo avevano già guadagnato i primi spazi in molti settori e si prestavano a fagocitare, digitalizzando, qualsiasi cosa sul loro cammino, straripando anche in campi del sapere precedentemente segnati e codificati da secoli di storia lineare tradizionale. Le stesse neotecnologie con i loro processi di democratizzazione in larga scala offrono al mondo nuove forme di libertà, almeno promessa, dove ‘tutto è possibile’, mutandone i paradigmi e generando smarrimento ma riacquistando per gli artisti una nuova idea di sperimentazione, un nuovo senso etico, dando segnali di una nuova consapevolezza storica senza l’ingombrante ‘soggetto’ che rimaneva “inespresso”.
I lavori oggetto di questa mostra, quindi, approdano individualmente a esiti diversi e originali pur condividendo un contesto storico profondamente cambiato che sente l’approssimarsi del fine secolo e del fine millennio aprendo a nuove strade del XXI secolo. Quelli degli anni Novanta sono lavori che hanno metabolizzato le precedenti decadi ma senza citarle direttamente, consapevoli del cambiamento storico di paradigma e di quello che stava succedendo, con un atteggiamento etico senza il carico ideologico e senza essere totalmente avulsi dal sentire il cambiamento di linguaggio che era alle porte, una condizione dell’esser-ci ma in modo consapevole.
In definitiva c’era nell’aria un senso di grande cambiamento che ha portato delle ricadute in arte attraverso la ricerca di nuovi materiali la cui stessa presenza dichiarava e connotava direttamente l’opera, un’attenzione alla forma non ridondante, un nuovo uso della fotografia non-normativo, mantenendo un atteggiamento verso il mondo anche costruttivo tuttavia con un approccio fondamentalmente “inespressivo”.
10
maggio 2025
Awakening (1988-1993)
Dal 10 maggio al 29 giugno 2025
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE 107
Torino, Via Andrea Sansovino, 234, (Torino)
Torino, Via Andrea Sansovino, 234, (Torino)
Biglietti
intero 8,00 euro
ridotto 5,00 euro
gratuito Abbonamento Torino Musei
Orario di apertura
sabato e domenica 14 - 19
Vernissage
10 Maggio 2025, 16 - 20
Sito web
Editore
Edizioni 107
Autore
Curatore
Autore testo critico
Allestimento
Progetto grafico
Produzione organizzazione
Sponsor
Patrocini